Come diversificare il proprio portafoglio
Le regole per suddividere gli investimenti in diversi settori, in modo da ridurre il rischio complessivo ed aumentare le probabilità di guadagno.
Una basilare regola di prudenza dice di non mettere mai tutte le uova nello stesso paniere, per evitare che si rompano tutte insieme. Anche nel mondo degli investimenti finanziari questo principio è valido, e si traduce nella diversificazione, che serve, innanzitutto, per evitare perdite, ed anche per incrementare le probabilità di ottenere rendimenti maggiori. Ma in concreto, come diversificare il proprio portafoglio?
Diversificazione: le regole base
Gli strumenti di investimento sono diversificati innanzitutto per genere – esistono le azioni, le obbligazioni, le valute, le materie prime, i metalli preziosi e gli immobili – e poi per tipologia ed area geografica. Ad esempio, le azioni di una consolidata azienda tecnologica americana, come Apple o Microsoft non sono equivalenti, per rischio e potenziale redditività, a quelle di una utility italiana dell’energia (come Enel o Eni), o a quelle di un gruppo assicurativo europeo, e neanche a quelle di una startup innovativa che opera nel medesimo settore.
Per diversificare non basta semplicemente investire in prodotti diversi: devono essere anche non collegati tra loro, nel senso che non devono risentire degli stessi influssi e non comportarsi allo stesso modo al verificarsi di determinati accadimenti, come una ripresa dell’inflazione, una crisi finanziaria, la scarsità di materie prime di approvvigionamento, o un conflitto internazionale. Ad esempio, chi investe solamente in azioni italiane, pur avendo decine, o centinaia, di titoli diversi non sta affatto diversificando, così come chi ha in portafoglio vari titoli di Stato con diverse scadenze e rendimenti cedolari: in caso di crisi, avrebbero tutti lo stesso comportamento.
Quindi per diversificare efficacemente occorre che gli strumenti in cui si investe abbiano un basso grado di correlazione reciproca, e, pertanto, siano in grado di muoversi in direzioni opposte al verificarsi del medesimo evento. Ad esempio, quando salgono i tassi di interesse i titoli azionari tendono a deprimere le loro quotazioni, mentre le obbligazioni di nuova emissione incorporano i nuovi rendimenti.
In cosa investire per realizzare una valida diversificazione
Fortunatamente, oggi esistono prodotti disponibili a tutti i consumatori, come i fondi comuni e gli Etf, che consentono di investire tenendo conto di queste variabili, componendo il proprio portafoglio con i criteri più appropriati in modo da ottenere una adeguata diversificazione.
I fondi comuni di investimento sono grossi panieri di titoli a composizione predeterminata: tra le principali categorie, esistono quelli azionari, quelli obbligazionari, quelli monetari e quelli bilanciati, con numerose sfumature per quanto riguarda l’asset allocation, cioè la distribuzione delle risorse, ed il benchmark, il rendimento atteso.
Gli Etf (Exchange Traded Fund) sono un tipo di fondo d’investimento che replica fedelmente l’indice di riferimento, senza cioè realizzare una “gestione attiva” con criteri preferenziali nella scelta dei titoli che lo compongono. Esistono Etf globali, che contengono in sé interi indici nazionali o addirittura quello mondiale, ed Etf settoriali, come il Nasdaq 100, che investe nelle aziende statunitensi quotate all’omonima Borsa valori degli Stati Uniti, e l’Euro Stoxx 50, che si basa sull’indice delle principali azioni industriali ed europee.
Come fare una buona diversificazione personale
Chi acquista quote di un fondo comune di un investimento, o di un Etf, realizza già una diversificazione di partenza, essendo in grado di acquistare, anche con piccolissimi capitali (ad esempio, solo 1.000 euro) una frazione minimale di azioni o obbligazioni che compongono un vasto paniere di titoli. E già questo contribuisce a ridurre il rischio complessivo del portafoglio.
Ma la diversificazione non è uguale per tutti: ciascun investitore ha la sua propensione di rischio – il grado massimo di perdite che è disposto ad accettare senza sconvolgimenti – ed il suo orizzonte temporale, cioè il periodo entro cui, presumibilmente, non avrà bisogno di rientrare in possesso del capitale investito e potrà lasciarlo maturare. Quindi è necessario stabilire una diversificazione personale e individualizzata, che tenga conto dell’età, delle capacità di risparmio, del livello di preparazione finanziaria e delle necessità di spesa.
Consigli utili per diversificare bene
Ecco alcuni consigli pratici per realizzare una buona diversificazione individuale:
- definisci i tuoi obiettivi di investimento: i soldi ti serviranno a breve termine o soltanto dopo un lungo periodo? Nel primo caso, per ridurre i rischi dovresti concentrarti su investimenti più conservativi, come obbligazioni, titoli di Stato e fondi comuni che investono in questi strumenti; nel secondo caso, puoi considerare anche le azioni e gli Etf che investono sugli indici di Borsa;
- investi in diverse classi di attività, cioè varia la tipologia (azioni, obbligazioni, valute, materie prime) ed i settori economici (tech, finanza, titoli della old economy, utility, moda, automotive, ecc.). Come abbiamo detto, questa è una regola base per ottenere una adeguata diversificazione. Fai in modo che se una classe di attività dovesse andare male, le altre possano andare meglio e non risentire negativamente del medesimo fenomeno;
- investi in diverse aree geografiche, e non soltanto in Italia (che compone meno del 3% del valore mondiale) o in Europa (che non arriva al 30%). Tieni d’occhio le aree più industrializzate ed anche quelle emergenti. Grazie ai fondi comuni ed agli Etf è possibile investire in tutti i Paesi del mondo: in questo modo sarai danneggiato soltanto nel caso di una grave e generalizzata crisi mondiale;
- tieni conto delle dimensioni delle aziende in cui investi: ci sono società mature e consolidate, ed altre emergenti. Le grandi aziende tendono ad essere meno rischiose, ma sono anche meno reattive alle fluttuazioni del mercato, mentre le piccole imprese sono più fragili ed, in compenso, hanno le maggiori aspettative di crescita e dunque di utili (più del 90% delle startup fallisce, ma una su un milione potrebbe essere la nuova Google, o Apple);
- controlla regolarmente il tuo portafoglio di investimenti e, se occorre, fai periodicamente – una o due volte l’anno – il ribilanciamento, cioè il riequilibrio necessario per redistribuire il peso degli investimenti in modo da mantenere il giusto mix rispetto alla strategia che hai deciso di seguire (ad esempio, se in corso d’anno le quotazioni azionarie di un determinato settore hanno avuto un’impennata, dovrai riportare il portafoglio alle corrette proporzioni spostando una parte dei fondi negli altri settori).
Approfondimenti
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