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Cosa comporta fare la dichiarazione di successione?

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(@angelo-greco)
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Effetti e rischi della presentazione della dichiarazione di successione: bisogna pagare i debiti del defunto?

Spesso ci si chiede cosa rischia chi non fa la dichiarazione di successione entro l’anno successivo alla morte del de cuius. Non manca però chi si pone la domanda in senso inverso: cosa comporta fare la dichiarazione di successione, quali sono gli effetti e gli eventuali rischi che da essa scaturiscono. 

Il problema si pone soprattutto quando il defunto ha lasciato un elevato ammontare di debiti di cui risponderebbero coloro che accettino la relativa eredità. Ed è proprio questo il dubbio di molti: chi fa la dichiarazione di successione viene considerato “erede” e, come tale, responsabile delle obbligazioni pendenti? Sul punto è intervenuta la Cassazione con una apposita ordinanza. Ecco quali sono stati i chiarimenti della Suprema Corte in merito.

Chi deve fare la dichiarazione di successione?

La dichiarazione di successione va fatta entro 12 mesi dalla data di apertura della successione, ossia dal momento del decesso.

Tenuti a fare la dichiarazione di successione sono:

  • gli eredi, cioè coloro che hanno accettato l’eredità;
  • i chiamati all’eredità, ossia coloro che ancora non hanno manifestato una scelta tra l’accettazione e la rinuncia dell’eredità;
  • i legatari, ossia coloro che, con il testamento, hanno ricevuto uno specifico bene e non (come invece gli eredi) una quota percentuale del patrimonio del defunto. La qualifica di «legatario» si acquisisce senza bisogno di accettazione ma è sempre possibile rinunciarvi. 

Non è tenuto a presentare la dichiarazione di successione chi ha già rinunciato all’eredità (ossia lo ha fatto prima della scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione di successione).

La presentazione della dichiarazione di successione può essere inviata all’Agenzia delle Entrate anche da uno solo dei soggetti appena elencati e non necessariamente da tutti. In altri termini è sufficiente una sola dichiarazione di successione la quale libera dall’obbligo gli altri soggetti. Per depositare la dichiarazione di successione non è necessario neanche ottenere la previa delega degli altri eredi, potendosi agire in piena autonomia e indipendenza, nell’interesse di tutti. 

A che serve la dichiarazione di successione?

Come vedremo a breve, la dichiarazione di successione è un adempimento dal valore meramente fiscale. Esso serve cioè soltanto per “regolare i conti” con l’Agenzia delle Entrate. Con la dichiarazione di successione infatti gli eredi dichiarano qual è il valore dei beni caduti in eredità al fine di determinare l’ammontare delle imposte da versare all’erario. 

Dunque, chi non fa la dichiarazione di successione commette un’evasione punita tuttavia con semplici sanzioni pecuniarie che vedremo qui di seguito.

Cosa succede se non si fa la dichiarazione di successione?

In particolare, chi non fa la dichiarazione di successione subisce una sanzione amministrativa che va dal 120% al 240% dell’imposta liquidata. Se invece non è dovuta alcuna imposta (perché il patrimonio è pressoché nullo), si applica la sanzione amministrativa da 250 a 1.000 euro.

Se invece la dichiarazione è presentata in ritardo ma non oltre 30 giorni dalla morte, la sanzione va dal 60% al 120% dell’imposta liquidata; e, se non è dovuta imposta, si applica la sanzione amministrativa da 150 a 500 euro.

Chi invece fa la dichiarazione di successione ma non versa l’imposta dovuta subisce una sanzione del 30%, calcolata sull’importo non versato. 

Cosa rischia chi fa la dichiarazione di successione? 

Fare la dichiarazione di successione non significa diventare eredi: essa non comporta cioè l’accettazione dell’eredità. Come abbiamo anticipato, infatti, la dichiarazione di successione ha un valore solo fiscale, serve per adempiere agli obblighi tributari.

Quindi da un lato chi ha fatto la dichiarazione di successione può sempre rinunciare all’eredità se non l’ha già accettata. 

Dall’altro lato chi ha già rinunciato all’eredità non è tenuto a inviare la dichiarazione di successione e non subirà pertanto alcuna sanzione se nessun altro erede la presenta.

Invece chi ha accettato l’eredità, essendo tale scelta irrevocabile e comportando ciò la qualifica di “erede”, è tenuto a presentare la dichiarazione di successione se non vuol subire le sanzioni tributarie. 

Chi presenta la dichiarazione di successione e versa le imposte ma dopo rinuncia all’eredità, può chiedere il rimborso delle somme erogate allo Stato, non essendo tenuto ad adempiere a tale onere. 

Altro risultato, conseguenza di quanto abbiamo appena detto, è che chi invia la dichiarazione di successione non è tenuto a pagare i debiti del defunto, scaturendo questo effetto da un diverso adempimento: quello dell’accettazione dell’eredità.

Quindi il creditore del defunto non può bussare alla porta del familiare o del parente del defunto e, solo per l’esistenza di tale legame di sangue, chiedergli soldi. Lo potrebbe fare solo se questi ha accettato già l’eredità, ma non anche se si è limitato a presentare la dichiarazione di successione. 

Inoltre, non basta la denuncia di successione al fisco per pretendere, dagli eredi, i tributi dovuti dal de cuius. Risulta pertanto illegittima la cartella di pagamento inviata agli eredi del contribuente anche se la rinuncia all’eredità è successiva alla notifica dell’atto impositivo. La dichiarazione, infatti, ha efficacia retroattiva.

L’amministrazione finanziaria, infatti, deve provare che il chiamato ha accettato l’eredità per poter esigere da quest’ultimo l’adempimento dell’obbligazione tributaria a carico del dante causa. 

Spetta a chi agisce per ottenere il saldo dei debiti de cuius, dunque, provare che il parente del defunto ha assunto la qualità di erede. 

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Pubblicato : 8 Novembre 2022 10:00