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Contatore per più immobili: è legale?

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(@mariano-acquaviva)
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Aggregazione di più unità immobiliari in un’unica unità di consumo: in cosa consiste e quando si può fare? Cosa si rischia per l’allaccio abusivo al contatore?

Due fratelli abitano l’uno accanto all’altro in due appartamenti vicini. Essendo molto uniti, decidono di condividere lo stesso contatore dell’energia elettrica, dividendosi poi equamente la spesa. Una soluzione del genere è lecita oppure no? Alla fin fine, il maggior consumo (derivante da un secondo allaccio) verrà comunque pagato alla società erogatrice del servizio. Proprio di ciò ci occuperemo con il presente articolo. È legale un contatore per più immobili?

A questa domanda ha fornito risposta direttamente l’Arera (cioè Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), stabilendo in quali casi è possibile avere un unico contatore e quando, invece, occorre che ognuno abbia il proprio. Se l’argomento t’interessa e vuoi saperne di più, prosegui nella lettura: vedremo insieme se è legale un contatore per più immobili.

Contatore per più immobili: quando è legale?

Secondo l’Arera [1], è possibile avere un unico contatore per più immobili solo nei seguenti casi:

  • unità immobiliari, nella piena disponibilità della medesima persona, legate tra loro da vincolo di pertinenza (unità immobiliare principale e sue pertinenze) e che insistono sulla medesima particella catastale o su particelle contigue. Per esempio, in un condominio possono essere collegati allo stesso contatore l’appartamento e il relativo box auto;
  • unità immobiliari pertinenziali (solai, garage, cantine), anche nella disponibilità di diverse persone fisiche o giuridiche, facenti parte di un unico condominio. È il caso del garage condominiale dato in affitto a un’altra persona;
  • unità immobiliari nella piena disponibilità della medesima persona giuridica (aziende, negozi, ecc.), eventualmente da quest’ultima messe a disposizione di soggetti terzi, localizzate su particelle catastali contigue, all’interno di un unico sito e utilizzate per produrre gli stessi beni e/o servizi. È il caso, ad esempio, di uno studio legale associato che fitta un locale a un altro avvocato.

In ipotesi del genere, secondo l’Arera è possibile avere un unico contatore per più immobili. Nello specifico, in questi casi si parla di “aggregazione di più unità immobiliari in un’unica unità di consumo”.

La caratteristica principale di questo fenomeno è che il prelievo complessivo di energia elettrica relativo al predetto insieme viene utilizzato per un singolo impiego o finalità produttiva.

Unico contatore per immobile frazionato: è legale?

Da quanto appena detto si capirà che è illegale avere un unico contatore per un immobile frazionato, cioè per quell’immobile che è stato diviso in due o più parti autonome, ricavandone così altre unità separate le une dalle altre.

Nel caso di immobile frazionato, al contatore già presente deve aggiungersi un secondo allaccio ai servizi di erogazione energetica (cioè, un secondo contatore), per calcolare i consumi del secondo nucleo familiare in modo indipendente.

Questo passaggio è fondamentale perché, come visto, a ogni unità di consumo deve corrispondere un unico cliente. Quindi, ognuno deve avere il suo contatore.

Clienti nascosti: chi sono?

Secondo l’Arera, sono “clienti nascosti” coloro che si allacciano abusivamente a un contatore, violando l’obbligo di averne uno per sé. In pratica, sono “clienti nascosti” coloro che non sono connessi direttamente o indirettamente alla rete pubblica.

Per costoro sono previste non solo sanzioni economiche, ma perfino la denuncia penale. Approfondiamo questo specifico argomento.

Allaccio abusivo al contatore: cosa si rischia?

Avere un unico contatore per più immobili configura il grave delitto di furto di energia elettrica, sanzionato con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 927 a 1.500 euro [2].

Per la precisione, l’allaccio abusivo al contatore altrui integra una forma di furto aggravato dall’utilizzo di mezzi fraudolenti. Chi si “attacca” al contatore di un’altra persona, infatti, in genere lo fa ricorrendo a sotterfugi per non farsi scoprire.

Anche qualora il titolare dell’utenza fosse d’accordo (si pensi a chi permetta al proprio fratello di allacciarsi al suo contatore), si commetterebbe ugualmente reato in quanto sarebbe la società erogatrice del servizio a essere ingannata.

Il furto di energia elettrica è un reato procedibile d’ufficio, con la conseguenza che chiunque potrebbe sporgere denuncia, anche il passante che si accorge che c’è uno strano cavo proveniente dal contatore del vicino, oppure il tecnico incaricato di effettuare un intervento di riparazione che si accorga dell’anomalia.

Per evitare una pesante condanna, il “cliente nascosto” può offrirsi di ripagare i danni, cioè di pagare alla società quanto avrebbe dovuto se avesse avuto un proprio contatore, ovvero di rimborsare al titolare del contatore il maggior costo della bolletta causato dall’allaccio abusivo.

Se il giudice è d’accordo, l’imputato può chiedere di accedere alla “messa alla prova”, sottoponendosi volontariamente a un percorso di recupero sociale (consistente nel partecipare ad attività di volontariato e a lavori di pubblica utilità). In caso di esito positivo, il giudice dichiarerà estinto il reato e il responsabile eviterà così una condanna penale.

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Pubblicato : 2 Gennaio 2023 07:45