Cos’è il Def, il documento di economia e finanza?
Differenza tra Legge di bilancio (manovra finanziaria) e DEF: cos’è il documento di programmazione economica del Governo e a cosa serve?
Si sa che a fine anno, il Governo approva il decreto legge contenente la cosiddetta “manovra finanziaria”, oggi chiamata “Legge di bilancio”. Si tratta dell’insieme di misure, soprattutto di carattere fiscale, che servono a regolare la politica del Paese. Poco invece si dice e si sa del DEF, il documento di economia e finanza. Anche questo è un atto estremamente importante, che redige l’Esecutivo e che indirizza gli obiettivi del Paese.
Cerchiamo allora di comprendere, più nel dettaglio, cos’è il DEF, a cosa serve e come influisce sulla politica italiana.
Cos’è il DEF?
Il DEF, acronimo di Documento di Economia e Finanza, è un documento programmatico di grande importanza redatto annualmente dal Governo italiano. Esso rappresenta uno strumento fondamentale per la definizione della politica economica nazionale, delineando gli obiettivi di finanza pubblica e le strategie di sviluppo per il medio-lungo termine.
Trattandosi di uno strumento di programmazione economico-finanziaria, tale atto non contiene misure di carattere normativo come invece la Legge di bilancio. Ad esempio, con il DEF non vengono introdotte nuove leggi, nuove imposte o nuovi incentivi fiscali.
Chi fa il DEF?
Il DEF viene redatto ogni anno dal Governo, che lo presenta al Parlamento per indicare la loro strategia. Il documento viene poi approvato dalle due Camere (Deputati e Senatori).
Fu introdotto nel 1988 con il nome di Documento di Programmazione Economico-Finanziaria (Dpef), per poi diventare Decisione di Finanza Pubblica (Dfp) nel 2009.
L’attuale denominazione risale al 2011, quando la tempistica fu modulata in base al cosiddetto semestre europeo, che impone di anticipare le strategie di bilancio degli Stati alla prima metà dell’anno.
Cosa contiene il DEF?
Il DEF contiene gli obiettivi programmatici macroeconomici e di finanza pubblica, nonché gli interventi con cui il Governo intende farli coincidere con gli andamenti tendenziali dell’economia. Le previsioni e la programmazione coprono normalmente un triennio, ma ciò non toglie che le stesse possano essere riviste del DEF dell’anno successivo.
Il DEF si articola in quattro principali sezioni:
- analisi del quadro macroeconomico: vengono esaminate le tendenze in corso e le prospettive future dell’economia italiana, sia in un contesto nazionale che internazionale;
- programmazione di bilancio: sono definiti gli obiettivi di finanza pubblica per il triennio successivo, in termini di entrate, uscite e saldo di bilancio;
- politiche economiche: vengono illustrate le strategie di intervento del Governo in vari settori chiave, come ad esempio la crescita economica, l’occupazione, l’innovazione e la sostenibilità ambientale;
- riforme strutturali: sono identificate le riforme necessarie per migliorare l’efficienza del sistema economico e sociale italiano.
A cosa serve il DEF?
Il DEF è importante perché gli obiettivi di bilancio stabiliti, in particolare il saldo della Pubblica Amministrazione, rappresentano i paletti invalicabili delle decisioni successive, dato che dal 1988 le procedure di bilancio prevedono la fissazione ex ante del saldo. L’approvazione parlamentare del documento gli dà quindi il valore di un vincolo giuridico.
Il DEF ha molteplici finalità:
- assicurare il coordinamento delle politiche economiche: tale documento rappresenta un punto di riferimento per le diverse amministrazioni pubbliche, garantendo coerenza e sinergia tra gli interventi di spesa e le strategie di sviluppo;
- favorire la trasparenza e il coinvolgimento degli attori sociali: il DEF è un documento pubblico che consente al Parlamento e alle parti sociali di conoscere le scelte di politica economica del Governo e di discuterne;
- rispettare gli obblighi europei: tale documento è uno strumento necessario per il rispetto dei vincoli di bilancio previsti dai Trattati europei.
Iter di approvazione del DEF
Il DEF viene redatto dal Governo e sottoposto al parere del Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro (CNEL). Successivamente, viene trasmesso alle Camere per l’esame e l’approvazione. Il Parlamento può apportare modifiche a tale documento, ma non può dissolverlo.
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