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Chi viene arrestato deve comunicare l’assenza al lavoro?

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(@angelo-greco)
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Se un dipendente viene arrestato, ha l’obbligo di comunicare al datore di lavoro l’assenza dal posto? Ecco una guida completa su cosa fare e cosa non fare.

Molte persone si chiedono cosa succede se un dipendente viene arrestato e non può più presentarsi al lavoro. Deve il dipendente comunicare la propria situazione al datore di lavoro? Quali sono le conseguenze di un’omessa comunicazione: si può essere licenziati? In questo articolo, risponderemo a queste e altre domande, fornendo una guida completa su come comportarsi in caso di arresto e di conseguente assenza dal lavoro. Lo daremo alla luce di una recente sentenza della Cassazione che spiega come comportarsi.

Un dipendente che viene arrestato deve comunicare la propria assenza al datore di lavoro?

La risposta è sì. Secondo la Cassazione [1], nonostante venga arrestato, il dipendente ha l’obbligo di comunicare la propria assenza al datore di lavoro non appena possibile (o meglio, non appena la polizia gli consentirà di farlo), anche attraverso un proprio familiare. Questa comunicazione deve essere tempestiva, efficace ed esaustiva, ovvero deve spiegare i motivi dell’assenza e la sua durata presumibile.

Supponiamo il caso di Mario, un dipendente di un’azienda sanitaria locale. Mario viene arrestato e non può presentarsi al lavoro. Egli ha l’obbligo di comunicare la propria situazione al datore di lavoro, spiegando i motivi del suo arresto e quanto tempo prevede di essere assente.

Quali sono le conseguenze se un dipendente arrestato non comunica la sua assenza al datore di lavoro?

Se un dipendente arrestato non comunica la sua assenza al datore di lavoro, può rischiare di perdere il posto. Questo perché, secondo la legge, il datore di lavoro ha il diritto di sapere i motivi dell’assenza del dipendente e di organizzare il lavoro in sua assenza. Se il dipendente non fornisce queste informazioni, il datore di lavoro può considerare l’assenza ingiustificata e procedere con il licenziamento.

Riprendiamo il caso di Mario. Se Mario non comunica la sua assenza al datore di lavoro, potrebbe rischiare il licenziamento. Anche se la moglie di Mario informa informalmente il direttore amministrativo dell’azienda sanitaria locale dell’arresto di Mario, questa comunicazione è considerata irrilevante, poiché non fornisce tutte le informazioni necessarie al datore di lavoro.

Si può essere licenziati solo perché arrestati?

Ipotizziamo il caso in cui il dipendente, rispettoso delle regole contrattuali, comunichi tempestivamente al proprio datore di lavoro dell’arresto e quindi dell’impossibilità di presentarsi sul posto. Basterebbe una situazione del genere per giustificare un licenziamento? Più volte la Cassazione ha avuto modo di spiegare che anche i comportamenti fuori dall’orario di lavoro possono influire sul rapporto di fiducia del datore e quindi determinare la cessazione unilaterale del rapporto. Questo perché – ricorda sempre la Cassazione – il dipendente, anche quando non svolge le proprie mansioni, deve tutelare l’immagine dell’azienda, preservandola da qualsiasi danno che possa derivare dalle sue condotte. 

Ma affinché il datore possa licenziare un dipendete solo perché è stato arrestato o comunque perché è indagato è necessario che, da tale circostanza, derivi un pregiudizio per la sua attività. E quindi vi deve essere un collegamento tra il reato e le mansioni a cui è preposto. Tanto per fare un esempio, sarebbe licenziatile il dipendente di una banca indagato per truffa o per usura, il collaboratore di una scuola arrestato per spaccio e così via.

È vero che la nostra Costituzione impone la presunzione di innocenza fino a sentenza di condanna divenuta definitiva, ma nel frattempo in cui si svolge il processo penale il datore potrebbe applicare una misura come la sospensione dall’incarico in attesa della pronuncia del giudice. Per maggiori informazioni su questo aspetto leggi Si può licenziare un dipendente condannato penalmente?

Che succede se la comunicazione dell’assenza viene fatta in modo incompleto o tardivo?

Anche una comunicazione incompleta o tardiva dell’assenza può portare a conseguenze negative per il dipendente. Infatti, per essere valida, la comunicazione deve avvenire nel minor tempo possibile, fermi ovviamente i limiti imposti dalle autorità all’atto del fermo. E non solo: il dipendente non può motivare l’assenza con cause diverse da quella effettiva. Non può cioè dire che è malato o prendersi dei giorni di ferie, perché il datore deve essere informato sulla vita del dipendente, anche quella personale quando questa può incidere sul rapporto di lavoro come appena detto.

Se non vengono forniti tutti i dettagli necessari, o se la comunicazione viene fatta in ritardo, il datore di lavoro può considerare l’assenza come ingiustificata. 

Se Mario comunica al datore di lavoro la sua assenza solo dopo due mesi dal suo arresto, o se la comunicazione è vaga e non fornisce dettagli precisi sulle ragioni dell’arresto e sulla sua durata, l’azienda sanitaria locale può considerare questa assenza come ingiustificata e procedere al licenziamento.

Una comunicazione di assenza efficace deve includere i motivi reali dell’assenza, la sua durata presumibile e, se possibile, altre informazioni rilevanti che possano aiutare il datore di lavoro a organizzare il lavoro in assenza del dipendente.

 
Pubblicato : 18 Maggio 2023 19:15