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Bonus Benzina 2023: di cosa si tratta e a chi spetta

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(@andrea-tundo)
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Il Bonus Benzina 2023 rappresenta un’agevolazione fiscale per i buoni forniti dai datori di lavoro ai propri dipendenti, destinati all’acquisto di carburante di ogni genere, fino all’importo massimo annuo di 200,00 euro. Scopri di più sulle differenze rispetto all’edizione precedente e a chi spetta il bonus nel nostro approfondimento.

Considerata la persistenza della crisi energetica, anche per il 2023 è stato confermato il “Bonus Benzina” (o “Bonus Carburante”), l’agevolazione già introdotta nel 2022 e rivolta ai buoni, del valore massimo di 200,00 euro, erogati dal datore di lavoro ai lavoratori per l’acquisto di buoni carburante e altri titoli analoghi.

La misura voluta dal Governo è finalizzata a sostenere il potere di acquisto dei lavoratori, a fronte dell’inflazione e delle oscillazioni dei prezzi del carburante che hanno caratterizzato i tempi più recenti. Benché non del tutto nuovo, il Bonus dell’anno 2023 si differenzia da quello previsto per l’anno precedente.

Bonus Benzina 2023: cos’è?

Il Bonus Benzina rappresenta a tutti gli effetti un’agevolazione fiscale prevista a favore dei buoni erogati dal datore di lavoro ai propri lavoratori, destinati appunto all’acquisto di carburante di ogni genere, fino all’importo massimo annuo di 200,00 euro.

In altre parole, sul valore di tali buoni non è dovuto il versamento delle imposte, ovvero IRPEF e addizionali comunali e regionali: se tuttavia l’importo complessivo dei titoli percepiti nel 2023 dal dipendente supera il suddetto limite di 200,00 euro, l’intero valore (e dunque non soltanto l’eccedenza) sarà soggetto a tassazione secondo le regole ordinarie.

L’oggetto del Bonus Benzina è quindi il buono (voucher o titolo è indifferente) valido per l’acquisto di carburante di ogni specie e, inoltre e per evitare discriminazioni, per la ricarica di veicoli elettrici. Si tratta, cioè, di quelle che vengono chiamate retribuzioni in natura o “fringe benefit”, ovvero quei beni e servizi erogati dal datore di lavoro come corrispettivo per il lavoro svolto dal lavoratore, che per tale motivo costituiscono comunque una forma di retribuzione, seppur diversa da quella “tradizionale” rappresentata dal denaro liquidato tramite assegno o accredito bancario.

Bonus Benzina 2023: qual è il valore netto?

Rispettato il tetto massimo, sul valore del buono il lavoratore eviterà il pagamento delle imposte, e risparmierà quindi almeno il 23% solitamente dovuto a titolo di IRPEF.

Sullo stesso valore del titolo, tuttavia, andranno versati i contributi INPS, in misura complessivamente non inferiore, per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, al 9,19% dell’importo del buono. Facendo quindi l’esempio di un dipendente che percepisca dei buoni carburante di valore complessivo annuo pari a 200,00 euro, l’importo netto, detratte le aliquote contributive a carico del dipendente che ammontano al 9,19% o 9,49%, scenderà rispettivamente agli importi di 181,62 e 181,02 euro.

Il valore del buono non corrisponderà, pertanto, al valore netto che percepirà il dipendente, in quanto decurtato dalle trattenute contributive. Nonostante in concreto si tratti quindi di un buono cartaceo o elettronico, il suo valore deve comunque figurare nella relativa busta paga del dipendente, tramite la quale si procederà altresì alle trattenute dei contributi dovuti.

Bonus Benzina 2023: a chi e in che misura spetta?

L’agevolazione in questione non opera a vantaggio di tutti i lavoratori, ma esclusivamente a favore di quelli dipendenti da datori di lavoro appartenenti al settore privato, ivi inclusi gli Enti Pubblici Economici: sono dunque esclusi non solo i lavoratori dipendenti della Pubblica Amministrazione, ma anche i collaboratori, i lavoratori autonomi, gli amministratori, i tirocinanti e tutti i soggetti del mondo privato che non siano assunti con contratto di lavoro subordinato.

Il Bonus in questione, però, non costituisce un diritto del lavoratore, nel senso che il datore di lavoro privato non è obbligato a riconoscere i buoni carburante a tutti o determinati dipendenti: può semplicemente farlo, ma non vi è tenuto.

Più precisamente, il datore di lavoro è libero di erogare tali buoni, in quanto retribuzione aggiuntiva a quella minima di legge e di CCNL, ai dipendenti che ritiene meritevoli in base ai propri legittimi criteri, potendo tranquillamente escluderne altri, e per di più in misura differente tra i lavoratori stessi, anche a parità di mansione, ma pur sempre nel rispetto dei principi di buona fede, correttezza e non discriminazione.

L’importo complessivo annuo dei buoni percepiti dal dipendente assumerà poi importanza alla fine dell’anno, allorquando si dovrà verificare il rispetto del limite di 200,00 euro, superato il quale il lavoratore sarà tenuto al versamento delle imposte oltre che dei contributi previdenziali, per di più sull’intero valore e non soltanto sull’eccedenza. Il datore di lavoro, dal canto suo, effettuerà le dovute operazioni di conguaglio.

Poiché inoltre il limite si riferisce al singolo lavoratore, è opportuno che il dipendente, specie chi abbia in corso d’anno più rapporti di lavoro e abbia già raggiunto il tetto massimo, rilasci al datore di lavoro che eroghi il buono un’apposita dichiarazione volta a informarlo della propria situazione complessiva e ad evitare dunque eventuali anomalie da correggere in seguito.

Bonus Benzina 2023: il possibile effetto negativo rispetto all’esonero contributivo IVS

Nell’anno in corso, inoltre, il netto spettante ai dipendenti alla fine del mese potrebbe subire un ulteriore incremento per effetto dell’esonero contributivo IVS, che alleggerisce di 2 o 3 punti percentuali le aliquote contributive previste a carico dei lavoratori, e dunque le trattenute sulle somme e sui valori percepiti, tra cui può rientrarvi anche il Bonus Carburante.

Se, infatti, nel mese in cui vengono erogati i buoni carburante l’imponibile contributivo mensile, comprensivo altresì del valore dei buoni percepiti, dovesse rispettare i limiti previsti per fruire delle suddette riduzioni, l’intera retribuzione mensile sconterebbe delle trattenute contributive minori, e aumenterebbe di conseguenza anche il valore del voucher assieme al netto risultante in busta paga.

Lo stesso buono potrebbe però comportare brutte sorprese per il dipendente poiché, andando ad incrementare l’imponibile contributivo mensile, rischia di determinare il superamento dei limiti stabiliti per la fruizione dell’esonero IVS, causando di conseguenza un aumento del carico contributivo mensile e dunque una diminuzione della retribuzione netta.

Facendo l’esempio di un dipendente che, a maggio 2023, abbia un imponibile contributivo mensile di euro 2.650,00 e che, nello stesso mese, abbia ricevuto buoni carburante per il valore di euro 50,00, si supererebbe infatti il limite di euro 2.692,00 che consente la riduzione di 2 punti percentuali dell’aliquota, aumentando notevolmente il carico contributivo mensile.

Percependo infatti dei buoni benzina, l’aliquota da applicare sull’imponibile di 2.700,00 euro sarebbe del 9,19%, determinando una trattenuta di 248,13 euro piuttosto che di euro 194,13, come sarebbe invece avvenuto con aliquota ridotta, divenuta però inapplicabile per un’eccedenza di soli 8,00 euro.

Pur ritrovandosi in tasca dei buoni validi e comodi per l’acquisto di carburanti, il dipendente dell’esempio in questione si ritroverebbe con una importante differenza aggiuntiva da versare all’INPS. Occorre dunque prestare attenzione, specie qualora si tratti di buoni dal valore esiguo che, magari per pochi euro, possono determinare un notevole incremento del carico contributivo mensile.

La normativa delle retribuzioni in natura per l’anno 2023

Nell’anno 2023, pertanto, la normativa valida per la tassazione e la contribuzione delle retribuzioni in natura si arricchisce di questa novità, che allarga quindi le possibilità per il datore di lavoro di erogare beni e servizi in forma agevolata se non del tutto esente da ogni forma di trattenuta.

Oltre al Bonus Benzina 2023, resta infatti in piedi il limite annuo di euro 258,23, entro il quale il datore di lavoro può erogare beni e servizi esenti sia ai fini fiscali sia a quelli contributivi, ivi inclusi eventualmente buoni carburante.

Sul valore di questi ultimi andranno versati i contributi soltanto nel caso in cui il valore stesso superi il primo limite di euro 258,23 ma non il secondo di ulteriori euro 200,00. Qualora infine l’importo ecceda il limite complessivo di 458,23 euro, sull’intera somma andranno allora calcolati i contributi e le imposte da trattenere in busta paga.

Le differenze rispetto al 2022

Per quanto simili, le regole valide per l’anno in corso differiscono in parte da quelle previste per il 2022, durante il quale il “classico” limite di 258,23 euro annui previsto per le retribuzioni in natura era stato elevato fino all’importo di 3.000,00 euro, cui si aggiungeva il Bonus Benzina, esente fino a 200,00 euro ai fini fiscali e contributivi, e dunque non assoggettato né ad imposte né a contributi.

Ulteriore particolarità, anche questa non riprodotta per il 2023, era data dal fatto che nel suddetto limite di 3.000,00 euro rientravano anche i rimborsi delle bollette pagate dai dipendenti per le utenze domestiche di acqua, luce e gas, quindi retribuzioni non in natura ma che godevano comunque della rispettiva agevolazione.

Bonus Benzina 2023: qual è il costo del datore di lavoro?

Nel 2023, in conclusione, i datori di lavoro hanno a disposizione uno strumento in più per premiare i dipendenti ritenuti più meritevoli, potendo contare su una misura come il Bonus Benzina che consentirebbe ai lavoratori di beneficiare di un valore netto maggiore rispetto a quanto avviene ad esempio con le retribuzioni normali. Non cambia però il costo complessivo che il datore di lavoro deve sostenere per erogare i buoni benzina, e che coincide con quello dal medesimo sopportato rispetto a tutte le retribuzioni.

L’agevolazione del bonus in questione riguarda infatti soltanto il carico fiscale, lasciando intatta la contribuzione a carico sia del lavoratore sia del datore di lavoro. Quest’ultimo sarà quindi chiamato a calcolare i contributi da lui dovuti sul valore dei buoni carburante ceduti ai propri dipendenti, contributi che il datore di lavoro dovrà versare all’INPS con aliquota non inferiore al 23,81%.

Considerato però che i buoni carburante rientrano tra le retribuzioni in natura, come tali possono rientrare nel primo limite annuo di euro 258,23, entro il quale sono esenti da imposte e contributi i beni e servizi erogati dal datore di lavoro, che risparmierà pertanto la contribuzione dovuta con riferimento all’importo dei buoni erogati.

Come spesso accade nel mondo del lavoro, la materia, divisa tra aspetti fiscali e contributivi, è molto complessa, ma lascia ugualmente agli operatori importanti margini di intervento, che dovranno necessariamente essere valorizzati al fine di alleggerire il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro: per tale motivo, è sempre consigliato rivolgersi ad un consulente del lavoro per evitare di lasciarsi sfuggire importanti occasioni di risparmio per gli imprenditori e per i rispettivi lavoratori.

 
Pubblicato : 16 Aprile 2023 05:20