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Cosa rischia chi prende la disoccupazione e lavora in nero?

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(@angelo-greco)
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Rischi per chi percepisce la Naspi ma svolte attività irregolare: la condotta integra due reati. La Cassazione ha confermato la condanna per un uomo che ha percepito la Naspi nonostante un lavoro irregolare non dichiarato.

Non è raro trovarsi dinanzi a situazioni di persone formalmente senza lavoro che, pur di continuare a percepire la Naspi, ossia l’assegno di disoccupazione, sono disposte a lavorare in modo irregolare fino a quando non scade l’ammortizzatore sociale. Ma cosa rischia chi prende la disoccupazione e lavora in nero? Questa condotta può essere considerata reato e quali sono le pene previste dalla legge?

La risposta è contenuta in una recente pronuncia della Cassazione (sent. n. 51046/2023). La Suprema Corte ha confermato la condanna nei confronti di un meccanico che aveva percepito l’indennità di disoccupazione mentre svolgeva mansioni per un’officina. La sua condotta è stata ritenuta particolarmente grave.

La vicenda

Un meccanico, collocato in mobilità, ha percepito l’indennità di disoccupazione per quattro anni (2013-2016), guadagnando quasi 28.000 euro. Contemporaneamente, conduceva un’attività lavorativa autonoma non dichiarata, operando in un’officina abusiva. La situazione è emersa nel 2015 durante un’operazione contro le attività commerciali abusive, quando è stato sorpreso a lavorare come meccanico. Solo nel 2016 ha comunicato la costituzione della sua società alla Camera di commercio.

Chi lavora in nero e percepisce la Naspi commette reato?

Il lavoro in nero non solo priva il lavoratore dei diritti e delle tutele legali ma può anche esporlo a gravi conseguenze legali, specialmente se durante l’attività lavorativa irregolare percepisce sussidi o altre forme di supporto finanziario dallo Stato.

Il comportamento di chi non dichiara che sta lavorando solo per non perdere l’assegno di disoccupazione integra due illeciti penali:

  • il reato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato;
  • il reato di falso ideologico.

Quando al reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato questo scatta solo se somma percepita in modo illecito supera 3.999,96 euro. In tal caso, ai sensi dell’articolo 640-bis del codice penale si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni.

Invece, se non si supera tale soglia, non c’è alcun reato ma si applica una sanzione amministrativa da 5.164 a 25.822 euro. Tale sanzione non può comunque superare il triplo del beneficio conseguito.

Ai sensi dell’articolo 317-bis, inoltre, alla condanna consegue l’interdizione perpetua dai pubblici uffici se la pena irrogata è pari o superiore a tre anni.

Se la pena inflitta è inferiore a tre anni l’interdizione è soltanto temporanea.

Dichiararsi disoccupati per percepire la Naspi, mentre si lavora in nero, può integrare anche il reato di falso ideologico, punibile con la reclusione fino a 2 anni.

Nel caso di specie la Corte ha ritenuto che l’importo percepito superasse la soglia di 3.996,96 euro, che avrebbe configurato la situazione come un semplice illecito amministrativo. Di conseguenza, è stato riconosciuto come reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche.

Come vengono fatti i controlli?

A svolgere i controlli può essere l’Inps che, attraverso dei propri ispettori, può fare accessi al luogo di lavoro per verificare se i lavoratori sono stati tutti dichiarati. La presenza di uno di essi nei locali aziendali integra una presunzione di svolgimento di attività lavorativa. Ciò implicherà una segnalazione sia nei confronti del datore di lavoro (che, come vedremo a breve, sarà tenuto a versare le sanzioni per il lavoro irregolare), sia nei confronti del lavoratore (al fine di accertare se questi sta percependo sussidi statali).

È chiaro però che se il lavoratore in nero non sta ricevendo la Naspi o altro sussidio collegato alla disoccupazione, non subirà alcuna conseguenza dall’accertamento dell’Inps.

Cosa rischia il datore di lavoro per lavoro in nero?

Il datore di lavoro, nel momento in cui effettua una assunzione, deve inviare all’Inps la comunicazione preventiva di instaurazione del rapporto di lavoro che deve essere comunicata entro il giorno prima dell’inizio effettivo del rapporto. Inoltre deve aprire una posizione previdenziale all’Inail per la copertura assicurativa dal rischio infortuni.

Nel caso in cui venga accertato che il datore di lavoro abbia assunto una persona “in nero” ossia senza aver comunicato l’assunzione all’Inps, questi può subire una sanzione amministrativa (la cosiddetta maxisanzione per lavoro in nero).

Nello specifico, l’importo della sanzione è:

  • tra 1.800 e 10.800 euro per ogni lavoratore irregolare, nel caso in cui il rapporto lavorativo sia iniziato da meno di 30 giorni;
  • tra 3.600 a 21.600 euro per ogni lavoratore irregolare, nel caso in cui il rapporto di lavoro irregolare sia iniziato da 31 a 60 giorni;
  • tra 7.200 e 43.200 euro per ogni lavoratore irregolare, nel caso in cui il rapporto di lavoro sia iniziato da più di 61 giorni.

L’importo della sanzione aumenta inoltre del 20% nel caso in cui il lavoratore sia:

  • straniero;
  • minore in età non lavorativa.
 
Pubblicato : 21 Dicembre 2023 10:00