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Cosa può fare l’avvocato durante le indagini preliminari?

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(@mariano-acquaviva)
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Quando viene notificato l’avviso di garanzia? In cosa consistono le investigazioni difensive? Quando si può accedere al fascicolo del pubblico ministero?

Ogni procedimento penale inizia con le indagini preliminari, cioè con la fase in cui il pubblico ministero, ricevuta la notizia di reato, coordina la polizia giudiziaria nello svolgimento delle investigazioni necessarie ad accertare la responsabilità penale dell’indagato. In pratica, durante le indagini preliminari le autorità si mettono alla ricerca degli elementi che consentono di provare oppure di smentire la colpevolezza del soggetto sospettato di aver commesso un crimine.

Le indagini sono protette dal segreto, nel senso che nessun può accedere agli atti compiuti dal pubblico ministero, nemmeno l’avvocato dell’indagato. Ciò non significa, però, che il difensore debba restare inerte senza fare nulla per aiutare il suo assistito. Cosa può fare l’avvocato durante le indagini preliminari? Vediamo cosa dice la legge.

La nomina dell’avvocato durante le indagini preliminari

Va innanzitutto precisato che non sussiste un vero e proprio obbligo di informare il sospettato delle indagini che sono in corso: secondo la legge, infatti, l’avviso di garanzia va inviato solamente quando occorre compiere un atto per il quale è necessaria l’assistenza di un avvocato.

Da tanto deriva che, se una persona viene denunciata e le indagini non comportano lo svolgimento di alcun atto per cui occorra obbligatoriamente la presenza del difensore (come l’interrogatorio, ad esempio), l’indagato potrebbe venire a conoscenza del procedimento solamente con l’avviso di conclusione delle indagini, cioè quando il pm si è praticamente determinato a procedere con il rinvio a giudizio.

Da tanto deriva che la nomina dell’avvocato durante le indagini preliminari può avvenire in tempi diversi a seconda delle modalità con cui le investigazioni si svolgeranno.

Ad esempio, è possibile nominare il proprio difensore di fiducia:

  • al momento della notifica dell’avviso con cui la polizia chiede all’indagato di eleggere domicilio. Ciò viene in genere fatto proprio all’inizio delle indagini;
  • quando si notifica l’avviso di garanzia, eventualmente in vista di un atto a cui l’avvocato deve necessariamente partecipare;
  • al più tardi, con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini.

L’avvocato può depositare memorie difensive?

L’avvocato nominato durante le indagini preliminari può senz’altro depositare memorie difensive, cioè scritti in cui chiede al pubblico ministero di archiviare il caso perché il proprio assistito è innocente.

Nelle memorie è possibile anche suggerire quale attività investigativa la polizia giudiziaria debba compiere, oppure si può chiedere che l’indagato venga sentito dal pm al fine di rendere dichiarazioni spontanee.

L’avvocato può consultare gli atti d’indagine?

Durante lo svolgimento delle indagini preliminari vige il principio del segreto istruttorio: nessuno può prendere visione degli atti custoditi in Procura, nemmeno l’avvocato.

A quanto appena detto fanno eccezione solamente alcuni casi:

  • quando le indagini si sono protratte troppo a lungo, superando i termini massimi stabiliti dalla legge;
  • nel caso in cui sia stata impugnata una misura cautelare, come ad esempio quella degli arresti domiciliari. In questa ipotesi, il pm è tenuto a depositare nella cancelleria del tribunale del riesame il fascicolo contenente le indagini svolte fino a quel momento;
  • quando le indagini sono concluse ed è stato notificato il relativo avviso.

Cosa sono le investigazioni del difensore?

Durante le indagini preliminari l’avvocato può compiere delle proprie investigazioni, esattamente come fa il pubblico ministero. In pratica, la legge ha attribuito anche al difensore il potere di compiere indagini.

Si tratta di gran lunga dell’attività più importante che il legale possa compiere durante la fase delle indagini preliminari, in quanto consente alla difesa di non rimanere inerte ma di attivarsi per non farsi trovare impreparata davanti alle accuse della Procura.

La legge [1] parla specificamente di “investigazioni difensive”, in esse ricomprendendo la possibilità, per l’avvocato munito di regolare mandato, di:

  • sentire persone informate sui fatti e metterne per iscritto le dichiarazioni;
  • chiedere il rilascio di documentazione alla pubblica amministrazione;
  • accedere a determinati luoghi, eventualmente anche per eseguire rilievi tecnici, grafici, planimetrici, fotografici o audiovisivi. Se è necessario accedere a luoghi privati o non aperti al pubblico e non vi è il consenso di chi ne ha la disponibilità, l’accesso, su richiesta del difensore, è autorizzato dal giudice con proprio decreto.

Il fascicolo delle investigazioni del difensore viene depositato direttamente nella cancelleria del giudice, affinché anche il pm possa prenderne visione per le proprie determinazioni.

Come visto, l’avvocato durante la fase delle indagini preliminari non solo può depositare memorie difensive e assistere il proprio cliente ogni volta che ce ne sia bisogno (ad esempio, quando deve rendere interrogatorio), ma può anche attivarsi per compiere investigazioni equiparabili, almeno per certi versi, a quelle del pm.

Cosa sono le investigazioni preventive dell’avvocato?

La legge consente all’avvocato di compiere la propria attività investigativa anche solo per l’eventualità che si instauri un procedimento penale. In questo caso si tratta di vere e proprie “indagini preventive”.

Si pensi alla persona che, temendo di essere querelata per via di un violento litigio col vicino, incarichi l’avvocato di raccogliere sin da subito le testimonianze di chi, avendo assistito al fatto, possa dichiarare che nessun crimine è avvenuto.

Così facendo, si agisce tempestivamente per scongiurare una possibile azione penale del pubblico ministero.

L’avvocato può delegare le investigazioni difensive?

La legge consente all’avvocato di delegare il compimento di tutte o solo di alcune attività investigative a un collega che lo sostituisca, a un investigatore privato autorizzato oppure, quando sono necessarie specifiche competenze, a un consulente tecnico [2].

Cosa può fare l’avvocato dopo la conclusione delle indagini?

Nel momento in cui viene notificato l’avviso di conclusione delle indagini da parte del pm, l’avvocato può:

  • accedere al fascicolo delle indagini svolte dalla Procura;
  • depositare memorie in cui chiede al pm un supplemento di investigazioni;
  • chiedere che il proprio assistito sia sottoposto a interrogatorio. In quest’ultimo caso, il pm deve necessariamente procedervi, trattandosi di un diritto dell’indagato.
 
Pubblicato : 24 Luglio 2023 13:30