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Cosa accade se il riconoscimento di paternità è falso

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(@elda-panniello)
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Attestare il falso al momento della formazione dell’atto di nascita di un figlio o successivamente integra gli estremi di una condotta penalmente rilevante.

I figli nati da persone non unite in matrimonio tra loro al momento del concepimento possono essere riconosciuti dal padre e dalla madre. Con il riconoscimento i genitori trasformano il fatto della procreazione, il quale di per sé non è sufficiente a creare un rapporto giuridico, in uno stato di filiazione che, invece, assume rilievo dal punto di vista giuridico. Di conseguenza i genitori assumono nei confronti dei figli nati fuori dal matrimonio e riconosciuti, gli stessi diritti e doveri che hanno nei confronti dei figli concepiti durante il matrimonio. Può succedere però che tale riconoscimento non sia veritiero. Prendiamo ad esempio il caso di Tizio che ha una relazione sentimentale con Caia, una ragazza madre, il quale decide di riconoscere come sua la bambina che la donna ha avuto da una precedente relazione. In tale ipotesi cosa succede se il riconoscimento di paternità è falso?

È proprio di quest’argomento che ci occuperemo nel presente articolo. Prima però esamineremo in generale il riconoscimento dei figli di persone non coniugate.

Riconoscimento di un figlio naturale: cos’è e chi può farlo?

Il riconoscimento è un atto formale con cui i figli nati fuori dal matrimonio possono essere riconosciuti dal padre e/o dalla madre anche se già uniti in matrimonio con un’altra persona all’epoca del concepimento [1].

Nel nostro ordinamento giuridico il riconoscimento è stato riformato dall’entrata in vigore della legge n. 219/2012 e del decreto legislativo                   n. 154/2013 che hanno equiparato lo stato giuridico di tutti i figli a prescindere dal fatto che i genitori siano o meno coniugati tra di loro. Tali normative hanno eliminato la distinzione tra figli naturali e figli legittimi, prima esistente, per cui oggi si parla più semplicemente di figli nati in costanza di matrimonio e figli nati fuori dal matrimonio. Tuttavia, mentre per i primi lo stato di filiazione si acquista automaticamente in virtù della nascita nel corso del matrimonio, per i secondi è necessario un atto di riconoscimento da parte di uno o di entrambi i genitori.

Il riconoscimento può essere fatto dai genitori congiuntamente o separatamente.

Se il figlio da riconoscere ha compiuto i 14 anni occorre il suo consenso al riconoscimento.

Se uno dei genitori ha già effettuato il riconoscimento, l’altro genitore che intende farlo, deve ottenere il consenso del primo, se il figlio non ha ancora compiuto i 14 anni.

Il consenso non può essere rifiutato se risponde all’interesse del figlio. Il genitore che vuole riconoscere il figlio, se l’altro genitore non ha prestato il proprio consenso, può rivolgersi al giudice competente il quale, assunta ogni opportuna informazione e disposto l’ascolto del minore, adotta eventuali provvedimenti temporanei e urgenti al fine di instaurare la relazione. Con la sentenza che tiene luogo del consenso mancante, il giudice adotta i provvedimenti opportuni in relazione all’affidamento e al mantenimento del minore e al suo cognome.

Il riconoscimento non può essere fatto se i genitori non hanno compiuto i 16 anni di età.

Qual è il procedimento per il riconoscimento?

Il riconoscimento di un figlio nato fuori dal matrimonio può essere fatto:

  • nell’atto di nascita;
  • in una apposita dichiarazione, posteriore alla nascita o al concepimento, rilasciata davanti ad un ufficiale dello stato civile;
  • in un atto pubblico (ad esempio un atto redatto da un notaio);
  • in un testamento qualunque sia la forma di questo [2]. Tale forma ovviamente dovrà provenire da un notaio o da altro pubblico ufficiale munito dei poteri di ufficiale di stato civile. Il riconoscimento operato mediante testamento produce effetto dall’apertura della successione, quindi, dal giorno della morte del testatore.

Una volta effettuato, il riconoscimento non può essere più revocato, neanche tramite testamento [3].

Possono essere riconosciuti anche i figli incestuosi, ovvero nati da genitori tra i quali esiste un rapporto di parentela o di affinità, previa autorizzazione del giudice avuto riguardo all’interesse del figlio e alla necessità di evitare allo stesso qualsiasi pregiudizio [4].

Cosa accade se il riconoscimento di paternità è falso?

Il soggetto che rilascia una falsa dichiarazione di paternità all’ufficiale di stato civile al momento della formazione dell’atto di nascita, incorre nel reato di alterazione di stato [5]. Ai fini della configurabilità del delitto la falsità deve essere “idonea a creare una falsa attestazione, con attribuzione al figlio di una diversa discendenza, in conseguenza dell’indicazione di un genitore diverso da quello “naturale” [6].

L’interesse tutelato dal legislatore penale è lo stato di famiglia, ovvero l’interesse statale a che i neonati trovino immediata ed efficace tutela contro le condotte che ne alterano la soggettività giuridica. Altresì, l’interesse tutelato è che i neonati non acquistino uno stato civile difforme da quello loro spettante in conformità dei dati costitutivi reali o in conformità della disciplina dell’ordinamento giuridico.

Per quanto riguarda il tempo in cui deve avere luogo la condotta criminosa affinché il delitto si possa dire perfezionato, la stessa deve avvenire nel momento in cui si forma l’originale dell’atto di nascita.

L’oggetto materiale del reato è il documento su cui abbia luogo concretamente la condotta criminosa e, in via mediata, il neonato di cui risulti alterato lo stato.

Relativamente all’elemento soggettivo è richiesta la sussistenza, in capo all’autore del falso riconoscimento, del dolo specifico, cioè della coscienza e volontà di attribuire al neonato uno stato civile diverso da quello che gli spetterebbe attraverso una falsa dichiarazione.

Il reato è punito con la reclusione da tre a dieci anni. Ai sensi dell’articolo 569 del Codice penale qualora ad essere condannato per il delitto in esame sia il genitore, trova applicazione la pena accessoria della perdita della responsabilità genitoriale.

Se la falsa dichiarazione di paternità viene resa in un momento successivo alla formazione dell’atto di nascita, il soggetto che la rilascia incorre in un delitto meno grave che è quello di falsa dichiarazione in atto dello stato civile [7]. La pena prevista è della reclusione da uno a sei anni. La reclusione non è inferiore a due anni se si tratta di dichiarazioni in atti dello stato civile.

Di recente la Cassazione ha precisato che l’elemento di discrimine tra le due ipotesi delittuose (reato di alterazione di stato e reato di falsa dichiarazione in atto dello stato civile) va ravvisato nel fatto che solo la falsità espressa al momento della dichiarazione di nascita è idonea a determinare la perdita del vero stato civile del neonato, mentre, quella intervenuta successivamente, altera, “ex post”, lo status correttamente acquisito in precedenza [8].

Il falso riconoscimento di paternità si può impugnare?

A norma dell’articolo 263 del Codice civile il riconoscimento di paternità può essere impugnato per difetto di veridicità, solo dando prova con ogni mezzo che il rapporto di filiazione non esiste, dall’autore del riconoscimento (nella specie il genitore, che può agire anche quando era consapevole che il riconoscimento non corrispondeva a verità), da colui che è stato riconosciuto o da chiunque vi abbia interesse (per esempio gli eredi dell’autore del riconoscimento o il vero genitore).

L’azione di impugnazione è imprescrittibile riguardo al figlio; da parte dell’autore del riconoscimento deve essere proposta nel termine di un anno che decorre dal giorno dell’annotazione del riconoscimento sull’atto di nascita; da parte degli altri legittimati deve essere proposta nel termine di cinque anni che decorrono dal giorno dall’annotazione del riconoscimento sull’atto di nascita.

 
Pubblicato : 4 Giugno 2023 14:00