forum

J.D. Vance è un Tru...
 
Notifiche
Cancella tutti

J.D. Vance è un Trump cinico, preparato e freddo, quindi ancora più pericoloso dell’originale

1 Post
1 Utenti
0 Reactions
31 Visualizzazioni
(@christian-rocca)
Post: 9
Eminent Member Registered
Topic starter
 

Solitamente, ha scritto lo storico Timothy Snyder, i candidati vicepresidenti americani si scelgono per le loro virtù, per le capacità di portare nuovi voti e di completare ideologicamente e geograficamente il ticket presidenziale, oltre che per essere pronti e adeguati a guidare il paese in caso di emergenza. Donald Trump, invece, ha cercato, trovato e scelto come vice il candidato meno virtuoso possibile, e quello letteralmente più vicino all’idea di vizio (vizio in inglese si dice vice). 

J.D. Vance, scelto ieri da Trump come suo running mate per le elezioni del 5 novembre, non è il classico esponente fanatico e ignorante del mondo Make America Great Again, non è nemmeno un reazionario fessacchiotto ma in fondo un buon uomo come lo era Mike Pence, che Trump scelse nel 2016 per accalappiarsi, riuscendoci, i voti dei cristiani evangelici. 

Vance è un tipo sveglio, intelligente, presentabile, un venture capitalist vicino al giro dei miliardari di destra della Silicon Valley; un marine che ha servito il paese in Iraq, uno che si è laureato in legge a Yale, e che nel 2016, su suggerimento della sua professoressa Amy Chua (la nota divulgatrice dell’aggressivo concetto di «mamme tigri»), ha scritto un bestseller autobiografico, poi portato al cinema dagli studios di Hollywood, intitolato Hillbilly Elegy, elegia dei montanari (in italiano è uscito come Elegia americana), un memoir sulla crisi della famiglia e della cultura americana, col quale Vance ha raccontato in prima persona i potenziali elettori di Trump, così invisibili agli occhi degli analisti e altrettanto difficili da capire. 

Vance, che in questa cultura ci è nato e cresciuto, ha spiegato che i bianchi poveri e poco istruiti non volevano assistenza sociale né assegni welfare, come professava la sinistra. Volevano certamente tornare indietro, ma non perché razzisti né perché impauriti dalla modernità. Volevano, piuttosto, essere di nuovo orgogliosi di sé stessi e delle cose che producevano. Eccoli gli elettori di Trump, spiegava Vance. 

A quel tempo, Vance era un conservatore moderato che si definiva “never trumper”, mai con Trump, perché pensava che il populista newyorchese fosse una concausa di questa crisi culturale americana, non il rimedio. Di conseguenza, grazie allo status da superstar che si era conquistato con il suo memoir su terroni d’America, Vance spiegava a destra e a manca che Trump in realtà era «l’Hitler d’America», un «idiota», un essere «spregevole», una «droga culturale» per la società americana. 

Poi, senza mai spiegare che cosa gli abbia fatto cambiare idea, ma limitandosi a cancellare i tweet e i post anti Trump dai social, Vance si è cinicamente messo sulla scia dell’allora presidente, lo stesso che fino a poco prima pensava fosse la reincarnazione di Hitler a stelle e strisce, cominciando ad elogiarlo come se invece fosse il nuovo Messia venuto sulla Terra a salvare il mondo. 

Trump, come è noto, è molto sensibile agli elogi e ai riconoscimenti altrui, tanto più che il furbo Vance è riuscito a intortarsi il figlio non proprio sveglissimo di Trump, Donald Trump jr. Nel 2022, Vance si è candidato a senatore dell’Ohio, uno degli stati in bilico tra conservatori e democratici del panorama politico americano, ed è stato eletto, soprattutto grazie all’endorsement entusiasta di Trump che lo ha accolto come il figliol prodigo. 

Con grande capacità di adattamento, e un pelo nello stomaco da competizione, Vance si è quindi messo a disposizione dell’Hitler americano, risultando spesso il più efficace portavoce di Trump in televisione e a Capitol Hill, impegnandosi a giustificare tutte le peggiori porcate trumpiane di politica interna ed estera (Vance è il più feroce repubblicano anti Ucraina, del cui destino ha detto chiaramente che non gli interessa nulla). 

Trump va in brodo di giuggiole ogni volta che lo vede in tv, un po’ meno quando suo figlio glielo porta a Mar-a-Lago perché l’ex presidente sospetta sempre degli uomini con la barba (che porta anche suo figlio), tanto che fino a ieri mattina i giornali americani dicevano che le chance di Vance di essere scelto come vicepresidente non erano altissime proprio a causa della barba, a meno di una promessa solenne del prescelto di radersi una volta per tutte (Vance si è fatto crescere la barba quando è entrato in politica, perché la barba gli assicura una gravitas che la sua baby face sbarbata non gli garantisce).

Scegliendo Vance, Trump dimostra due cose: è già certo di vincere le elezioni di novembre, e quindi non ha fatto calcoli elettoralistici sull’individuazione del presidente (una donna, un nero, un ispanico), ha preso il suo più efficace propagandista e non un pappamolla come Pence che sul più bello lo ha tradito quando gli ha ordinato di non ratificare l’elezione di Joe Biden; la seconda cosa è che Trump non ha nessuna intenzione di abbassare i toni del dibattito pubblico, nemmeno dopo il tentato omicidio di sabato. Se avesse voluto provare a unificare il paese avrebbe scelto come vice la sua sfidante Nikki Haley, invece ha scelto il volto umano del trumpismo. 

C’è chi dice che con Vance vicepresidente, Trump si è assicurato l’eredità politica (Vance è nato nel 1984), e la continuazione imperitura del progetto Make America Great Again, ma in realtà il narcisismo di Trump è tale che, se eletto, è più probabile che non faccia toccare palla al suo vice. 

Resta il punto politico: Vance è un’ulteriore radicalizzazione del populismo di Trump, affidata non a un utile idiota qualsiasi, ma a un personaggio più misogino e più autoritario del titolare, e probabilmente anche più capace del suo capo. Nel 202o e a gennaio del 2021, Trump ha provato a sovvertire la democrazia americana, ma è un truffatore da reality show, uno che nel business è fallito numerose volte, uno che quando era alla Casa Bianca era troppo pigro e interessato esclusivamente al suo brand per studiare, leggere i dossier e portare a compimento tutti i suoi progetti deliranti, compreso il fallito colpo di Stato del 6 gennaio 2021. 

Vance, al contrario, è un Trump preparato, efficiente, freddo. Un Trump più spregiudicato, uno che può riuscire a trasformare l’America in un regime autoritario. Se possibile, Vance è ancora più pericoloso dell’originale.

 
Pubblicato : 16 Luglio 2024 04:45