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Come cancellarsi dal fisco italiano

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(@paolo-remer)
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Come si fa per cambiare la residenza fiscale trasferendola all’estero, in modo da non dover più pagare le tasse in Italia; come ci si iscrive all’Aire.

In Italia il carico fiscale è davvero pesante. Il solo fatto che il tax freedom day, il giorno convenzionale per la liberazione dai debiti tributari, cade il 7 giugno fa capire che fino a quel giorno lavoriamo esclusivamente per pagare le tasse allo Stato, e solo nella seconda parte dell’anno iniziamo a guadagnare per noi stessi. Così molti italiani – lavoratori dipendenti, imprenditori, pensionati – pensano seriamente di trasferirsi all’estero, ma per farlo bisogna sapere come cancellarsi dal fisco italiano

Senza gli essenziali adempimenti che ti spiegheremo, tutto sarebbe inutile: infatti l’Agenzia delle Entrate continuerebbe a pretendere il pagamento delle imposte dovute sui vari tipi di redditi realizzati, anche all’estero. Il concetto base da cui partire è quello di residenza fiscale: il suo cambiamento, e la sua cancellazione, assomiglia per certi versi alla procedura che si fa nei casi di variazioni anagrafiche e di indirizzo del luogo scelto come propria abitazione principale e dimora abituale.

La residenza fiscale 

Ogni persona fisica o giuridica ha, oltre alla residenza anagrafica, una residenza fiscale: è il luogo dove ciascuno ha ubicato il centro dei propri interessi reddituali, patrimoniali e finanziari. La normativa tributaria si fonda sul principio di territorialità per individuare i contribuenti tenuti al pagamento delle imposte, e considera «soggetto passivo Irpef» [1] la persona fisica che, per la maggior parte dell’anno, è residente anagraficamente in Italia, oppure ha un domicilio nel territorio nazionale, anche se ha una residenza formalmente estera.

In particolare, la residenza fiscale in Italia è attribuita automaticamente dalla legge [1] alle persone fisiche che «per la maggior parte del periodo di imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del Codice civile». In base a questo semplice criterio di prevalenza temporale, basta risiedere anagraficamente, o avere il domicilio, in una qualsiasi parte del territorio italiano per almeno 183 giorni all’anno (184 giorni per gli anni bisestili) per essere considerati fiscalmente residenti in Italia.

In altre parole, la residenza fiscale collega un soggetto allo Stato che ha il potere di tassarlo; la cittadinanza, invece, non conta a tali fini. Quindi uno straniero può essere fiscalmente residente in Italia, se lavora nel nostro territorio per la maggior parte dell’anno o se ha qui la sua dimora abituale, la sua famiglia e le proprie attività commerciali. Per un esempio frequente, che riguarda i lavoratori transfrontalieri, leggi “Chi lavora in Svizzera deve pagare le tasse in Italia?“.

Come trasferire la residenza fiscale all’estero: l’iscrizione all’Aire

Abbiamo visto che se un soggetto è considerato fiscalmente residente in Italia, deve pagare al nostro Stato le imposte sui redditi percepiti, anche se sono stati prodotti oltreconfine. Ma se si sposta la propria residenza fiscale all’estero questo criterio non opera più, e da quel momento si diventa – finalmente, dirà qualcuno – soggetti alla tassazione dello Stato nel quale ci si è trasferiti, che potrà essere, a seconda dei casi, più o meno favorevole di quella italiana (per avere un’idea, leggi “Pensione esentasse: dove godersela all’estero“). 

Per realizzare questo risultato è sempre necessaria l’iscrizione all’Aire (acronimo di: Anagrafe italiana dei residenti all’estero). L’iscrizione all’Aire si compie attraverso una dichiarazione scritta e depositata al Consolato competente per territorio. Alla domanda occorre allegare i documenti di vario genere che provano il conseguimento effettivo della nuova residenza all’estero e la permanenza stabile in tale località: ad esempio, la carta di identità rilasciata dallo Stato straniero, le bollette delle utenze dell’abitazione, il contratto di lavoro dipendente stipulato con un’azienda che ha sede in quello Stato.

Quando avviene la cancellazione dal fisco italiano

L’effetto dell’iscrizione all’Aire compiuta con esito positivo è la cancellazione dagli elenchi anagrafici della popolazione residente in Italia (questo comporta la perdita del diritto all’assistenza sanitaria, tranne che per le urgenze). In questo modo l’iscritto all’Aire ottiene la cancellazione dal fisco italiano.

Ricorda che, se nonostante l’iscrizione formale all’Aire mantieni il tuo reale domicilio in Italia, l’Agenzia delle Entrate potrà considerarti ancora soggetto passivo d’imposta, e dunque sarai tenuto a pagare le tasse in Italia. L’iscrizione all’Aire, infatti, opera soltanto come una presunzione di residenza estera, e il fisco può addurre elementi di segno contrario per dimostrare la permanenza del contribuente in Italia: la presenza della famiglia, la disponibilità di un’abitazione, il possesso di beni immobili, la disponibilità di conti correnti e rapporti finanziari accesi presso istituti di credito italiani (per maggiori dettagli leggi “Residenza estera: come si dimostra?“).  

Approfondimenti

Per approfondire gli argomenti trattati leggi anche questi articoli:

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Pubblicato : 12 Novembre 2022 10:40