Le aziende devono cominciare a mettersi in regola per adeguarsi all’Ai Act
Il Regolamento europeo che disciplina l’intelligenza artificiale a livello comunitario, ormai noto come Ai Act, si appresta a dispiegare i suoi effetti all’interno degli Stati membri. Anche se mancano ancora diversi mesi all’entrata in vigore, le aziende devono iniziare a prepararsi per evitare di subire le pesanti sanzioni previste dal Regolamento che possono arrivare fino al 7 per cento del fatturato.
In primo luogo, tutte le imprese devono effettuare una mappatura dei sistemi di intelligenza artificiale utilizzati nel contesto aziendale. Questa classificazione è necessaria per comprendere se l’impresa utilizza software di Ai che sono vietati dal Regolamento europeo o sistemi che sono soggetti a rigorose valutazioni di conformità, come i sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio. In ogni caso, le organizzazioni farebbero bene a dotarsi fin da adesso di policy e best practice riguardanti l’utilizzo dell’Ai al loro interno.
Garantire un’adeguata formazione ai dipendenti rappresenta un vantaggio competitivo rispetto alle altre imprese. La formazione, inoltre, è necessaria per assicurare che il personale dell’impresa svolga un’attività di supervisione appropriata dei sistemi di Ai utilizzati in azienda. Con una visione più ampia, le attività di controllo delle aziende devono essere rivolte anche al rispetto delle normative complementari in materia di salute e sicurezza sul lavoro, discriminazione e trattamento dei dati personali.
Un’impresa avveduta agisce adesso per evitare di rincorrere le novità normative in un prossimo futuro. Le realtà di grandi dimensioni hanno la possibilità di coinvolgere in anticipo tutti i livelli aziendali per garantire la compliance con l’Ai Act e mitigare i rischi connessi con l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale.
Uno sforzo in più oggi per essere più sereni domani. Anche ChatGpt sarebbe d’accordo.
*La newsletter “Labour Weekly. Una pillola di lavoro una volta alla settimana” è prodotta dallo studio legale Laward e curata dall’avvocato Alessio Amorelli. Linkiesta ne pubblica i contenuti ogni. Qui per iscriversi
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