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Cosa succede se la Finanza trova un lavoratore in nero?

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(@angelo-greco)
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L’impiego di lavoratori in nero è una grave violazione della legge che comporta sanzioni amministrative e penali sia per il datore di lavoro che per il lavoratore. In questo articolo analizziamo le conseguenze che possono derivare dall’accertamento di un lavoratore in nero da parte della Guardia di Finanza.

Il più delle volte, l’accertamento del lavoro in nero è competenza dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro e dell’Inps. Ma ben può succedere che la Finanza, nell’ambito di un’attività ispettiva rivolta all’accertamento di illeciti fiscali, si accorga di manodopera irregolare. In tal caso verranno avviate tutte le procedure volte alla contestazione dell’illecito lavoristico nei confronti del datore di lavoro e del dipendente. Quest’ultimo infatti, come vedremo a breve, potrebbe essere responsabile per l’omessa dichiarazione dei redditi percepiti. Ma procediamo con ordine e vediamo cosa succede se la Finanza trova un lavoratore in nero. Analizziamo le conseguenze e i rischi sia per il datore di lavoro che per il dipendente.

Quali sono le sanzioni per il datore di lavoro?

In caso di accertamento di un lavoratore in nero, il datore di lavoro è soggetto a una sanzione amministrativa pecuniaria, la cosiddetta “maxi sanzione” che varia a seconda della durata del rapporto di lavoro:

  • da 1.950 a 11.700 euro per ciascun lavoratore irregolare, se impiegato senza la preventiva comunicazione di assunzione sino a 30 giorni di effettivo lavoro;
  • da 3.900 a 23.400 euro, se il lavoratore è stato impiegato da 31 a 60 giorni;
  • da 7.800 a 46.800 euro, se il lavoratore risulta impiegato oltre i sessanta giorni.

La sussistenza di lavoro irregolare potrebbe essere anche indice di un illecito tributario più grave, come l’occultamento di profitti. L’evasione fiscale in questo caso subirà una autonoma sanzione di tipo amministrativo o penale a seconda dell’entità delle somme sottratte all’Erario. Si va dal reato di dichiarazione infedele (quando l’importo evaso supera 100mila euro o i redditi non dichiarati eccedono il 10% del totale di quelli dichiarati o comunque superano 2 milioni) al reato di dichiarazione fraudolenta.

Non solo. Il datore che non versa all’Inps i contributi previdenziali dei dipendenti può subire un’ulteriore incriminazione penale: quella per omesso versamento delle ritenute per un importo superiore a 10mila euro annui.

Il datore di lavoro riceverà quindi la diffida accertativa da parte dell’Ispettorato del Lavoro, che gli intimerà di regolarizzare il dipendente per il periodo passato (versando differenze retributive e contributi e instaurando un rapporto di lavoro per un periodo non inferiore a 90 giorni).

Quali sono le sanzioni per il lavoratore in nero?

Il lavoratore in nero può rischiare:

  • un accertamento fiscale per i redditi percepiti e non dichiarati all’Agenzia delle Entrate. In ogni caso, il fisco può provare l’evasione tramite un accertamento sintetico, sulla base cioè delle spese fatte dal contribuente;
  • un procedimento penale per il reato di falso in atto pubblico e di indebita percezione di contributi statali nel momento in cui risulti che abbia fatto richiesta e percepito sussidi per disoccupati e indigenti, come ad esempio l’assegno di disoccupazione (la cosiddetta Naspi) o altre sovvenzioni pubbliche collegate all’Isee.

A chi ci si può rivolgere per denunciare il lavoro nero?

Esistono diverse autorità a cui è possibile rivolgersi per denunciare il lavoro nero:

Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL). È l’organo principale preposto al controllo del rispetto delle norme in materia di lavoro.

Si può presentare una denuncia online o sul sito web dell’INL oppure inviando un’email o un fax all’ufficio territoriale competente. È possibile anche recarsi personalmente presso l’ufficio territoriale dell’INL per sporgere denuncia.

È anche ammesso fare una segnalazione (che non può essere anonima) alla Guardia di Finanza, che può effettuare accertamenti in materia di lavoro nero, evasione fiscale e contributiva.

Ci si può avvalere persino dei sindacati per ricevere assistenza e informazioni su come denunciare il lavoro nero. Non in ultimo, il lavoratore potrebbe ricorrere a un avvocato per intraprendere un percorso di negoziazione assistita col datore di lavoro e, in caso di insuccesso, procedere dinanzi al Tribunale per ottenere:

  • l’accertamento dell’esistenza del rapporto di lavoro e la sua regolarizzazione dalla data dell’inizio delle prestazioni lavorative;
  • il versamento dei contributi previdenziali;
  • il versamento delle differenze retributive secondo gli importi previsti dai CCNL;
  • il pagamento delle ferie maturate, tredicesime, quattordicesime.

Come si può regolarizzare un rapporto di lavoro in nero?

Esistono diverse modalità per regolarizzare un rapporto di lavoro in nero.

Conciliazione monocratica

Il lavoratore presenta una richiesta di conciliazione all’Ispettorato del Lavoro.

L’Ispettorato del Lavoro convoca le parti per un tentativo di conciliazione.

In caso di accordo, il datore di lavoro regolarizza il rapporto di lavoro e versa i contributi previdenziali non versati.

Accertamento ispettivo

L’Ispettorato del Lavoro effettua un accertamento ispettivo presso l’azienda.

In caso di accertamento di lavoro nero, l’Ispettorato del Lavoro emette un verbale di accertamento con l’indicazione delle sanzioni e dei contributi previdenziali da versare.

Il datore di lavoro ha 120 giorni per regolarizzare la posizione versando i contributi previdenziali e le sanzioni.

Ricorso al giudice del lavoro

A mezzo di un avvocato, il lavoratore può presentare un ricorso al giudice del lavoro per ottenere la regolarizzazione del rapporto di lavoro e il pagamento dei contributi previdenziali non versati.

 
Pubblicato : 26 Marzo 2024 07:45