Come il Comune scopre gli abusi edilizi
Il servizio Google Earth è un valido strumento: le foto dall’alto consentono di rilevare tutto. E per la Cassazione quelle immagini fanno prova.
Ogni Comune deve, o dovrebbe, vigilare costantemente sullo stato urbanistico ed edilizio del proprio territorio. Questo compito non è sempre facile da realizzare, soprattutto per i Comuni di grandi dimensioni; ma anche quelli minori devono fare i conti con la scarsità di risorse e di personale. Qualcuno approfitta di questa situazione per costruire abusivamente, sperando di non essere scoperto: sopraelevazioni, ampliamenti, coperture, chiusure di balconi e terrazzi, apertura di piscine, realizzazione di interi fabbricati senza nessuna autorizzazione edilizia o in totale difformità da essa sono, purtroppo, all’ordine del giorno. Ma in concreto come fa il Comune a scoprire gli abusi edilizi? Esaminiamo i diversi sistemi: adesso la tecnologia offre un’arma in più, e molti Comuni ne stanno già facendo uso.
Segnalazioni e sopralluoghi sul posto
Il metodo più tradizionale e collaudato per scoprire gli abusi edilizi è quello che parte da una segnalazione, ufficiale o anonima, e prosegue con un sopralluogo della Polizia locale che compie i rilievi sul posto e redige un verbale di quanto constatato. Poi l’Ufficio tecnico comunale verifica le eventuali difformità rispetto al progetto assentito (se è stato presentato) o allo stato preesistente dei luoghi, in base alle mappe disponibili. Però non sempre c’è la segnalazione di qualche cittadino, ad esempio un vicino che lamenta la violazione delle distanze o la diminuzione della sua veduta per effetto della costruzione abusiva realizzata; anzi, queste fonti di innesco dei controlli sono, statisticamente, piuttosto rare e incidono poco sul totale complessivo degli abusi edilizi compiuti. E talvolta c’è anche qualche inerzia degli uffici comunali o dei vigili nel dare corso alle segnalazioni ricevute: ti abbiamo già spiegato, in caso di abuso edilizio, cosa fare se il Comune non interviene.
Tenuto conto di ciò, alcuni Enti locali confidano nell’occhio umano, affidandosi all’intuito investigativo degli agenti di Polizia municipale che percorrono il territorio e ogni tanto, durante queste ispezioni, scovano qualche nuova palazzina o struttura abusiva. Ma questo metodo agisce a macchia di leopardo, e non su base sistematica; quindi può funzionare in alcuni casi, specialmente quando gli abusi sono evidenti, ma non è un metodo efficiente su larga scala.
Immagini di Google Earth
L’attuale tecnologia viene in aiuto ai Comuni intenzionati a scoprire gli abusi edilizi: non è più necessario ricorrere al classico sopralluogo sul posto (oltretutto spesso ostacolato e vanificato dalla chiusura dei luoghi, con muri o recinzioni), ma si possono consultare, semplicemente e comodamente dall’ufficio, le immagini scattate dai satelliti di Google Earth, il servizio che offre gratuitamente a tutti la possibilità di consultare la planimetria reale del territorio.
Google Earth e Google Maps: differenze
Google Earth utilizza foto aeree, scattate dall’alto, in formato tridimensionale e con una risoluzione molto elevata. Con la funzione zoom è possibile cliccare sulla zona di interesse per ingrandirla e e cogliere tutti i dettagli, comprese le costruzioni presenti e dunque i possibili abusi edilizi.
In tutto questo Google Earth si differenzia da Google Maps, che contiene foto terrestri scattate dal livello del piano stradale, come ben sa chi utilizza la funzione Street View per percorrere la strada interessata; e queste foto, essendo prese “dal basso”, non rendono possibile scoprire gli abusi compiuti ai piani alti di un edificio e sul tetto o terrazzo, o quelli realizzati in terreni non percorsi da strade e vie di collegamento.
Come Google Earth prova gli abusi edilizi
Come ti avevamo anticipato qualche tempo fa, per rilevare gli abusi edilizi le immagini di Google fanno prova. La Cassazione di recente è nuovamente intervenuta sul tema [1] ed ha ritenuto questo metodo valido e pienamente utilizzabile, anche ai fini penali, come prova del reato di abuso edilizio commesso. E non è la prima volta che la Suprema Corte e la giurisprudenza di merito si pronunciano favorevolmente sull’utilizzo di questo sistema [2], quindi possiamo ritenere che i fotogrammi estrapolati da Google Earth costituiscono valide prove documentali, che possono fondare la condanna per il reato di abuso edilizio e le conseguenti sanzioni, fino alla demolizione dell’opera realizzata. In altre parole, la prassi dei Comuni di accertare gli abusi mediante Google Earth è stata riconosciuta legittima.
Nella nuova vicenda decisa dalla Cassazione c’era un immobile abusivo – una lavanderia che era stata trasformata, senza i permessi necessari, in un locale abitabile – scoperto grazie alla comparazione delle foto scattate da Google Earth (utilizzato in versione Pro) in due momenti diversi e successivi: nelle immagini di giugno 2018 c’era ancora la lavanderia, in quelle di luglio 2020 risultava realizzato l’illecito «ampliamento volumetrico» della costruzione (con una cubatura di 49 metri in più). L’abuso, dunque, era sicuramente avvenuto durante tale periodo, e l’epoca di commissione è valsa anche ai fini del calcolo dei termini di prescrizione (di fronte alla prova documentale, l’imputato non poteva certo sostenere che l’intervento edilizio era stato commesso in una data risalente o che preesisteva al suo acquisto). E quello che conta per il nostro discorso è che si trattava di un abuso “piccolo”, di ridotte dimensioni, che non avrebbe potuto essere facilmente scoperto senza ricorrere alle foto aeree di Google Earth.
Foto di Google Earth: si possono contestare?
La nuova sentenza, appoggiandosi ad un precedente conforme di qualche anno fa [3], rileva che «in tema di prove, i fotogrammi scaricati dal sito internet Google Earth costituiscono prove documentali pienamente utilizzabili ai sensi dell’art. 234 c.p.p., comma 1, o art. 189 c.p.p., in quanto rappresentano fatti, persone o cose».
Il Collegio giudicante in questo caso ha lasciato salva la questione della valutazione del contenuto delle immagini di Google Earth da parte del giudice, e della «corrispondenza al vero» di quanto da esse rappresentato: questo perché l’imputato di abuso edilizio potrebbe difendersi sostenendo che lo stato dei luoghi era diverso da quello risultante nelle foto scattate da Google, purché non si limiti ad una contestazione generica e fornisca elementi specifici dai quali possa desumersi una prospettazione e ricostruzione diversa; ma nel caso concreto ciò non è avvenuto e pertanto il sequestro della costruzione abusiva è stato confermato.
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