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Crocifisso in classe: va esposto o no?

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(@paolo-remer)
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Le regole per l’esposizione della croce nelle aule scolastiche pubbliche: perché è lecito ma non si può imporre, chi decide se esibirlo, cosa succede se viene rimosso.

È l’emblema del cristianesimo da duemila anni, ma negli ultimi tempi è anche divenuto un simbolo divisivo: stiamo parlando del crocifisso, la raffigurazione di Gesù Cristo in croce. Questa forte e suggestiva immagine della cristianità va ben al di là delle chiese e degli ambienti religiosi: fino a non molti anni fa era esposto in tutti gli uffici pubblici e nelle aule scolastiche. Poi, è sorta una diatriba sulla laicità dello Stato e sulla possibile offesa agli appartenenti ad altre religioni, o agli atei. Così da parecchio tempo ci si chiede: il crocifisso in classe va esposto o no?

Crocifisso nei luoghi pubblici: va esposto?

Il tema dell’esposizione del crocifisso è molto delicato perché coinvolge l’educazione dei bambini e dei ragazzi, oltre che la sensibilità degli insegnanti e dei genitori. Ci sono molte posizioni diverse sul punto, e ne è prova la proposta di legge presentata a settembre 2023 dalla Lega per rendere il crocifisso obbligatorio in tutti i luoghi pubblici: dunque non solo nelle scuole, ma anche negli uffici, ospedali, stazioni e aeroporti.

Tale proposta di legge prevede anche severe sanzioni – un’ammenda da 500 a 1.000 euro – a carico di chi «rimuove in odio l’emblema della Croce o del Crocifisso dal pubblico ufficio nel quale sia esposto o lo vilipende».

Crocifisso esposto nelle aule: è legittimo?

Intanto, però, l’iter parlamentare di approvazione di questo nuovo provvedimento legislativo sarà verosimilmente lungo, quindi concentriamoci sulla normativa esistente, considerando anche come viene interpretata ed applicata dai giudici. Un punto fermo è rappresentato da una sentenza emessa nel 2021 dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione [1]: l’organo che si riunisce per dirimere le questioni ed i conflitti giurisprudenziali ritenuti di «massima importanza».

In quell’occasione non c’è stata una presa di posizione drastica, bensì, per usare le parole della Suprema Corte, un «accomodamento ragionevole», che comunque indica la strada per la soluzione del nostro quesito.

I paletti decisivi sono stati messi agli opposti confini: gli estremi in un senso o nell’altro non sono consentiti, e perciò non può mai esserci un’imposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, ma neanche un divieto assoluto di esporlo. Per il resto, tutto è possibile, purché le decisioni vengano raggiunte con l’accordo e attraverso il dialogo tra i ragazzi, gli insegnanti e i genitori: il confronto deve avvenire negli appositi organi collegiali, quindi i consigli di classe e di istituto.

Crocifisso in classe: i provvedimenti del dirigente scolastico

Per rispondere all’impegnativa domanda se il crocifisso in classe va esposto o no i giudici di piazza Cavour propongono una «soluzione mite, intermedia, capace di soddisfare le diverse posizioni», addirittura lasciando trapelare la possibilità di esporre anche simboli di altre religioni, in caso di richiesta (tratteremo questo punto nell’ultimo paragrafo dell’articolo).

Il caso deciso dai giudici di piazza Cavour nasceva dal ricorso presentato da un insegnante che era stato sanzionato in via disciplinare, con la sospensione di 30 giorni, perché in diverse occasioni aveva tolto il crocifisso dal muro dell’aula prima di iniziare la lezione (ma al termine delle sue ore di lezione lo aveva rimesso al proprio posto); così facendo aveva violato una circolare del dirigente scolastico che imponeva di tenerlo sempre esposto.

Ora, con la decisione della Cassazione quel docente è stato scagionato e l’ordine del preside è stato riconosciuto illegittimo. Per gli Ermellini, la presenza del crocifisso non condiziona e non comprime la «libertà di espressione e di insegnamento» che ovviamente spetta di diritto ai docenti.

Crocifisso a scuola: è obbligatorio?

Non esiste una legge della Repubblica italiana che dispone l’obbligo di esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche, parificate o private. Solo un Regolamento del 1928 – risalente, quindi, ad un’epoca in cui l’Italia era una monarchia e al Governo c’era il regime fascista – prevedeva questa ipotesi, disponendo che in ogni aula delle scuole primarie (all’epoca, le elementari e le medie) fossero esposti «l’immagine del crocifisso e il ritratto del Re». Ma già all’indomani dell’unità d’Italia un Regio Decreto del 1860 prevedeva l’affissione del crocifisso nelle classi scolastiche.

Crocifisso nelle scuole: cosa dice la Costituzione

Ora tali norme vanno rettificate ed interpretate in senso conforme alla Costituzione. E la Carta Costituzionale, all’art. 21, prevede la libertà di manifestazione del pensiero, ma prima ancora, nell’art. 3, stabilisce il principio di uguaglianza tra i cittadini e vieta ogni forma di discriminazione per motivi di sesso, razza e origine etnica, lingua, religione, opinioni politiche ed altre condizioni personali e sociali, come la ricchezza e il patrimonio.

Nel prosieguo dell’articolo vedremo come viene applicato concretamente il principio di anti-discriminazione ai casi di esposizione (o rimozione) del crocifisso nelle scuole.

La Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2011 ha stabilito (ribaltando una sua precedente e opposta decisione di due anni prima) che l’esposizione del crocifisso non viola le norme della Cedu (Convenzione europea dei diritti dell’uomo).

Crocifisso nelle aule: le direttive ministeriali 

Una direttiva del ministero dell’Istruzione del 2002 disponeva che fosse «assicurata da parte dei dirigenti scolastici l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche».

Il Consiglio di Stato, in un parere del 2006, ha ritenuto che la presenza del crocifisso nelle scuole pubbliche è compatibile con il principio di laicità dello Stato. Dunque, alla stregua di tutti i principi normativi di varie fonti che abbiamo esaminato, possiamo ritenere che sia lecito esporre il crocifisso nelle aule scolastiche.

Ma il discorso non è ancora terminato: ogni scuola, nella sua autonomia, potrebbe adottare provvedimenti difformi, e bisogna vedere cosa succede in questi casi.

Crocifisso in aula: la scuola può imporlo o vietarlo?

In sintesi, l’esposizione del crocifisso a scuola è legittima, ma non può essere imposta e la mancata affissione non è sanzionata. Perciò, la dirigenza scolastica, con i propri provvedimenti amministrativi, non può imporre – ma nemmeno vietare – il crocifisso nelle aule: infatti, la circolare del preside che disponeva di tenerlo nelle classi è stata ritenuta dalla Cassazione «non conforme al modello e al metodo di una comunità scolastica dialogante, che ricerca una soluzione condivisa nel rispetto delle rispettive sensibilità».

Nemmeno il singolo docente può disporre riguardo all’uso, o all’abolizione, del crocifisso, neanche durante le sue lezioni: «egli – spiega la sentenza delle Sezioni Unite – non ha un potere di veto o di interdizione assoluta rispetto all’uso del crocifisso». Secondo il Collegio va, invece, «ricercata da parte della scuola una soluzione che tenga conto del suo punto di vista e che rispetti la sua libertà negativa di religione».

Crocifisso a scuola: è discriminatorio?

Per la Cassazione l’affissione del crocifisso nelle classi scolastiche non è un «atto discriminatorio» nei confronti degli alunni di diversa fede religiosa o dei loro genitori e neppure verso il «docente dissenziente per causa di religione».

Come abbiamo anticipato all’inizio, la vicenda scaturiva dal ricorso presentato da un insegnante che lamentava la violazione della libertà di coscienza in materia religiosa e voleva tenere le sue lezioni senza il crocifisso appeso alla parete, tant’è che durante le sue ore lo toglieva (e ciò è avvenuto non una sola volta, ma «sistematicamente») ed era stato punito per questo; ma alla fine la sanzione disciplinare inflittagli è stata revocata dai giudici.

È stata respinta, però, la richiesta di risarcimento dei danni avanzata dal docente: gli Ermellini hanno ritenuto che la sua libertà di espressione e di insegnamento non era stata compromessa dalla presenza del crocifisso in aula.

Crocifisso in classe: chi decide se esporlo e tenerlo?

Secondo le Sezioni Unite, la decisione di apporre il crocifisso in classe deve essere «condivisa da tutta la scuola»: c’è, quindi, un chiaro rimando alla volontà espressa dagli appositi organi collegiali, come i consigli di classe e di istituto. Insomma: in caso di contrasti tra punti di vista diversi, bisogna discuterne in tali sedi prima di prendere le opportune decisioni, che devono essere sempre condivise e mai imposte in modo unilaterale dal dirigente scolastico o dai singoli insegnanti.

Perciò – spiega la sentenza della Cassazione – l’aula scolastica «può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità interessata valuti e decida in autonomia di esporlo».

Sono ammessi altri simboli religiosi oltre al crocifisso?

La pronuncia della Cassazione contiene un’altra importante novità: in particolari casi, il crocifisso potrà non essere da solo. La Suprema Corte ammette, infatti, la possibilità di accompagnarlo «con i simboli di altre confessioni presenti nella classe», ma «ricercando un ragionevole accomodamento tra posizioni difformi».

Quindi, le classi multietniche dei prossimi anni, composte da bambini e ragazzi appartenenti a diverse fedi e confessioni religiose, potrebbero vedere la presenza sui muri di vari simboli delle diverse religioni del mondo.

 
Pubblicato : 16 Settembre 2023 18:41