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Carabinieri entrano in casa per un sospetto errato: è legittimo?

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(@angelo-greco)
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Se polizia e carabinieri fanno irruzione nel domicilio privato di un cittadino per errore o un sospetto infondato spetta il risarcimento? 

Polizia e carabinieri non possono entrare in casa del privato cittadino senza “mandato” del giudice. Il mandato non è necessario solo quando vi sia flagranza di reato (si pensi agli spari di pistola sentiti al di là della porta), quando vi è un fondato sospetto che, all’interno dell’abitazione, si nasconda un evaso, una persona ricercata per gravi reati di associazione mafiosa o vi siano droghe, armi, munizioni o esplosivi. 

Quali potrebbero essere invece le conseguenze legali se le autorità dovessero fare irruzione all’interno del domicilio privato per un sospetto rivelatosi poi infondato? È legittimo che i carabinieri entrino in casa altrui per errore? Avrebbe il cittadino diritto al risarcimento del danno? La questione è stata posta, proprio in questi termini, sul banco della Cassazione. 

In particolare, la Suprema Corte [1] si è trovata a decidere sulla richiesta di indennizzo presentata da una coppia di coniugi nei confronti del Ministero della Difesa per aver subito un trauma psicologico a seguito di un fatto increscioso: alcuni agenti dell’arma dei carabinieri avevano fatto irruzione all’interno della loro casa ritenendo – per sbaglio – che sussistessero prove di un grave reato. Di qui la richiesta di risarcimento dei danni morali. Se in primo grado i ricorrenti hanno visto accogliere la propria istanza, in appello i giudici hanno capovolto l’esito della decisione: a loro dire, l’esito negativo della perquisizione non bastava a dimostrare che la scelta di eseguirla si era fondata su una colpa.

In terzo grado la Cassazione ha tirato le fila del discorso e ha ricordato che:

  • non è ammissibile che le autorità – polizia e carabinieri – possano impunemente sbagliare quando si tratta di violare il domicilio altrui;
  • la perquisizione effettuata per colpa, ossia in mancanza dei requisiti legali, consente al cittadino di ottenere il risarcimento dei danni morali;
  • tuttavia deve essere il cittadino a dimostrare in cosa consiste la colpa delle autorità: egli cioè ha l’onere della prova (invero particolarmente difficile), dovendo convincere il giudice del fatto che le autorità hanno agito con leggerezza e superficialità, potendo cioè – con l’ordinaria diligenza – rendersi conto in anticipo che i loro sospetti erano infondati. 

In sintesi, secondo la Cassazione, «commettere un errore non è di per sé indice di una condotta colposa. Un errore può essere tanto colpevole quanto incolpevole». Si pensi al caso di due poliziotti che sentano dei forti spari provenire da un appartamento e che, pertanto, ritenendo che si sia consumato un delitto, sfondino la porta quando invece si è trattato di una pistola a salve utilizzata per gioco. In tal caso parliamo sì di un errore, ma non certo determinato da un comportamento colpevole, bensì al contrario scrupoloso. Si pensi anche al caso di un poliziotto che, vedendo dei giovani su un balcone assumere sostanze stupefacenti (ad esempio marijuana) pretenda di salire in casa per vedere se, all’interno dell’appartamento, vi siano dosi superiori all’uso personale destinate allo spaccio. Anche in questo caso l’indizio viene valutato in modo errato e la perquisizione – peraltro senza mandato – può ritenersi sbagliata, seppur dettata da uno comportamento diligente. 

Insomma, una cosa è dire che la polizia o i carabinieri hanno sbagliato, un’altra è dire invece che hanno sbagliato per una loro colpa, non avendo cioè valutato correttamente la situazione. Solo in questo secondo caso, al cittadino spetta il risarcimento. E peraltro – qui l’aspetto più complicato – detto risarcimento spetta unicamente a patto che il privato fornisca la prova della colpa dell’agente e non solo del suo errore (errore peraltro già ravvisabile nel fatto che la perquisizione ha dato esito negativo). 

Dimostrare che un danno è stato causato “per errore” non basta, di per sé, ad assolvere anche l’onere della prova dell’esistenza d’una colpa civile in capo a chi ha commesso quell’errore.

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Pubblicato : 1 Novembre 2022 09:30