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Come pagano le tasse le prostitute?

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(@carlos-arija-garcia)
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Le sex workers sono considerate, a tutti gli effetti, lavoratrici autonome e, pertanto, devono fare i conti con il Fisco e subire degli accertamenti.

In Italia, l’attività di prostituzione è legittima se è svolta liberamente ed autonomamente, da una persona maggiorenne e senza alcuna coercizione, violenza o induzione. Viene considerato un lavoro autonomo e, pertanto, soggetto a tassazione come qualsiasi altro mestiere: si parla pur sempre di soldi guadagnati dall’esercizio di un’attività lecita. Ma come pagano le tasse le prostitute? Rilasciano regolare fattura dopo ogni prestazione per poi versare l’Iva e presentare una dichiarazione dei redditi?

In effetti, la Cassazione [1] ha stabilito per chi esercita il mestiere della prostituzione l’obbligo:

  • di emettere fattura ai propri clienti ai fini fiscali;
  • di applicare l’Iva sull’importo stabilito per la prestazione sessuale.

Una prostituta può:

  • aprirsi la partita Iva;
  • richiedere il blocchetto delle ricevute da lasciare al cliente;
  • dichiarare a fine mese l’incasso.

Bisogna, però, distinguere tra chi si prostituisce in maniera occasionale e chi lo fa in forma abituale:

  • se si tratta di prestazioni occasionali, i proventi costituiscono redditi diversi, e rientrano nella categoria residuale per le voci non specificamente previste ma restano in ogni caso imponibili, in quanto contribuiscono a formare il reddito complessivo del contribuente;
  • se l’attività è abituale, i proventi devono essere inseriti tra i redditi da lavoro autonomo (e, in tal caso, il reddito imponibile è dato dalla differenza tra i compensi ricevuti e le spese sostenute per l’esercizio dell’attività, che possono essere dedotte).

Questo vuol dire che le prostitute pagano le tasse:

  • versando l’Iva incassata (se esercitano in maniera abituale)
  • presentando, in ogni caso, la dichiarazione dei redditi

Visto come pagano le tasse prostitute e considerato che sono, a tutti gli effetti, delle lavoratrici autonome che esercitano un’attività legale, va aggiunto che anche loro sono sottoposte, come qualsiasi altro contribuente, ad accertamento fiscale. La verifica dell’Agenzia delle Entrate può essere effettuata con qualsiasi strumento, compreso il controllo del conto corrente.

Così ha confermato la Commissione tributaria ligure [2], che si è occupata del caso di una prostituta i cui conti non quadravano tra ciò che risultava dai suoi movimenti in banca e quello che dichiarava al Fisco: diceva di esercitare in modo occasionale, quindi senza il versamento di Iva, ma aveva un tenore di vita elevato, possedeva diversi immobili e mandava anche dei soldi ai suoi parenti all’estero.

Lo stesso orientamento è stato espresso dalla Cassazione, secondo cui l’Agenzia delle Entrate può, in caso di mancata presentazione della dichiarazione dei redditi, accedere ai conti bancari della prostituta ed emettere avviso di accertamento e sanzioni per omesso adempimento degli obblighi fiscali.

Nel caso di omessa dichiarazione, quindi, sussiste il potere-dovere dell’amministrazione di determinare il reddito complessivo del contribuente sulla base dei dati e delle notizie raccolti o venuti a sua conoscenza. Il Fisco può utilizzare qualsiasi elemento probatorio e può fare ricorso al metodo induttivo, avvalendosi anche di presunzioni che pongono a carico del contribuente l’obbligo di dimostrare che il reddito non è stato prodotto o è stato prodotto in misura inferiore a quella indicata dall’ufficio accertatore.

 
Pubblicato : 15 Aprile 2023 18:00