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Chi assiste un familiare disabile deve lavorare di notte?

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(@angelo-greco)
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Diritto al lavoro e assistenza alla disabilità: nuove indicazioni dalla Corte di Cassazione. Un lavoratore con a carico una persona disabile non è obbligato a lavorare di notte, indipendentemente dalla gravità della disabilità. Questa decisione cambia la percezione di molti aspetti del diritto del lavoro e dell’assistenza alla disabilità in Italia.

Quali diritti ha un lavoratore che assiste una persona disabile? È obbligato a lavorare anche di notte? E in che misura la gravità della disabilità influisce sui diritti dei care giver? Queste sono solo alcune delle domande che si pongono coloro che si trovano a dover conciliare l’attività lavorativa con l’assistenza a un familiare disabile. La recente ordinanza 12649/2023 della Corte di Cassazione fornisce alcune risposte interessanti a questi interrogativi, con importanti implicazioni per i lavoratori e le aziende.

Cosa dice la Cassazione sul lavoro notturno dei care giver?

La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei primi due gradi di giudizio, ha stabilito che un lavoratore con a carico una persona disabile non è obbligato a prestare attività in orario notturno. E ciò indipendentemente dalla gravità della malattia del familiare. Tale decisione si basa sull’interpretazione dell’articolo 11, comma 2, lettera c) del decreto legislativo 66/2003 che afferma il non obbligo a effettuare lavoro notturno da parte del lavoratore o della lavoratrice che ha a carico una persona ritenuta disabile in base alla legge 104/1992.

Leggi anche Lavoratore con 104: deve fare i turni notturni e la reperibilità?

Quanto è importante la gravità della disabilità?

Un aspetto particolarmente interessante della sentenza riguarda la questione della gravità della disabilità. Secondo alcuni, il lavoratore dovrebbe essere esentato dal lavoro notturno solo se l’handicap del familiare è grave. Tuttavia, la Corte di Cassazione non condivide questa interpretazione e ammette l’esenzione per qualsiasi forma di disabilità.

Ricorda la Suprema Corte, l’articolo 3 della legge 104/1992 definisce sia la condizione di handicap (comma 1) che quella di handicap grave (comma 3) e che è «in condizione di disabilità già chi presenta le menomazioni descritte dal comma 1». Inoltre il requisito di essere “a carico” non influisce sulla gravità della disabilità. Infatti, argomentano i giudici «non può certo negarsi che si possa avere cura e fare carico di una persona che presenti una minorazione che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione, anche quando la stessa non renda necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella festa individuale o in quella di relazione».

Poniamo il caso di Tizio, un lavoratore che assiste il suo fratello, affetto da una forma di disabilità non grave. Secondo l’interpretazione della Corte, Tizio non è obbligato a lavorare di notte, indipendentemente dalla gravità della disabilità del fratello. Questo perché l’articolo 3 della legge 104/1992 definisce sia la condizione di handicap che quella di handicap grave, e la persona è considerata in condizione di disabilità già se presenta le menomazioni descritte dal comma 1.

A conferma di tale interpretazione, la Cassazione ricorda che quando la legge ha voluto subordinare il riconoscimento di un beneficio alla sussistenza di un handicap grave, lo ha espressamente previsto. Del resto la stessa Cassazione, con l’ottica di tutelare la persona disabile, ha stabilito che il trasferimento senza consenso del lavoratore è vietato anche se la disabilità del familiare di cui si prende cura non è grave, nonostante tale condizione di gravità sia prevista dalla norma.

L’Impatto della sentenza sul diritto del lavoro e sull’assistenza alla disabilità

Questa sentenza della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni per il diritto del lavoro e per l’assistenza alla disabilità in Italia. Da un lato, rafforza i diritti dei lavoratori che assistono persone disabili, anche in caso di disabilità non grave. Dall’altro, manda un messaggio chiaro alle aziende: la tutela della persona disabile e del lavoratore che ne ha la cura deve essere una priorità, indipendentemente dalla gravità della disabilità.

 

 
Pubblicato : 16 Maggio 2023 11:15