DDL Nordio: la nuova norma che rischia di bloccare tutti i processi
La previsione di affidare le decisioni sulle misure cautelari in carcere a un collegio di tre giudici può portare al collasso della giustizia per insufficienza di risorse.
La discussione e le forti critiche sulla riforma della giustizia penale proposta da Nordio si concentrano principalmente sull’eliminazione dell’abuso d’ufficio e sulla riduzione del traffico di influenze. Tuttavia, questo focus rischia di distogliere l’attenzione da un cambiamento altrettanto pericoloso che potrebbe essere un vero e proprio ko per la giustizia: le decisioni sulle misure cautelari in carcere non saranno più prese da un solo Gip (giudice per le indagini preliminari) ma, dopo un interrogatorio dell’arrestato, da un collegio composto da tre giudici.
Il nuovo sistema, promosso con la suggestiva argomentazione che tre giudici sono meglio di uno, potrebbe rallentare significativamente l’operato della giustizia fino a portarla all’esatto collasso. Questo perché c’è già una carenza di 1.650 magistrati su 10.630 e le regole attuali sull’incompatibilità impediscono ai giudici che hanno già preso decisioni incidentali su un caso di occuparsene in fasi successive.
Di conseguenza, sarà difficile formare abbastanza collegi di giudici per gestire sia le nuove decisioni sugli arresti, sia i ricorsi e i processi già esistenti, portando a un sovraccarico del sistema giudiziario.
Il ministro e i senatori avvocati che sostengono questa misura ne sono consapevoli, così come sono consapevoli dei problemi legati alla prescrizione dei reati. Cambiare ripetutamente le regole per il calcolo delle date di prescrizione può confondere il processo giudiziario, costringendo i giudici e i cancellieri, già sotto organico, a esaminare manualmente i fascicoli per determinare quale legge applicare, rendendo il sistema ancora più instabile.
Infine, sorge il dubbio se l’obiettivo di ridurre la durata dei processi entro il 2026, per non perdere i finanziamenti europei del PNRR, sia valido solo quando serve a giustificare misure eccezionali che eludono i controlli ordinari attraverso l’uso di commissari straordinari e unità di missione.
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