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Che valore legale ha un messaggio WhatsApp?

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(@angelo-greco)
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Prove in un processo: lo screenshot e la tutela della privacy.

Nell’ambito di un processo civile o penale, la prova è spesso racchiusa in una conversazione su una chat, da un commento o un messaggio lasciato su un social, da un’email o uno scambio di conversazioni su WhatsApp. Se un tempo però era normale (e piuttosto facile) portare in giudizio lettere e documenti, la cosa diventa più complicata, almeno sotto il profilo tecnico, quando si tratta di prove digitali. È normale allora chiedersi che valore legale ha un messaggio WhatsApp. In realtà, la risposta a questa domanda è piuttosto semplice. Ciò che pone maggiori complicazioni è come questo messaggio possa essere acquisito al processo e se la sua acquisizione in violazione dell’altrui privacy – ossia senza il consenso dell’altra parte – possa ritenersi ugualmente lecita.

Di tali argomenti si è spesso occupata la Cassazione, soprattutto nell’ambito dei processi di separazione, con riferimento alla prova di un tradimento, o nell’ambito del recupero crediti, con riferimento invece alla prova dell’esistenza dell’obbligazione pecuniaria.

Di tanto parleremo nel seguente articolo: terremo cioè conto di che valore hanno gli screenshot su WhatsApp ai fini della prova legale nel processo e se l’acquisizione di questi, avvenuta di nascosto, possa costituire un meno un reato.

Come acquisire le prove su WhatsApp  

Acquisire la prova di una conversazione via WhatsApp senza violare la legge non è cosa semplice. Bisognerebbe agire senza artifici o atti violenti. E difatti, secondo la Cassazione:

  • inserire un software spia nel cellulare altrui che riveli le conversazioni integra il reato di accesso abusivo a sistema informatico;
  • strappare lo smartphone di mano al proprio partner, farlo cioè con violenza, integra il reato di rapina;
  • accedere all’altrui email, anche se si dispone dei relativi codici di accesso (ottenuti in precedenza, ma per altre ragioni) integra anch’essa una condotta contraria alla privacy (si parla, pure in questo caso, del reato di accesso abusivo a sistema informatico.

Quindi per acquisire la prova di una chat su WhatsApp e fare uno screenshot bisognerebbe sperare nella distrazione del titolare che lasci il proprio smartphone incustodito, ad esempio sul tavolo della cucina o sul divano. In quel caso è possibile fare una fotografia del displayda cui risulti il contenuto che si intende utilizzare come prova.

C’è anche un’altra soluzione che è quella della prova testimoniale. Ad esempio, l’eventuale conversazione hot di una donna, scoperta dal figlio, può entrare in tribunale attraverso le dichiarazioni di quest’ultimo.

Leggere una chat WhatsApp e fare uno screenshot è reato?

Secondo la Cassazione (ord. n. 13121/2023), il consenso al trattamento dei dati personali non è richiesto quando è necessario ai fini dello svolgimento di investigazioni difensive di cui alla legge n. 397 del 2000 o comunque per far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria (tanto è disposto dall’articolo 24 comma 1, lett. f) del D.Lgs. n. 196 del 2003). Perciò i giudici supremi hanno ritenuto utilizzabili in processo le foto delle conversazioni WhatsApp utilizzate esclusivamente per far valere il diritto del marito all’addebito della separazione a carico della moglie.

Dunque, fuori dai casi di accesso abusivo al cellulare o acquisizione violenta dello stesso, fare lo screenshot della conversazione trovata casualmente sullo smartphone altrui non è reato: non integra cioè una violazione della legge sulla privacy e può costituire prova in un processo civile o penale.

Che valore hanno gli screenshot di messaggi WhatsApp?

La giurisprudenza ha ritenuto che gli screenshot dei messaggi su WhatsApp hanno lo stesso valore delle normali scritture private: ossia fanno prova contro l’avversario se questi non ne disconosce la conformità all’originale. A tal fine però non basta semplicemente “opporsi” all’acquisizione dell’immagine digitale: è necessario anche giustificare le ragioni di tale opposizione e insinuare nel giudice il fondato dubbio che tale rappresentazione (la stampa dello screenshot) non sia corrispondente all’originale, sia stata “taroccata” o comunque non vi sia certezza in merito alla sua data.

Al contrario, se il destinatario di tali messaggi non ne contesta l’esistenza e la genuinità, tale documentazione fa prova contro di lui.

Mario porta in processo lo screenshot di una conversazione intrattenuta con Marcello con cui questi si impegnava a restituirgli 2mila euro a seguito di un prestito fatto oralmente. Marcello dovrebbe dimostrare che lo screenshot è stato alterato con software di videoritocco e che non è genuino. Se invece ammette che tale conversazione c’è stata, il messaggio WhatsApp ha la stessa valenza probatoria di un documento scritto.

Dunque, una volta che la controparte riconosce l’esistenza della conversazione WhatsApp e non la contesta, la stessa acquista valore di prova contro di lui.

 
Pubblicato : 6 Luglio 2023 19:10