Cosa non può fare lo psicologo
Qual è la distinzione di questo professionista dalle figure affini: psicoterapeuta, psichiatra, psicoanalista. Come cura i disturbi e quali farmaci non può prescrivere ai pazienti.
Mentre tutti sanno, grossomodo, cosa fanno i vari professionisti – medici, avvocati, ingegneri, ecc. – con lo psicologo tutto diventa più fumoso. Lo chiamano il medico della mente, ma non è proprio così. Se proprio volessimo tentare una definizione, per quanto sommaria, dovremmo definirlo avvocato dell’anima, perché difende e preserva la nostra psiche da tanti disturbi emotivi e cerca di liberarla da paure ed altre emozioni che, a volte, ci creiamo noi stessi e ci imprigionano. Così lo psicologo dà un contributo fondamentale per il benessere psicologico delle persone, ma non è affatto un medico: perciò non può prescrivere farmaci. Cosa non può fare lo psicologo?
Nella pratica del linguaggio del passaparola, per consigliare lo specialista “bravo” si usano spesso le comuni diciture di “terapeuta”, o “terapista” che per la legge non dicono nulla di concreto: potrebbe trattarsi di uno psicologo, di uno psicoterapeuta, di uno psichiatra o addirittura di un fisioterapista. Così quando decidiamo di rivolgerci ed affidarci ad uno specialista al quale affidare i nostri bisogni emotivi, le ansie, frustrazioni, malesseri, il disagio esistenziale e ogni tipo di sofferenza psicologica, dobbiamo conoscere bene qual è la distinzione tra figure apparentemente affini, per sapere cosa può fare ciascuno di questi professionisti e quali attività, invece, gli sono vietate.
Psicologo: cosa fa?
La legge [1] fornisce un quadro molto ampio delle attività consentite nell’ambito della professione di psicologo, che «comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito».
Poi c’è un’importante precisazione, sulla quale ci concentreremo: «Agli psicoterapeuti non medici è vietato ogni intervento di competenza esclusiva della professione medica».
Psicologo e psicoterapeuta: differenze
Lo psicologo “di base” è un laureato in psicologia che, se ha superato l’esame di Stato (dal 2021 si fa direttamente in sede di laurea), può iscriversi all’Ordine degli psicologi e a partire da questo momento può esercitare la professione (altrimenti è un semplice “dottore in psicologia”, non abilitato); ma non è ancora uno psicoterapeuta. Per diventarlo, lo psicologo deve seguire un corso di specializzazione post-universitaria, che, una volta ottenuta la qualificazione abilitante, gli consentirà di occuparsi anche di diagnosi e cura dei vari disturbi psicologici. Oggi in Italia circa la metà degli psicologi sono anche psicoterapeuti.
Lo psicologo può prescrivere farmaci e medicinali?
In base alla fondamentale distinzione tra psicologo e psicoterapeuta (non medico) che abbiamo appena visto, ecco quindi la prima e più importante cosa che non può fare lo psicologo: se non si è specializzato in psicoterapia, può solo fornire consulenza psicologica, quindi un supporto verbale e comportamentale, e non può mai prescrivere o somministrare farmaci, medicinali o altri prodotti terapeutici. Ma neanche lo psicoterapeuta è abilitato a prescrivere farmaci per la cura dei disturbi psicologici, a meno che non sia un medico, come lo psichiatra di cui parleremo fra poco. Intanto facciamo un semplice esempio chiarificatore.
Anna soffre di depressione. Vorrebbe la ricetta di una “pillolina” per attenuare i disturbi di cui soffre, ma lo psicologo non può prescriverla. Può darle, invece, tutto il supporto e sostegno emotivo necessario per far guarire questa patologia: ciò avviene, nel corso di colloqui e test, in cui lo psicologo individua la probabile causa della depressione e suggerisce le soluzioni utili per uscirne e guarire. Tutto ciò avviene con l’aiuto determinante del paziente stesso.
Quali certificati può rilasciare lo psicologo?
La diagnosi è un’attività che lo psicologo può compiere, ma è anche funzionale alla terapia e, come abbiamo visto, su questo fronte lo psicologo “semplice”, che non è anche psicoterapeuta, deve fermarsi. Perciò lo psicologo non può rilasciare certificati nei quali vengono diagnosticati i vari disturbi della personalità (ad esempio, la schizofrenia, la paranoia e il comportamento ossessivo-compulsivo). Può certamente individuarli e curarli nell’ambito della sua specifica competenza, cioè con la psicoterapia, ma la sua «psicodiagnosi» non è un giudizio clinico e dunque non ha direttamente valore medico legale (anche se può valere come importante indizio, specialmente nei processi penali, dove la prova è più libera rispetto alle cause civili). Lo psicoterapeuta, invece, può validamente attestare la presenza di queste patologie nei pazienti visitati e sottoposti alle sue cure.
Psicologo e psichiatra: differenze
Lo psichiatra è un laureato in medicina e chirurgia che ha conseguito una specializzazione in psichiatria. Lo psicologo invece, come ti abbiamo detto, non è un medico, ed ha seguito un percorso di studi diverso, anche se dopo le rispettive lauree nella fase di specializzazione in psicoterapia le due discipline possono intrecciarsi: infatti i corsi post-universitari di specializzazione in psicoterapia sono aperti sia ai medici sia agli psicologi.
Medicina e psicologia: quali rapporti?
Anche lo psichiatra – che è un medico – ha dei limiti e non può invadere il campo riservato alla psicologia: può praticare tutte le terapie cliniche, ma non può curare i pazienti con la psicoterapia, se non ha conseguito la specializzazione anche in psicologia.
In estrema sintesi, il medico psichiatra e lo psicologo (compreso lo psicoterapeuta) fanno capo a due diverse visioni dei problemi di salute mentale: il primo si concentra sugli aspetti fisici e clinicamente osservabili, il secondo dà prevalenza agli aspetti emotivi, mentali e interni del disturbo in esame.
Questa differenza si traduce in una diversa impostazione del rapporto con i pazienti: quello del medico è tendenzialmente prescrittivo, improntato alla superiorità, mentre quello dello psicologo è prevalentemente paritario, e si basa sulla fiducia reciproca, altrimenti non ci sono le necessarie aperture al dialogo. Anche qui facciamo un esempio chiarificatore, con la stessa situazione precedente della paziente affetta da depressione.
La depressione di Anna si è aggravata. Non riesce più ad uscire di casa e a svolgere le attività quotidiane. È in stato di debolezza e prostrazione. Il suo medico di famiglia la indirizza da uno psichiatra, che le prescrive alcuni psicofarmaci in grado di incidere sui neurotrasmettitori chimici del cervello. Nel frattempo, però, Anna prosegue le sedute con lo psicologo, per agire anche a livello mentale e comportamentale, in modo da superare definitivamente la sua patologia, senza accontentarsi del miglioramento sintomatico dato dall’uso degli psicofarmaci.
Lo psichiatra non va confuso con lo psicoanalista: questo termine indica lo psicologo della scuola Freudiana, la corrente di pensiero risalente a Sigmund Freud e che si è sviluppata in Europa agli inizi del Novecento. Un tempo era la più diffusa (da qui il noto detto “entrare in analisi” per significare l’inizio di un percorso di terapia psicologica assistita). Oggi esistono numerose altre correnti della psicologia, molte delle quali più moderne, come la terapia cognitiva e comportamentale e quella familiare, adottata specialmente per risolvere i conflitti nei rapporti di coppia e che coinvolgono i figli minori.
Psicologi, psicoterapeuti e psichiatri: distinzione
È importante distinguere la figura dello psicologo da quelle potenzialmente affini, ma che hanno ambiti e connotazioni totalmente diverse. Quindi, riepilogando sinteticamente quanto abbiamo detto, possiamo avere, a seconda dei casi, una di queste quattro categorie in cui classificare e ricomprendere la figura che stiamo esaminando; ricorda che le prime due non sono medici, le altre due sì:
- lo psicologo laureato in psicologia e iscritto all’Ordine dopo il superamento dell’esame di Stato;
- lo psicologo psicoterapeuta, che ha frequentato i corsi post-universitari di specializzazione;
- lo psichiatra (laureato in medicina con specializzazione in psichiatria);
- lo psichiatra e psicoterapeuta, una figura che unisce in sé le caratteristiche del medico e dello psicologo.
Come capire chi è il nostro psicologo
Per concludere, ti diamo questo utile trucco per capire subito, sin dall’inizio del rapporto, chi è veramente il tuo psicologo: non deve essere sempre e soltanto lui a porre le domande, come nel copione dello “strizzacervelli” che interroga per ore il paziente sdraiato sul lettino. Già al primo incontro con lui chiedigli che percorso di studi ha seguito, in cosa è specializzato (come ti abbiamo accennato, ci sono parecchi rami nella psicologia), a quale Ordine professionale è iscritto (quello dei medici o quello degli psicologi?) e quali titoli di studio, anche post-universitari, ha conseguito.
Se è una persona leale e che non ha nulla da nascondere sarà felice di risponderti e spiegarti i punti salienti del suo percorso di qualificazione professionale. E soprattutto, dalle sue risposte emergerà subito tutto ciò che ti serve per sapere quali attività quel soggetto è abilitato a compiere e cosa, invece, non può fare. Tieni presente che dovrà dire la verità, perché mentire su queste importanti circostanze può integrare gli estremi della responsabilità dello psicologo.
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