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Chi risponde di mobbing?

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(@angelo-greco)
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Chi deve versare il risarcimento e come si fa la causa per mobbing. Quando il mobbing dei colleghi di lavoro o dei superiori è reato. 

La vittima di mobbing ha diritto a chiedere il risarcimento solo se riesce a dimostrare di aver subìto un effettivo e attuale danno alla propria salute psicofisica. Dunque, solo dopo aver raccolto la prova di ciò, il dipendente mobbizzato può sperare di vincere la causa. Ma chi risponde di mobbing? 

Il dubbio potrebbe sorgere tutte le volte in cui non v’è coincidenza tra l’autore della condotta vessatoria e il datore di lavoro. Esiste il mobbing può essere compiuto non solo dal capo, ossia dal vertice dell’azienda, ma anche da qualsiasi superiore gerarchico nonché dai colleghi dello stesso livello contrattuale.

Il più delle volte si ritiene che del mobbing risponda solo chi lo commette. E invece non è così, non almeno sotto il profilo risarcitorio. Facciamo dunque il punto della situazione alla luce delle più recenti pronuncia della giurisprudenza [1].

Cos’è il mobbing?

Il mobbing è un comportamento vessatorio che si consuma nell’ambito del rapporto di lavoro. È caratterizzato da:

  • una serie di comportamenti (che, singolarmente presi, possono anche essere leciti): elemento oggettivo
  • il cui unico intento è quello di mortificare la vittima, emarginarla, vessarla: elemento soggettivo.

Potrebbe quindi costruire mobbing il reiterato rifiuto, da parte del datore di lavoro, di accordare le ferie al dipendente nel periodo da questi proposto o la continua richiesta di lavoro straordinario o festivo. 

Per poter fare una causa di mobbing non è quindi sufficiente dimostrare il comportamento illecito protratto nel tempo, ma anche la finalità che lo ha determinato che, come anticipato, deve consistere in un disegno vessatorio ai danni di uno specifico lavoratore. Inoltre, è necessario dimostrare la prova di un danno alla salute e/o alla carriera. 

Chi può commettere mobbing?

Come anticipato in apertura non c’è solo il mobbing del datore di lavoro. A commettere il mobbing può essere qualsiasi altro soggetto inserito nella struttura aziendale. In particolare si distingue tra:

  • mobbing verticale, quello cioè compiuto da un superiore gerarchico anche se non si tratta del datore di lavoro; 
  • mobbing orizzontale, quello cioè causato dalle condotte dei colleghi dello stesso livello contrattuale.

Il mobbing è un reato?

Il mobbing è innanzitutto un illecito civile che dà diritto al risarcimento del danno. In alcune ipotesi esso può integrare gli estremi del reato di maltrattamenti sul lavoro; ciò però avviene solo nei piccoli ambienti lavorativi, laddove il datore di lavoro è costantemente a contatto con i dipendenti e ne indirizza l’operato. In tal caso è possibile sporgere querela alla polizia, ai carabinieri o direttamente presso la Procura della Repubblica entro 3 mesi dall’ultimo atto vessatorio.

Chi risarcisce per il mobbing?

In caso di reato, del mobbing ne risponde solo chi lo commette. Difatti, la legge stabilisce che la responsabilità penale è solo personale. Tuttavia, come anticipato, il reato di mobbing si configura quasi esclusivamente a carico del datore di lavoro quando tra questi e il dipendente vi è un rapporto molto stretto e quotidiano. In assenza di tale elemento, ad esempio nelle aziende di grandi dimensioni – dove il datore di lavoro a volte non conosce neanche i singoli dipendenti (si pensi a una banca) – il mobbing costituisce solo un illecito civile che dà diritto al risarcimento. 

Veniamo allora alla causa civile di risarcimento. Chi risponde del mobbing? Secondo la giurisprudenza, è il datore di lavoro a risarcire il dipendente mobbizzato, anche quando le condotte illecite sono state poste in essere da altri soggetti come i suoi colleghi o superiori gerarchici. Infatti il datore di lavoro è responsabile – ai sensi dell’articolo 2087 del codice civile – della salute non solo fisica ma anche psichica dei propri dipendenti. Ne risponde, dunque, in quanto obbligato per contratto a tutelare l’integrità psicofisica o morale di dipendenti e collaboratori, minata invece dal clima vessatorio o emarginante che si respira in azienda. 

Ma attenzione: ciò vale solo quando il datore è al corrente del disegno vessatorio messo in pratica dagli altri lavoratori, ma nulla fa per impedirlo o farlo cessare. Il capo invece che non è al corrente del mobbing, perché magari non gli è stato segnalato dallo stesso interessato, non ha alcuna responsabilità, neanche di carattere civile, e non è pertanto tenuto al risarcimento. 

Quindi, per farsi pagare i danni dall’azienda in caso di mobbing, è necessario informare subito i vertici, la società stessa o – se si tratta di persona fisica – il datore di lavoro. Solo allora questi potrà essere condannato a risarcire il lavoratore in conseguenza del mobbing subito dai propri colleghi o superiori, laddove sia stato al corrente del clima vessatorio o emarginante instauratosi ai suoi danni e non abbia fatto nulla per impedirlo o farlo cessare.

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Pubblicato : 26 Gennaio 2023 10:33