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Come contestare un assegno scoperto

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(@carlos-arija-garcia)
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Cosa deve fare chi non riesce a incassare un titolo di pagamento perché il debitore non ha soldi sul conto.

Può capitare che chi deve pagare una certa somma a qualcuno voglia farlo staccando un assegno e consegnandolo al creditore affinché lo incassi in banca. Ma può anche capitare (e succede, purtroppo) che quel creditore arrivi allo sportello e scopra che il debitore non ha sul conto corrente i soldi necessari a coprire il titolo di pagamento. Ciò non significa che si debba rinunciare per forza a ciò che spetta, purché si abbia ben chiaro come contestare un assegno scoperto.

Incassare un assegno scoperto se il debitore paga

Poiché non è possibile sapere in anticipo se l‘assegno ricevuto è coperto o meno, l’unico modo per scoprirlo è recarsi in filiale ad incassarlo. Se in quel momento si verifica l’inconveniente, il primo passo non lo fa il creditore ma la banca stessa: sarà la filiale a contattare il debitore per chiedere delle spiegazioni e per sollecitarlo a versare il denaro occorrente al pagamento dell’assegno scoperto.

A quel punto, il debitore può coprire l’assegno con la modalità del pagamento tardivo versando, oltre all’importo dell’assegno:

  • il 10% della somma indicata nel titolo di pagamento;
  • gli interessi legali per i giorni di ritardo.

Il pagamento deve avvenire:

  • entro 60 giorni in caso di assegno emesso su piazza, cioè nello stesso Comune in cui si trova la banca;
  • entro 75 giorni se l’assegno è fuori piazza.

Nel momento in cui il debitore deposita sul conto i soldi, il creditore può presentarsi di nuovo in banca per riscuotere l’assegno.

Cosa comporta per il debitore l’assegno scoperto?

Ma non è detto che il debitore sia così solerte da versare subito i soldi per rispettare il suo impegno. In tal caso, come contestare l’assegno scoperto?

Il primo passo, anche in questo caso, lo fa la banca. L’istituto provvede a segnalare il debitore alla Centrale di allarme interbancaria (Cai), l’archivio gestito dalla Banca d’Italia nel quale vengono raccolti e documentati gli utilizzi anomali di assegni bancari, come anche di assegni postali e carte di pagamento. La registrazione nell’archivio avviene a seguito di comunicazioni degli enti segnalanti (le banche, gli uffici postali, gli intermediari finanziari emittenti carte di pagamento, i Prefetti e l’Autorità Giudiziaria). Il debitore viene, in sostanza, iscritto nel registro dei cattivi pagatori, dove il suo nome resterà visibile per sei mesi.

L’obbligo di iscrizione alla Cai è soggetto a differente disciplina a seconda che il mancato pagamento sia dovuto a mancanza di autorizzazione o a mancanza di soldi sul conto del debitore. Nella prima ipotesi, non essendo consentita alcuna regolarizzazione tardiva dell’assegno, l’iscrizione del nominativo del debitore viene effettuata dall’istituto trattario, senza bisogno di alcuna altra formalità, entro e non oltre il ventesimo giorno dalla presentazione al pagamento del titolo.

In questo modo, come spiega la Banca d’Italia, scatta la «revoca di sistema» che comporta per il debitore il venir meno di ogni autorizzazione all’emissione di assegni bancari per un periodo di sei mesi e l’obbligo di restituzione di quelli non ancora utilizzati

La revoca è una conseguenza automatica dell’iscrizione nella Cai.

Se, invece, viene emesso un assegno senza provvista, il debitore può evitare la segnalazione alla Cai attraverso un pagamento tardivo.

Assegno scoperto: la possibilità del protesto

Nel frattempo, il creditore può fare un protesto verso il debitore, considerando che un assegno protestato acquisisce la qualità di titolo esecutivo e che, pertanto, può essere utilizzato ai fini di un eventuale pignoramento.

A tal fine, bisogna rivolgersi ad un notaio oppure ad un ufficiale giudiziario o anche ad un segretario comunale affinché dichiarino pubblicamente il mancato pagamento dell’assegno che si è voluto incassare in tempo utile. Tale azione vale non soltanto nei confronti del debitore ma anche di chiunque l’abbia «girato» a suo favore.

A sua volta, la banca è tenuta a rilasciare una dichiarazione in cui certifica che il creditore non ha potuto incassare l’assegno scoperto nonostante si sia presentato allo sportello entro i termini stabiliti dalla legge. Questa dichiarazione viene presentata alla Camera di Commercio (se il debitore vi è iscritto) affinché venga inserito il nome dell’inadempiente nell’apposito registro informatico.

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Pubblicato : 9 Febbraio 2023 10:45