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Lo strano caso di Mara Morini che sogna di regalare il suo libro a Putin

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(@massimiliano-coccia)
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«Università che vai, putiniano che trovi» è il motto più in voga nel dibattito pubblico italiano tempestato da docenti che, in nome di una complessità di maniera, da ormai due anni a questa parte fanno deragliare il dibattito pubblico su posizioni gradite al Cremlino. Ne troviamo per tutti i gusti e tutte le estrazioni, dal leader indiscusso Alessandro Orsini, che dalla Luiss con furore tiene banco in televisione e sui social con escalation verbali degne di Wanna Marchi ai gloriosi tempi della crema sciogli lardo, fino ad arrivare alla più pacata e globe-trotter Mara Morini, associata di politica comparata all’Università di Genova.

Morini appare meno sbilanciata di altri colleghi sulla stampa nostrana, collabora ad esempio col “Domani”. In un’intervista a Pandora Rivista del giugno del 2022, dopo una lenzuolata di nozioni giustificazioniste intorno all’invasione, è arrivata a condannarla dichiarando: «È una situazione, a mio avviso, che ha delle componenti molto particolari, che dovrebbero essere approfondite, ma che ovviamente non giustificano in alcun modo l’invasione russa».

Tuttavia, Morini ha una lunga frequentazione col mondo putiniano. Nel 2021 partecipò a Sebastopoli, nella Crimea occupata, alla conferenza per il centocinquantesimo anniversario degli accordi di Londra. Morini, che nonostante sia una dipendente pubblica, si fa beffe delle sanzioni e degli impedimenti di natura giuridica tra lo Stato italiano e la Federazione Russa e sognava di regalare il suo libro “La Russia di Putin” al dittatore russo.

Un sogno che ha continuato a cullare anche durante l’invasione criminale dell’Ucraina, perché se da un lato la condannava flebilmente, dall’altro continua a collaborare con un ente finanziato e creato dal ministero degli Esteri russo, il “The Alexander Gorchakov Public Diplomacy Fund”, sanzionato dall’Unione Europea.

La professoressa Morini intratteneva rapporti con il Fondo già prima dell’invasione estesa del 24 febbraio 2022; infatti esiste un accordo di cooperazione ancora in corso tra l’istituzione russa e l’Università di Genova che ha finanziato nel corso degli anni Morini.

Ci siamo messi in contatto col Fondo Gorchakov, che dopo vari tentativi ci ha confermato che la professoressa Mara Morini ha ricevuto rimborsi spese e gettoni di presenza per gli eventi a cui ha partecipato, anche dopo il febbraio del 2022. In particolare, durante il primo anniversario dell’invasione, la docente è intervenuta in un panel di presentazione di un concorso di idee per i giovani russi, in compagnia di due pezzi da novanta dell’intellighenzia del Cremlino: Maria Zacharova, portavoce del ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, e dall’ex ambasciatore russo nel Regno Unito Alexander Yakovenko, accusato dalla Cia e dall’MI6 di aver messo in campo una serie di azioni di interferenza nel dibattito anglosassone in occasione del referendum per la Brexit del 2016. 

Inoltre, secondo l’intelligence britannica, Yakovenko è stato colui che ordinò l’uccisione col gas nervino dell’ex agente del Gru, Sergej Skripal, e di sua figlia Yulia (poi sopravvissuti). Morini anche in quell’occasione non lesinò critiche all’Unione Europea, colpevole di decisioni «errate nei confronti della Russia», e ribadì come i tentativi di espansione della Nato a Est fossero, secondo molti, «la causa scatenante del conflitto».

Oltre alla convegnistica, Morini è molto vivace oltre cortina; infatti risulta essere membro del comitato scientifico della rivista Diplomatic Service, edita dal ministero degli Affari Esteri russo. Un’informazione che non sappiamo se in possesso della Farnesina, che a sua volta finanzia annualmente il progetto “Ascont”, di cui Morini è responsabile scientifico, che si prefigge di verificare quali siano «gli elementi di cooperazione e competizione tra Cina e Russia nell’Asia Centrale».

La storia della professoressa Mara Morini è esemplare e racconta come accanto al lavoro accademico possa coesistere una collaborazione con una centrale di interferenza come il Fondo Gorchakov. E come, nell’ignavia di redazioni, editori, televisioni di Stato e private e ministeri, una docente a gettone di un’entità straniera possa contribuire, anche con garbo, ad alimentare il dibattito italiano con le medesime tesi della propaganda putiniana. 

 
Pubblicato : 29 Febbraio 2024 05:45
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