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Come conservare le criptovalute in modo legale e sicuro

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(@paolo-remer)
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Dove mettere e tenere i propri soldi virtuali: i migliori modi per custodire Bitcoin, Ethereum e tutte le altre monete digitali.

Di solito chi fa trading si preoccupa di acquistare e rivendere Bitcoin, Ethereum e qualsiasi altro token, cioè le monete digitali esistenti sul mercato degli cambi, al miglior prezzo possibile, in modo da realizzare un guadagno. Così però la sicurezza dei propri soldi virtuali finisce in secondo piano: la maggior parte dei trader si accontenta di controllare, a cadenze più o meno regolari, sul monitor del computer, o sul display dello smartphone, l’andamento delle quotazioni  e il controvalore in portafoglio, spesso però dimenticandosi che quelle cifre sono immateriali e non necessariamente corrispondono a soldi veri e realmente disponibili.

Il recente crack di Ftx, il secondo operatore al mondo, ha messo in crisi questo sistema. Questo deve indurre tutti coloro che investono in criptovalute a riflettere sugli aspetti di sicurezza, altrimenti c’è il rischio di perdere in un battibaleno tutto il proprio portafoglio faticosamente costruito e accumulato, e senza speranza di poterlo recuperare. Vediamo, dunque, come conservare le criptovalute in modo legale e sicuro.

Crack di Ftx: cosa ha insegnato?

A novembre 2022, la seconda piattaforma mondiale di scambio valute è fallita: il crack di Ftx ha messo tutti in allarme, e subito si è scatenata la corsa per ritirare in fretta i depositi dagli exchange, i portafogli virtuali che conservano le criptovalute dei risparmiatori e degli investitori. Gli operatori professionali e alcuni esperti hanno invitato alla calma, per non cadere in quella che è stata definita «criptoisteria»: il panico che caratterizza tutte le crisi finanziarie, stavolta applicato al mondo digitale. Intanto in questo periodo chi aveva sempre detto che le valute digitali sono un Far West gongola, ma senza fare proposte concrete per riportare stabilità nel sistema.

Al di là delle diverse opinioni, ciò che è certo è che il mondo delle criptovalute poggia su basi fragili: basta un piccolo “terremoto finanziario” (piccolo perché, tutto sommato, la piattaforma Ftx gestisce un solo token, l’Ftt, e in tutto il mondo sono coinvolti circa 100mila depositanti) per farlo crollare. Del resto il primo cripto-exchange al mondo è Binance, una società senza sede legale, che opera esclusivamente sul web ed il suo stesso fondatore ha definito “apolide”, quindi senza cittadinanza giuridica in nessuno Stato del mondo.

Intanto Binance detiene un valore di 75 miliardi di dollari in monete digitali: per dare un’idea della grandezza, più del doppio di una manovra finanziaria varata ogni fine anno. Per noi italiani, dove anche gli aspetti più minuti della vita quotidiana sono disciplinati da norme e regole, è difficile credere che cifre così grandi possano essere movimentate, detenute e conservate da chi non offre praticamente nessuna garanzia, al di là delle inutili rassicurazioni verbali che compaiono sui disclaimer dei siti.

Com’è regolamentato il mercato delle criptovalute?

Il fatto è che se un sistema economico e finanziario non è regolamentato, chi vi opera in qualità di consumatore non è tutelato, e così alla fine sono i risparmiatori che ci rimettono i soldi investiti nell’acquisto di Bitcoin, o di qualsiasi altra criptovaluta, quando i loro portafogli spariscono all’improvviso e i fondi depositati finiscono chissà dove (di solito in lontani e sperduti Paesi extra-Ue e situati in altri continenti, dove i nostri sistemi giudiziari non riescono ad arrivare)

In assenza di norme di garanzia sui depositi – come quelle “salva-risparmi” che vigono per i normali rapporti in conti correnti presso le banche tradizionali, fino a 100mila euro – è difficilissimo, o per meglio dire quasi impossibile, recuperare i propri soldi investiti in criptovalute. Chi ci perde in tutto ciò è anche il mercato: ne è prova il fatto che le principali criptovalute (Bitcoin ed Ethereum) hanno perso, nel corso del 2022, più del 70% del valore che avevano a inizio anno; anche se oggi alcuni sostengono che proprio la scarsità di offerta generata dal ritiro dei depositi dovrebbe generare una ripresa delle quotazioni.

Cosa fa la Consob nel settore delle criptovalute?

Vero è che la nostra Consob, la Commissione nazionale per le società e la borsa, può sempre intervenire in via preventiva, per allertare i consumatori sui rischi delle criptovalute e specialmente per oscurare i siti che promettono, arbitrariamente, rendimenti certi e sicuri per attività che, invece – come tutti dovrebbero sapere – comportano la possibilità di perdere l’intero capitale investito.

Dal 2019 ad oggi la Consob ha già oscurato circa 800 siti web di intermediari finanziari abusivi: sul sito istituzionale si può consultare la lista completa, periodicamente aggiornata con le ultime, e quasi quotidiane, novità. Ma molti operatori stranieri di cripto-asset variamente denominati sfuggono ai controlli e si infilano tra le maglie della rete, così riuscendo a carpire la fiducia di molti utenti ignari dei pericoli che corrono affidando ad essi i propri soldi.

Cosa cambierà con il regolamento europeo MiCA

Le cose dovrebbero cambiare, in meglio, nel prossimo futuro, con l’attesa introduzione del nuovo regolamento europeo chiamato «MiCA» (mercati delle criptoattività): da quel momento tutti gli intermediari in criptovalute che intendono operare nei paesi Ue dovranno chiedere un’autorizzazione che sarà rilasciata dalle autorità competenti solo dopo aver accertato il rispetto degli standard organizzativi, di trasparenza e di sicurezza necessari a tutelare il pubblico. E ci sarà anche una vigilanza costante sulle attività compiute. Così i consumatori che detengono criptovalute saranno molto più protetti rispetto ad oggi.

3 modi per conservare le criptovalute

Nonostante l’attuale assenza di regole, è comunque possibile cautelarsi con alcuni accorgimenti. Esistono 3 modi per conservare le criptovalute, e ognuno di essi presenta i pro e i contro che ora ti illustriamo. Ti premettiamo – ma se operi nel trading dovresti già saperlo – che il portafoglio digitale in cui si conservano le criptovalute è un wallet elettronico al quale si accede con una doppia chiave: una pubblica e dunque conoscibile da tutti (un po’ come l’Iban bancario) e una privata (simile al Pin del bancomat o alla Otp, one time password, dei conti correnti in home banking), che è riservata all’utente proprietario del wallet e deve (dovrebbe) essere conosciuta soltanto da lui, per ovvi motivi di sicurezza.

Soft wallet messo a disposizione dalla piattaforma

Il primo modo per conservare le criptovalute è quello di utilizzare il portafoglio messo a disposizione dalla piattaforma scelta per fare trading. È un soft wallet perché si basa sul software (programma o app) creato e reso disponibile online dall’exchange.

Questo metodo è il più diffuso, ma presenta grossi pericoli per la corretta custodia del proprio portafoglio: c’è il fondato rischio che il gestore se ne appropri, come il caso Ftx insegna, oppure si può facilmente finire vittima di furti di dati da parte degli hacker, che sono abilissimi nel rubare le credenziali di accesso agli utenti. Lo ripetiamo: queste piattaforme attualmente non operano in un regime regolamentato, e nella maggior parte dei casi non sono neppure assicurate, perciò non offrono ai loro clienti alcuna garanzia di copertura contro questi rischi.

Hard wallet: chiavetta Usb in mano al proprietario

Il secondo modo per conservare le criptovalute è avere un hard wallet, cioè un dispositivo fisico in cui depositarle e tenerle: agli albori dei Bitcoin, nel decennio scorso, si usavano soprattutto gli hard disk, interni o esterni, mentre oggi si sono diffuse le più pratiche e “portabili” chiavette Usb, che si collegano al computer all’occorrenza.

Qui il rischio maggiore è quello di perdere il dispositivo o di averlo danneggiato in modo irrimediabile: se ciò avviene i soldi virtuali diventano irricuperabili. Va ricordato che queste “memorie fredde” sono più fragili di quanto si pensi, e basta il calore eccessivo, un urto come quello provocato dalla caduta sul pavimento, o l’esposizione a sorgenti elettromagnetiche, come un forno a microonde, per distruggerne i contenuti.

Di converso, il vantaggio di questo metodo di custodia è che le criptovalute, e le relative chiavi private per aprire il wallet, sono custodite offline anziché essere collegate alla rete Internet: quindi sono al riparo dagli hacker e dalle eventuali attività illecite che la stessa piattaforma di exchange potrebbe compiere. Tra gli esperti di sicurezza informatica, qualcuno dice: l’unico computer al sicuro è un computer spento. E qualcun altro aggiunge: non basta, deve essere anche staccato dall’alimentazione elettrica, altrimenti qualcuno potrebbe accenderlo a distanza. I portafogli digitali tenuti su chiavette Usb rispettano questi elevati standard di sicurezza.  

Deposito del wallet in custodia

La soluzione della chiavetta Usb che abbiamo appena visto può essere paragonata al classico materasso che un tempo (e forse ancora oggi) si usava per nascondere il denaro tradizionale, quello in monete sonanti e banconote fruscianti, anziché depositarlo in banca. Ma se l’alternativa tra custodia online e offline del wallet ti sembra troppo drastica, e non vuoi correre il rischio di perdere la chiavetta o l’hard disk nel quale è custodito il tuo prezioso portafoglio di criptovalute, puoi affidarti ai servizi di custodia offerti da alcuni soggetti autorizzati, come le banche ed altri intermediari finanziari che agiscono come depositari per conto dei clienti.

Si tratta di soggetti terzi rispetto ai gestori dei servizi di trading, e comunque, prima di affidare il proprio denaro digitale ad uno di questi soggetti, è bene verificare che siano del tutto indipendenti da essi, e che dispongano di una garanzia assicurativa per coprire gli “infortuni”, che nel nostro caso sono costituiti precipuamente dai furti compiuti dagli hacker. La cartina al tornasole per verificare l’affidabilità e la serietà di tali soggetti è la loro sede legale: se si trova in Italia o in un altro Stato aderente all’Unione Europea si può stare ragionevolmente tranquilli, perché sono sottoposti al regime normativo e di vigilanza nazionale e comunitario. Sui siti di riferimento bisogna sempre verificare la presenza dell’autorizzazione rilasciata dalla Consob ad operare come intermediario finanziario in Italia.

Un ulteriore vantaggio del deposito del wallet in custodia presso uno di questi soggetti autorizzati e muniti di adeguate garanzie è che in questo caso operano le norme del Codice civile sul contratto di deposito e quelle del Testo Unico Bancario, per cui è possibile intentare una causa civile per la restituzione del maltolto, in caso di svuotamento del conto deposito in cui sono conservate le criptovalute o di sparizione del proprio portafoglio digitale.

 
Pubblicato : 6 Luglio 2023 09:00