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Cosa dice la legge sui rumori condominiali

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(@angelo-greco)
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Una guida per comprendere la normativa sui rumori in condominio, e quali sono le azioni legali possibili. Quando il rumore diventa reato?

Quando si ha a che fare con vicini rumorosi e scostumati non serve a volte parlare per cercare di risolvere il problema bonariamente. Non c’è altro modo che agire legalmente per far valere i propri diritti, eventualmente ricorrendo al giudice. Ma prima di ciò cosa bisogna fare? È necessario chiamare la polizia, l’amministratore di condominio, un avvocato? Cosa dice la legge sui rumori condominiali e quali sono le tutele per chi subisce tale disturbo? Esiste una soglia oltre la quale i rumori si considerano reato? Cerchiamo di fare il punto della situazione.

Quando i rumori in condominio sono considerati illegali?

I rumori in un condominio possono essere generati dai residenti, da attività commerciali all’interno dello stesso edificio o da impianti e macchinari. Secondo l’articolo 844 del Codice civile se i rumori superano i limiti di una normale tollerabilità possono essere considerati illeciti perché nocivi per la salute (diritto quest’ultimo tutelata dall’articolo 32 della Costituzione) e per la tranquillità familiare (tutelata dall’articolo 8 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo).

Ma cosa si intende per «normale tollerabilità»? In questi casi, è compito del giudice valutare la nocività del rumore. Per stabilire se un rumore è tollerabile o meno, esistono diversi parametri che il giudice considera durante la sua valutazione. Questi includono:

  • il luogo dove si produce il rumore: ad esempio, un rumore in una zona residenziale o periferica tende a essere più fastidioso rispetto a quello in un centro urbano, dove i suoni esterni possono mascherare quelli interni;
  • l’orario di produzione del rumore: un rumore che potrebbe essere accettabile di giorno può diventare intollerabile di notte. Ad esempio, usare l’aspirapolvere a mezzogiorno potrebbe essere accettabile, ma non alle due di notte;
  • la ripetitività del rumore: un evento occasionale, come la caduta accidentale di un piatto, è diverso da un’azione ripetitiva e costante, come battere i tappeti quotidianamente;
  • la necessità e l’intenzionalità del rumore: per quanto i rumori dei trapani siano intollerabili, non si può certo impedire al proprio vicino di effettuare lavori di ristrutturazione durante gli orari consentiti, ma è ragionevole chiedere di non suonare uno strumento musicale rumoroso, come una batteria, in un appartamento non insonorizzato.

Come si fa a stabilire se un rumore supera i limiti legali?

Per determinare se un rumore supera i limiti legali, i giudici utilizzano un metodo di misurazione basato sui decibel: tale metodo non è prescritto da alcuna norma ma è un modo empirico per uniformare le decisioni dei tribunali ed evitare che i giudici abbiano eccessiva discrezionalità nello stabilire quali rumori sono leciti e quali no. Ecco come funziona:

  1. differenza con i rumori di fondo: si misura la differenza tra i decibel del rumore prodotto e quelli del rumore di fondo ambientale. La misurazione è diversa a seconda che il rumore venga prodotto di giorno (i cui la tollerabilità è più alto) o di notto (in cui è necessario prestare maggiore rispetto):
    • di giorno: se il rumore supera di più di 5 decibel il rumore di fondo tra le 06:00 del mattino e le 22:00, viene considerato illegale.
    • di notte: se il rumore supera di più di 3 decibel il rumore di fondo durante le ore notturne, è anch’esso considerato illegale.
  2. rispetto dei limiti di tollerabilità: se il rumore rimane al di sotto di queste soglie, è considerato all’interno dei limiti di tollerabilità e quindi lecito;

Spesso, per una valutazione accurata, si ricorre a un consulente tecnico d’ufficio (Ctu), esperto in fonometria, per misurare esattamente i decibel e confrontarli con le soglie stabilite.

Tuttavia il giudice può anche autorizzare la testimonianza dei vicini di casa che abbiano ascoltato i rumori e, con questa prova, stabilire se vi sia stata una lesione dei diritti.

Alcune volte il rumore si determina nel solaio divisore tra due appartamenti (come il rumore del calpestio) o tra pareti confinanti per immissioni sonore determinate da attività umana (urla, musica e schiamazzi) o apparecchi (impianto riscaldamento, passo rapido WC) o una cattiva fono-assorbenza, tale da determinare lavori ad hoc per l’eliminazione del problema (Corte d’appello di Napoli, sentenza 4359/2022).

Quali azioni legali possono intraprendere i condomini che fanno rumore?

Il proprietario o l’inquilino di un’unità condominiale può agire legalmente contro il condomino responsabile del rumore. Si possono intraprendere due tipi di azioni a seconda di quante persone siano molestate dal chiasso:

  • per i rumori che disturbano un numero elevato di persone (ad esempio tutto lo stabile o il circondario) si può agire penalmente per il reato di disturbo alla quiete pubblica. Pertanto si può chiamare la polizia o i carabinieri per sporgere querela oppure depositarla direttamente presso la Procura della Repubblica. Nel conseguente processo penale ci si può costituire parte civile per chiedere anche il risarcimento;
  • per i rumori che disturbano pochi vicini (quelli dello stesso pianerottolo o dei piani strettamente adiacenti) è possibile solo agire dinanzi al giudice civile (non sussistendo i presupposti del reato) e chiedere: un’inibitoria che imponga la cessazione dei rumori ed eventualmente opere di insonorizzazione per evitare che questi si propaghino (si pensi al pianista che deve fare degli esercizi di musica) e il risarcimento del danno.

Per chiedere i danni è necessario dimostrare – non necessariamente con certificati medici – un pregiudizio alla tranquillità della vita quotidiana, anche con indizi e prove testimoniali della molestia subita.

Inoltre, se il responsabile del rumore è un inquilino in affitto, il proprietario può risolvere il contratto di locazione per violazione dell’articolo 1587 del Codice civile, come indicato nella sentenza della Cassazione 22860/2020.

Come si gestiscono i rumori provenienti dall’esterno del condominio?

I rumori provenienti dall’esterno del condominio, come quelli generati da attività commerciali, sono anch’essi regolati dall’articolo 844 del Codice civile. Un caso emblematico è quello di una coppia di Brescia, che ha subito disturbi dovuti all’apertura di attività commerciali vicine alla loro abitazione (Tribunale di Brescia, sentenza 2621/2017 e Cassazione, sentenza 14209 del 23 maggio 2023). In questo caso, è stata riconosciuta la responsabilità del Comune per non aver evitato i rumori della movida. Il precedente è stato condiviso da numerosi tribunali e anche dalla stessa Cassazione.

Allo stesso modo, il Tribunale di Torino nella sentenza 1261/2021 e la Corte d’Appello di Torino nella sentenza 1198/2022, così come il Tribunale di Como nella sentenza 312/2019 e la Corte d’Appello di Milano nella sentenza 72/2023, hanno evidenziato la responsabilità solidale dei locali commerciali per i rumori e le immissioni sonore. Il titolare dell’esercizio commerciale (il disco pub ad esempio) non può limitarsi a installare dei cartelli per invitare gli avventori a fare silenzio ma deve predisporre anche un servizio d’ordine per il loro allontanamento.

 
Pubblicato : 4 Dicembre 2023 19:00