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Chi subentra in caso di rinuncia all’eredità di un genitore?

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(@angelo-greco)
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Cosa succede quando un genitore rinuncia all’eredità: suo figlio diventa automaticamente erede al posto suo? 

Ti sei mai chiesto cosa succede quando qualcuno rinuncia all’eredità di un genitore? Chi prende il posto del rinunciante nella successione ereditaria? Queste sono domande comuni quando si tratta di diritto delle successioni, e la risposta è piuttosto complessa. In questo articolo cercheremo di rendere la questione semplice e pratica: vedremo innanzitutto chi subentra in caso di rinuncia all’eredità di un genitore. Esploreremo in dettaglio le norme di successione del codice civile, concentrando particolarmente la nostra attenzione sulla cosiddetta «rappresentazione» e sulla figura del rappresentante ossia colui che subentra in caso di rinuncia all’eredità.

Cos’è la rappresentazione nella successione ereditaria?

La rappresentazione è un meccanismo previsto dall’articolo 467 del codice civile che permette ai discendenti di una persona (i cosiddetti “rappresentanti”) di subentrare in una eredità o in un legato al posto di quest’ultima (il “rappresentato”) nel caso in cui non voglia o non possa accettare. Pertanto se un soggetto rinuncia all’eredità lasciatagli dal proprio padre, al suo posto il diritto di accettare l’eredità si trasferisce ai suoi figli, nipoti del defunto.

Come funziona la rappresentazione in pratica?

Supponiamo che Antonio, un padre, muoia. Normalmente, suo figlio Bartolomeo dovrebbe ereditare. Ma cosa succede se Bartolomeo rinuncia all’eredità o se è morto prima del padre? In questo caso, l’eredità si devolve a Carlo, figlio di Bartolomeo, che diventa il rappresentante di Bartolomeo.

Quando si applica la rappresentazione?

Il meccanismo della rappresentazione – ossia la sostituzione dei discendenti al posto dell’erede che non vuole o non può accettare – si applica sia in assenza di un testamento (la cosiddetta successione per legge) che in presenza (la cosiddetta successione testamentaria), sempre che il testatore non abbia designato un sostituto al posto dell’erede o legatario rinunciante.

In particolare, la rappresentazione si attiva nei seguenti casi:

  • il chiamato all’eredità è assente;
  • il chiamato all’eredità è indegno;
  • il chiamato è già morto;
  • il chiamato rinuncia all’eredità;
  • il chiamato ha perso il diritto di accettare per decadenza o per prescrizione;
  • il chiamato è stato diseredato.

Quando non si applica la rappresentazione?

È bene poi sapere che la rappresentazione non si applica se l’eredità o il legato comprendono un usufrutto o un altro diritto di natura personale.

Chi può beneficiare della rappresentazione?

La rappresentazione opera a favore dei discendenti dei figli del defunto (anche se adottivi) e, nella linea collaterale, a favore dei discendenti dei fratelli e delle sorelle del defunto.

Quindi se una persona muore senza fare testamento e, tra gli eredi, c’è un fratello, ma questo è già morto in precedenza, al suo posto l’eredità finisce al figlio del fratello. E lo stesso dicasi se il fratello ereditasse in forza di un testamento.

Quali sono gli effetti della rappresentazione?

La rappresentazione opera all’infinito, indipendentemente dal grado dei discendenti o dal loro numero in ciascuna stirpe. Inoltre, la rappresentazione ha luogo anche nel caso di unicità di stirpe e, quando si verifica, la divisione dell’eredità si fa per stirpi.

Che succede se non è possibile ricorrere alla rappresentazione?

Se l’erede chiamato non vuole o non può succedere, ma non è possibile ricorrere alla rappresentazione, la sua quota passa proporzionalmente agli altri eredi, i quali vedono così accrescersi le quote. Questo fenomeno è noto come accrescimento.

Ad esempio, se il defunto lascia due figli, ma uno è premorto senza avere discendenti, l’altro eredita anche la quota del premorto, accrescendo la propria.

L’accrescimento opera solo se non si può ricorrere alla rappresentazione.

 
Pubblicato : 9 Giugno 2023 06:00