Come comportarsi e chi chiamare quando si trova per strada un cane o un gatto apparentemente abbandonato o smarrito. Si possono portare a casa?

Vedere un cane che vaga per strada da solo non significa avere trovato un animale randagio. Certo, nonostante la legge punisca questo gesto, potrebbe essere stato abbandonato. Ma potrebbe anche essersi perso, essere sfuggito alla custodia del suo padrone temporaneamente per poi tornare a casa. Bisogna fare molta attenzione, quindi, nel momento in cui si è davanti a quelli che sembrano animali randagi: cosa fare e come contribuire alla loro tutela?

Poiché, appunto, non si ha la certezza di avere trovato un randagio o un animale smarrito, bisogna avvicinarsi con prudenza per non impaurirlo, non farlo scappare o evitare che, addirittura, diventi aggressivo.

È meglio approcciarlo di lato e non di fronte, magari tendendogli una mano con il palmo rivolto verso l’alto e piegandosi sulle ginocchia per essere alla sua altezza, con la testa leggermente inclinata di lato, in segnale di non belligeranza.

Se l’animale si lascia accarezzare, si può controllare se possiede un collare con attaccata la medaglietta dove sono riportati i suoi dati, in modo da poter contattare il proprietario. Se il cane è ferito o privo di sensi prima di entrare in contatto con lui, è consigliabile indossare dei guanti.

Nel caso in cui non si lasci accarezzare o non possieda la medaglietta identificativa, per contribuire alla tutela degli animali randagi occorre chiamare:

• la Polizia municipale, se il ritrovamento è avvenuto in una città o in un paese. Gli agenti sono obbligati ad intervenire in base al regolamento di Polizia veterinaria. Inoltre, il Comune è sempre responsabile degli animali presenti nel proprio territorio;
• i Carabinieri per la tutela dell’ambiente, al numero verde è 800.253.608;
• la Polizia stradale, se l’animale abbandonato o smarrito è stato avvistato in autostrada, indicando il chilometro esatto;
• i servizi veterinari dell’Asl di zona, che hanno l’obbligo della reperibilità anche di notte e nei giorni di festa.

Una volta recuperato, l’animale viene portato presso un’apposita struttura sanitaria (il canile, il gattile, ecc.), dove viene visitato dai veterinari, i quali, tra e altre cose, verificano se è dotato di microchip o di tatuaggio. Se uno di questi è presente, si contatta il proprietario e l’animale gli viene restituito.

Se, invece, l’animale è sprovvisto di tatuaggio e di microchip, deve rimanere 60 giorni nella struttura, in attesa che il proprietario si faccia vivo. Se nessuno dovesse reclamarlo, l’animale verrebbe posto in adozione. Nello stesso periodo, chi lo ha ritrovato o chiunque abbia interesse può presentare domanda di affido. L’animale viene affidato temporaneamente al richiedente a patto che lo restituisca se si dovesse fare vivo il legittimo proprietario. In caso contrario, l’affido si trasforma in adozione.

Pur essendo necessario presentare denunciare il ritrovamento dell’animale randagio, in modo che le autorità possano verificare se è stata fatta una denuncia di smarrimento, secondo la Cassazione [1], non va punito chi raccoglie dalla strada dei cani randagi per il solo fatto di portarli a casa sua e tenerli chiusi dentro. Va punito se gli animali creano fastidio ai vicini con guaiti, latrati e odori molesti causati dai loro escrementi. In altre parole, quello che la sentenza ci dice è che si può adottare un numero imprecisato di cani, purché siano educati.

Quando, invece, la loro presenza è insopportabile «per un numero indeterminato di persone», come stabilisce il Codice penale [2], allora si incorre nel reato di disturbo della quiete, di cui deve rispondere chi ha portato gli animali a casa.

Da tenere presente che non serve a nulla appellarsi al riconoscimento della non punibilità per il fatto di avere salvato uno o più animali dal randagismo.