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Che cos’è il matrimonio in diritto?

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(@mariano-acquaviva)
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Quali sono le formalità da rispettare per celebrare un matrimonio valido? Quali sono i principali obblighi che sorgono in capo ai coniugi?

Per alcuni è il giorno più importante, per altri il più sciagurato. Nel bene o nel male, il matrimonio segna la vita degli sposi, a volte irrimediabilmente. Come diremo, infatti, separazione e divorzio potrebbero non essere in grado di cancellare tutti gli effetti derivanti dalle nozze. È in questo contesto che si pone il seguente quesito: che cos’è il matrimonio in diritto?

Come vedremo, per la legge il matrimonio è sia un atto che un rapporto: il primo è quello che avviene durante la celebrazione, mentre il secondo fa riferimento a tutti gli effetti conseguenti ad esso. È invece sbagliato dire che il matrimonio è un contratto: per definizione, infatti, il contratto può avere un contenuto esclusivamente economico (una locazione, una compravendita, ecc.). Ma procediamo con ordine.

Cos’è il matrimonio per la legge?

Come anticipato in apertura, il matrimonio può essere inteso in due sensi:

  • come atto con il quale si costituisce il vincolo matrimoniale. Consiste nella manifestazione, resa al pubblico ufficiale celebrante (o al sacerdote), della volontà delle parti di unirsi in matrimonio;
  • come rapporto che, a seguito della celebrazione, si instaura tra i coniugi. A questo aspetto si riferisce la disciplina dei diritti e dei doveri dei coniugi, dei rapporti patrimoniali tra gli stessi, della separazione personale e del divorzio.

Non va poi dimenticato che, secondo l’articolo 29 della Costituzione, la famiglia è fondata sul matrimonio, dal quale discendono in capo ai coniugi reciproci diritti e obblighi.

Come si celebra il matrimonio?

Il matrimonio è un atto formale e personale, che produce effetti solamente se concluso nei modi prescritti dalla legge.

Il primo adempimento è costituito dalla promessa. Si tratta di un atto civile obbligatorio che serve a dichiarare la propria intenzione a sposarsi reciprocamente, senza nessuna costrizione, nel senso che la dichiarazione non è giuridicamente vincolante.

Il successivo adempimento è costituito dalle pubblicazioni.

Si tratta di un adempimento formale che serve a rendere note le nozze a tutta la collettività, in modo tale che chiunque vi abbia interesse e sia a conoscenza di un impedimento possa fare opposizione.

Le pubblicazioni consistono nell’affissione, nell’albo pretorio (anche online) del Comune di residenza degli sposi, di un atto che contiene le loro generalità complete e l’indicazione della data delle nozze. Le pubblicazioni restano affisse per almeno otto giorni.

Al momento della celebrazione, l’ufficiale di stato civile (sindaco o suo delegato), alla presenza di due testimoni, ricorda agli sposi i doveri che derivano dall’unione e, infine, fa sottoscrivere loro l’atto di matrimonio che verrà trascritto nei registri dello stato civile del Comune.

Quali sono i requisiti per potersi sposare?

Affinché due persone possano sposarsi è necessario che sussistano i seguenti requisiti:

  • la maggiore età. Il tribunale può eccezionalmente consentire al minorenne che ha compiuto sedici anni di sposarsi, purché esistano gravi motivi e venga accertata la maturità psicofisica del soggetto;
  • la sanità mentale. L’interdetto per infermità di mente non può sposarsi. Inoltre, può essere impugnato il matrimonio contratto da una persona che, al momento della celebrazione, per qualsiasi causa, anche transitoria, era incapace di intendere e di volere (ad esempio, perché ubriaco o sotto effetto di stupefacenti);
  • la libertà di stato, nel senso che non può sposarsi chi è già sposato con altra persona, a meno che il precedente matrimonio non sia stato sciolto (per divorzio, ad esempio), sia stato dichiarato nullo oppure sia stato annullato. La violazione di questo requisito fa scattare il reato di bigamia.

È necessario inoltre che tra i futuri coniugi non ci siano vincoli di parentela, salvo la possibilità di ottenere una speciale dispensa dal tribunale nel caso in cui il vincolo non sia stretto.

Ad esempio, i cognati possono sposarsi se c’è l’autorizzazione del tribunale, mentre fratello e sorella non possono mai contrarre matrimonio.

Quali conseguenze derivano dal matrimonio?

Dal matrimonio inteso come atto derivano una serie di conseguenze giuridiche ben precise nei riguardi degli sposi. È questo il cosiddetto matrimonio-rapporto.

La norma fondamentale è rappresentata dall’articolo 143 del codice civile, secondo il quale dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione.

Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.

La violazione di questi doveri costituisce motivo di addebito della separazione, allorquando la convivenza sia divenuta intollerabile a causa della condotta colpevole di uno dei due coniugi.

È il classico caso del marito fedifrago che porta avanti una relazione adulterina.

È tuttavia possibile separarsi anche in assenza di condotte particolarmente gravi: è sufficiente che marito e moglie non stiano più bene insieme.

Solo il divorzio consente di sciogliere il vincolo di coniugio. A seguito della separazione, infatti, marito e moglie restano tali, essendo quindi impossibilitati a risposarsi.

Il divorzio può essere ottenuto sei mesi dopo la separazione consensuale e un anno dopo la separazione giudiziale.

Nonostante il divorzio, tra marito e moglie continuano a sopravvivere determinati rapporti. Ad esempio, il coniuge economicamente più debole conserva il diritto a percepire un assegno mensile. Il divorzio, inoltre, non fa venir meno il diritto a una quota del Tfr dell’altro.

 
Pubblicato : 25 Dicembre 2023 18:15