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Come gestire il conto cointestato dopo la separazione

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(@angelo-greco)
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Come gestire le somme del conto corrente cointestato a marito e moglie se di scioglie il matrimonio.

Spesso, quando moglie e marito litigano, si pone il problema di come gestire il conto cointestato dopo la separazione. Paradossalmente la questione è molto più complicata in presenza di una coppia sposata in regime di separazione dei beni. Difatti, come vedremo a breve, nel caso invece di comunione, l’intero deposito bancario deve essere spartito in parti uguali, a prescindere da chi lo abbia costituito e alimentato.

In questa breve guida cercheremo di capire come si divide il conto cointestato tra marito e moglie in caso di separazione e/o divorzio e come fare per non dover rinunciare ai propri risparmi. Ma procediamo con ordine.

Come si divide il conto in caso di coppia in comunione dei beni?

Quando una coppia è in sposata in comunione dei beni, tutti i soldi depositati sui conti correnti vanno divisi in parti uguali, a prescindere se detti conti siano di proprietà esclusiva o cointestati. È altresì indifferente se i conti siano il frutto dei risparmi derivanti dal reddito di uno solo dei coniugi. Un esempio servirà per comprendere meglio come stanno le cose.

Silvio e Barbara, sposati in comunione dei beni, si separano. Silvio è titolare di un conto corrente dove riceve lo stipendio. Alla data della separazione, sul conto di Silvio ci sono 800 euro. La metà dovrà essere attribuita necessariamente a Barbara, anche se il conto non è cointestato.

Dunque, per quanto appena detto, è facile intuire che, al momento della separazione, la coppia in comunione deve dividere tutto, non solo i beni mobili e immobili ma anche il denaro presente ancora sui conti correnti di proprietà individuale.

C’è una sola eccezione: i soldi ricevuti in donazione e in eredità non cadono in comunione e quindi non devono essere divisi in caso di separazione o divorzio. Naturalmente di tale provenienza andrà fornita adeguata prova.

Come si divide il conto in caso di coppia in separazione dei beni?

Se la coppia è in separazione dei beni e il conto è di proprietà individuale non si pongono problemi: tutte le somme che in esso vi sono depositate restano di titolarità dell’intestatario. In questo caso non c’è divisione.

Mario e Roberta sono sposati in separazione dei beni. Mario ha un conto e Roberta ne ha un altro: ciascuno dei due versa sul conto i proventi del proprio lavoro. Alla separazione, i conti resteranno di ciascuno dei due, sicché non si procede ad alcuna divisione.

I problemi si pongono invece quando il conto è cointestato. Qui la questione si fa più spinosa. Vediamo cosa dice la giurisprudenza in merito.

Quando un marito e una moglie decidono di avere un conto in banca cointestato, per legge i soldi che vi sono depositati si presumono essere di entrambi in pari misura: quindi metà di proprietà del marito e metà della moglie. Tuttavia questa presunzione può essere vinta da una prova contraria. In altri termini, chi dei due alimenta il conto con i propri redditi può dimostrare che tutti i soldi sono suoi e che la cointestazione era fittizia (fatta magari per una questione di comodità nella gestione del ménage domestico).

Mario e Luisa, coppia sposata in separazione dei beni, hanno messo insieme i loro risparmi in un conto cointestato. Se un giorno decidono di separarsi, secondo la legge, ognuno di loro ha diritto alla metà dei soldi presenti sul conto. Questo perché la legge presume che tutto quello che è nel conto sia di entrambi.

Però, ci possono essere delle eccezioni. Se, ad esempio, Mario ha messo nel conto una grossa somma ricevuta in eredità da un parente, e vuole dimostrare che quella parte di soldi dovrebbe essere solo sua e non divisa con Luisa, può farlo. Ma per convincere il giudice, deve portare delle prove concrete, come documenti che mostrano l’origine del denaro.

Lo stesso nel caso in cui il conto sia quello ove viene accreditato mensilmente solo lo stipendio di Mario. Anche in questo caso, grazie a un estratto conto, Mario potrà rivendicare l’intera giacenza, senza dover versare nulla all’ex moglie.

La Cassazione ha confermato queste regole con l’ordinanza n. 28772 del 17 ottobre 2023 stabilendo che, di norma, i soldi in un conto cointestato appartengono a entrambi i titolari del conto, ma se uno dei due vuole affermare che una parte del denaro gli appartiene esclusivamente, deve dimostrarlo. Ecco perché, a tali fini, l’eventuale tracciabilità delle operazioni di versamento potrà essere un valido aiuto.

Quanto si può prelevare dal conto cointestato?

Posta la contitolarità per pari quote, in teoria nessun coniuge potrebbe prelevare più della metà di sua spettanza. Ma la banca non può opporsi alla richiesta fatta da un solo cointestatario in misura superiore rispetto alla sua quota. E ciò perché, come sancito dalla Cassazione, sussiste una solidarietà attiva di entrambi i titolari del conto: ciascuno infatti può prelevare anche l’intera giacenza senza che l’istituto di credito possa opporsi. Naturalmente, l’altro coniuge potrà poi chiedere il rimborso della proprietà quota nei confronti dell’altro ma non verso la banca.

Dall’altro lato però sussiste anche una solidarietà passiva: per cui se il conto corrente è in rosso, la banca può chiedere l’integrale pagamento del debito anche a un solo coniuge, indipendentemente dalla sua quota. Sarà questi che dovrà poi eventualmente rivalersi nei confronti dell’altro e chiedergli il rimborso di quanto pagato per suo conto.

Come si gestiscono le spese familiari col conto cointestato?

Oltre alla divisione dei soldi in caso di separazione, c’è un altro aspetto importante da considerare quando si parla di conti cointestati tra marito e moglie: le spese famigliari. Durante la relazione, entrambi i partner hanno il diritto di usare i soldi del conto comune per coprire le necessità della famiglia, come fare la spesa, pagare le bollette o le tasse scolastiche dei figli. Questo si basa su quello che si chiama “principio della solidarietà coniugale”, che vuol dire che marito e moglie lavorano insieme per il bene della famiglia.

Se Luisa paga le bollette di casa usando i soldi del conto cointestato, non può poi chiedere a Mario di rimborsarle quella somma. Questo perché si presume che entrambi contribuiscano alle spese famigliari.

La Cassazione, con l’ordinanza 28772/2023, ha chiarito che non si possono chiedere rimborsi per spese fatte per la famiglia dal conto comune, in quanto rientrano nell’ambito della solidarietà e del sostegno reciproco tra coniugi.

Tuttavia, c’è un’eccezione. Se uno dei due usa i soldi del conto comune per cose che non hanno a che fare con le esigenze della famiglia, come per esempio fare un regalo costoso a un amico o pagarsi una vacanza da solo, allora quella somma dovrebbe essere rimborsata all’altro. Questo perché quelle spese non sono state fatte per il bene comune della famiglia, ma per un interesse personale.

Per illustrare meglio la questione, immaginiamo che Mario prelevi 1.000 euro dal conto comune per comprarsi una nuova bicicletta, senza che questa spesa sia legata alle esigenze della famiglia. Secondo la sentenza 20457/2016 della Cassazione, Mario dovrebbe poi rimborsare a Luisa 500 euro, cioè la metà di quella spesa, perché ha usato i soldi della famiglia per un suo interesse personale.

In conclusione, quando si tratta di spese dal conto cointestato, è importante distinguere tra quelle fatte per la famiglia, che non richiedono rimborsi, e quelle personali, per le quali è giusto restituire la parte all’altro coniuge. Queste regole aiutano a mantenere un senso di equità e sostegno reciproco tra i partner, anche in caso di separazione.

La gestione dei soldi ricevuti in eredità

Un altro punto fondamentale da considerare riguarda i beni che uno dei coniugi potrebbe aver ricevuto in eredità. Questi beni, secondo la legge, non rientrano nella categoria di quelli condivisi tra i coniugi e quindi non sono automaticamente divisi in caso di separazione.

La Cassazione, con l’ordinanza 20066/2023, ha chiarito bene questo concetto. Se, per esempio, Luisa riceve in eredità una somma di denaro da un parente, questo denaro è considerato “personale”. Questo significa che, in caso di separazione, Luisa ha il diritto di tenere per sé l’intera somma ereditata, senza doverla dividere con Mario.

Giurisprudenza sul conto cointestato

Quando marito e moglie, titolari di un conto corrente cointestato, si separano, il coniuge che ha prelevato delle somme per usarle per proprie esigenze, e non nell’interesse della famiglia, è tenuto a rimborsarne la metà all’altro coniuge. Si applica in questo caso l’articolo 192, comma 1, secondo cui ciascuno dei coniugi è tenuto a rimborsare alla comunione le somme prelevate dal patrimonio comune per fini diversi da quelli comuni.

Cassazione, sentenza 20457 dell’11 ottobre 2016

La cointestazione di un conto corrente tra coniugi attribuisce loro, in base all’articolo 1854 del Codice civile, la qualità di creditori e debitori solidali dei saldi del conto, sia nei confronti di terzi che nei rapporti interni, e fa presumere la contitolarità dell’oggetto del contratto; tale presunzione dà luogo a un’inversione dell’onere della prova, che può essere superata attraverso presunzioni semplici (purché gravi, precise e concordanti) dalla parte che deduca una situazione giuridica diversa da quella risultante dalla cointestazione. Dunque, i saldi del conto si possono dividere in quote eguali solo se non risulti diversamente. Ma se il saldo attivo discende dal versamento di somme di pertinenza di uno solo dei correntisti, l’altro non può avanzare diritti su di esso.

Cassazione, ordinanza 9197 del 3 aprile 2023

Allo scioglimento della comunione legale, i coniugi o i loro eredi hanno diritto di prelevare i beni mobili «personalissimi», che appartenevano loro prima della comunione o che hanno ricevuto durante la comunione per successione o donazione. La prova del carattere personalissimo dei beni e, quindi, il superamento della presunzione del carattere comune del denaro che residua dopo lo scioglimento della comunione, esige che sia provata non solo l’origine personale del denaro, ma anche che sia stato conservato e non usato per i bisogni della famiglia.

Cassazione, sentenza 20066 del 13 luglio 2023

Le spese effettuate per i bisogni della famiglia, che traggono provvista nel conto cointestato, riconducibili alla logica della solidarietà coniugale, in adempimento dell’obbligo di contribuzione previsto dall’articolo 143 del Codice civile, non determinano alcun diritto al rimborso tra i coniugi.

Cassazione, ordinanza 28772 del 17 ottobre 2023

 
Pubblicato : 13 Febbraio 2024 17:30