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Acquisto prodotti contraffatti: Amazon è responsabile?

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(@paolo-florio)
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Piattaforme e vendite online di prodotti con marchio falso: cosa può fare il consumatore. 

Si moltiplicano le vendite online di prodotti a marchio contraffatto. Il più delle volte l’acquirente è consapevole di ciò che compra, ma non mancano situazioni in cui viene tratto in inganno dalle foto o dal nome del brand che fa assonanza con quello originale. I falsificatori giocano sulla distrazione del consumatore e sul comportamento compulsivo di chi si affaccia a piattaforme online, rifilando peraltro oggetti di qualità scadente. Cosa può fare l’acquirente in queste ipotesi per tutelare i propri diritti visto che, molto spesso, il venditore non risponde alle richieste di rimborso né offre il diritto di recesso? In caso di acquisto di prodotti contraffatti Amazon è responsabile?

La piattaforma di e-commerce si è spesso sottratta a prestare garanzie quando le vendite vengono fatte per conto terzi, limitandosi a rinviare l’acquirente alla ditta venditrice. Ma un comportamento di questo tipo è stato ritenuto finalmente illegittimo dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. L’importante decisione, che orienta il diritto degli Stati Membri, è quindi destinata ad avere effetti anche all’interno del nostro Stato. 

Marchi contraffatti e vendite online: chi è responsabile?

Per i giudici dell’Unione Europea il sito di e-commerce su cui vengono venduti prodotti contraffatti da soggetti terzi è responsabile per la condotta di questi ultimi: risponde quindi per l’uso illecito del marchio altrui se le attività svolte sulla piattaforma inducono un utente normalmente informato e ragionevolmente attento a ritenerlo direttamente coinvolto nella vendita dei prodotti (anche se appunto i prodotti sono venduti da soggetti terzi). 

Ciò che conta, secondo i giudici europei, è la percezione dell’utente della piattaforma al fine di riconoscere un ruolo attivo ai provider. 

La vicenda e il ruolo dell’intermediario

Nel caso di specie, si è deciso sull’azione legale intentata da la Maison Louboutin nei confronti di Amazon per via di alcuni annunci di venditori relativi a scarpe con suole rosse. Secondo l’istante tali prodotti violavano il marchio “suola rossa” con cui contraddistingueva le proprie calzature a tacco alto con una suola rossa (codice 18.1663TP della scala colori Pantone). Secondo Louboutin la piattaforma svolgeva un ruolo attivo nell’uso del marchio “suola rossa”, permettendone la visualizzazione e, inoltre, avendo detenuto, spedito e consegnato i prodotti.

Amazon si è difesa sostenendo il suo ruolo di mero gestore di un mercato online, esente da responsabilità per gli annunci di venditori terzi.

La responsabilità del sito internet

L’orientamento tradizionale sposava la tesi secondo cui il gestore della piattaforma non può essere considerato responsabile per l’uso di un marchio altrui in offerte di vendita online fatte da soggetti terzi che si avvalgono della piattaforma medesima. E ciò perché non si tratta di una sua comunicazione commerciale [2].

Tuttavia è stato fatto rilevare che la piattaforma:

  • nella comunicazione commerciale presenta le pubblicità, proprie e di terzi, in modo uniforme/analogo, senza distinzione sulla loro origine e tramite l’accostamento del suo marchio a quello del rivenditore;
  • offre servizi complementari di stoccaggio e spedizione dei prodotti.

Queste attività possono trarre in inganno il consumatore. Bisogna quindi verificare se e quando quest’ultimo era in grado di accorgersi del fatto che si tratti di vendite curate da soggetti estranei alla piattaforma, di cui questa non risponde. A questo riguardo, la Corte di Giustizia ha stabilito che debba essere tenuta in considerazione la percezione che gli utenti hanno dell’attività svolta dal provider sulla piattaforma.

I giudici europei così, per la prima volta, hanno stabilito il principio per cui la percezione dell’utente mediamente informato della piattaforma rileva ai fini di verificare la responsabilità di quest’ultima. In particolare, secondo la Corte, le condotte del gestore di una piattaforma online come Amazon rilevano ai fini di una sua responsabilità qualora l’utente abbia l’impressione che sia proprio il gestore a commercializzare, in nome e per conto proprio, anche i prodotti offerti in vendita dai venditori terzi.

Nel caso di specie dunque Amazon è stato ritenuto responsabile.

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Pubblicato : 6 Febbraio 2023 13:00