Come farsi riconoscere la qualifica al lavoro?
I casi in cui un dipendente può agire perché si ritrova a fare qualcosa di diverso rispetto a ciò che prevede il contratto. Cosa può decidere il giudice.
Quando un lavoratore ha il dubbio di essere stato declassato, cioè di svolgere una mansione ben al di sotto delle sue capacità, deve guardare sostanzialmente due cose: quello che c’è scritto sula lettera d’assunzione firmata al momento del suo ingresso in azienda e quello che dice il contratto collettivo nazionale di categoria. Se, dopo questa doppia verifica, si rende conto di essere stato «fregato», cioè messo nel posto sbagliato nell’organigramma aziendale, che cosa può fare? Come farsi riconoscere la qualifica al lavoro?
In caso di violazioni della normativa dettata dalla legge dal Ccnl (o dagli accordi individuali) in materia di mansioni, il lavoratore ha la possibilità di rivolgersi a un giudice per chiedere:
- la determinazione o il ripristino della corrispondenza fra mansioni concretamente svolte e del suo inquadramento contrattuale;
- il risarcimento del danno, patrimoniale e non patrimoniale.
Le eventuali rinunce e transazioni relative a violazioni della normativa in materia di mansioni sono annullabili.
Quando il lavoratore può contestare le mansioni?
Non capita di rado che il datore di lavoro resti molto generico nella lettera di assunzione sulle mansioni che il neoassunto deve svolgere. Si tratta di uno stratagemma per poi chiedergli di più o di meno a seconda delle necessità dell’azienda, sia dal punto di vista produttivo sia da quello economico.
Se in quella lettera è stata specificata una determinata mansione, il lavoratore che si rende conto di fare ben altro ha il diritto di rivendicare una diversa qualifica e, pertanto, un diverso livello di inquadramento.
Ad esempio, il dipendente che esegue di fatto mansioni inferiori rispetto a quelle assegnate nella lettera di assunzione, può chiedere il riconoscimento delle mansioni indicate nella lettera di assunzione. Se il datore viene condannato, il lavoratore ha diritto all’assegnazione alle mansioni da contratto e all’eventuale risarcimento del danno alla professionalità (ad esempio, per il deperimento di competenze professionali non esercitate).
Il dipendente che, invece, esegue mansioni superiori, per un certo tempo, rispetto a quelle assegnate nella lettera di assunzione, può chiedere il riconoscimento della qualifica superiore rispetto al formale livello di inquadramento. Se il datore viene condannato, il lavoratore ha diritto al riconoscimento della qualifica e del livello superiori e al pagamento delle differenze retributive (comprese le ferie non godute e monetizzate, i ratei di Tfr, ecc.).
Infine, il dipendente che, nel corso del rapporto, prima svolge le mansioni per cui è stato assunto e poi subisce un demansionamento illegittimo, può chiedere per quest’ultimo la riassegnazione a mansioni coerenti con il proprio inquadramento e capacità professionale. Se il datore viene condannato, il lavoratore ha diritto:
- ad essere reintegrato nelle precedenti mansioni;
- al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale.
Cosa deve fare il lavoratore per farsi riconoscere la qualifica?
Il lavoratore che vuole far accertare il comportamento illegittimo del datore e farsi riconoscere la qualifica deve agire in tribunale con ricorso. Il dipendente avrà l’onere della prova.
Nella domanda devono essere specificate le mansioni effettivamente svolte e la loro corrispondenza a una determinata qualifica e a un determinato livello, come definiti dal contratto collettivo applicato dal datore di lavoro. In altre parole: non si può pretendere di essere creduti sulla parola.
Il procedimento che dovrà seguire il giudice è il seguente:
- individuazione dei criteri generali e astratti previsti dal contratto collettivo;
- accertamento delle mansioni effettivamente svolte dal lavoratore in modo stabile e continuativo;
- raffronto di tali mansioni con le caratteristiche fondamentali della declaratoria relativa al livello di inquadramento rivendicato dal lavoratore.
Il risarcimento per la mancata qualifica
Se il lavoratore chiede un risarcimento perché si è ritrovato con una qualifica sbagliata rispetto alle mansioni che svolge, occorre precisare il nesso causale tra il danno e la condotta datoriale.
Il danno riconosciuto può essere:
- patrimoniale, ad esempio per una perdita di chance;
- non patrimoniale, perché c’è stata una lesione all’integrità psichica, alla professionalità o all’immagine.
Quest’ultimo è risarcibile quando la condotta illecita del datore di lavoro viola in modo grave i diritti del lavoratore tutelati dalla Costituzione, in rapporto alla persistenza del comportamento lesivo, alla durata e reiterazione delle situazioni di disagio professionale e personale, nonché all’inerzia del datore di lavoro rispetto alle istanze del lavoratore, anche a prescindere da una precisa volontà di declassarlo o svilirne i compiti.
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