Grillo da Fazio, l’oroscopo e il solito ferragnismo di Giorgia Meloni
«Vorrei testimoniare che esiste un modo di stare su questa Terra senza cercare l’amore degli sconosciuti». Lo dice Gipi, in una lunghissima intervista che gli fa Daniele Rielli, una conversazione nella quale tenta di chiamarsi fuori da questo secolo in cui il consenso conta tutto e il talento non conta niente.
«Se, allestendo un simile non luogo, mi è accaduto di offendere la sensibilità di singoli lettori o di intere comunità me ne dispiaccio. Ma neanche tanto, devo dire, perché la libertà più assoluta è il privilegio, la condizione e il destino di qualsiasi scrivere letterario». Lo premette Alessandro Baricco al suo nuovo “Abel” (Feltrinelli), e io mi chiedo se la risposta stia lì: me ne dispiaccio, ma neanche tanto.
La risposta al problema del presente (a uno dei numerosissimi problemi del presente), a quel problema nel quale s’incrociano le somiglianze, le suscettibilità, i consensi, la confusione (più spesso: la totale sovrapposizione) tra vita e opera, quello che Liala avrebbe chiamato il nostro disperato bisogno d’essere amati, e io oggi mi sento un po’ Liala.
Ieri i social erano pieni di sfottò per una frase di Giorgia Meloni a Bruno Vespa, e se c’è una cosa che l’ultimo decennio e mezzo ci ha insegnato è che, se i social ti irridono, poi la realtà ti darà ragione; il che non impedisce a noialtri che dovremmo averlo capito di continuare a impaurirci come se quel che la gente scrive sul telefono mentre aspetta il tram fosse rappresentativo di non si sa bene cosa. A noialtri che non siamo Giorgia Meloni.
Giorgia Meloni dice a Vespa che lei fa non ricordo cosa in non ricordo che modo perché è «del Capricorno», e io mi ricordo della me ventenne, che per sua somma fortuna non aveva i social e non poteva far sapere al mondo quanto il mondo non lo capisse. La me ventenne a un certo punto conobbe l’intellettuale che era cresciuta leggendo, e scoprì che costei leggeva l’oroscopo. Ma come l’oroscopo. Poi cosa, la cartomante.
Sono passati alcuni decenni, continuo a non aver mai letto l’oroscopo (tranne quando, ventisei anni fa, realizzavo l’unica vera idea televisiva che abbia mai avuto: una rassegna stampa degli oroscopi che proponeva una media ponderata tra la giornata che ti aspettava se leggevi il tal quotidiano e quella che ti aspettava se leggevi il tal altro).
Però, essendo un po’ più sveglia di Vongola75, ho capito che l’oroscopo è come la religione, come la psicanalisi: modi in cui la gente si arrabatta. E non solo la gente scema o ignorante; insospettabile gente di cultura vaga alla ricerca di un senso: quella più pretenziosa lo trova in quel che le dice Brezsny, quella più solvente in quel che le dice un esponente di quel mestiere da duecento euro l’ora (ore di cinquanta minuti, perdipiù).
E quindi «sono del Capricorno» è l’ennesimo ferragnismo di Giorgia Meloni: l’ennesimo «sono proprio tale e quale a voi» che i sagaci in duecentottanta caratteri irridono e tutti gli altri votano. L’ennesima impopolarità popolare che la rende lo snodo del mondo in cui abitiamo: Meloni è al tempo stesso lo specchio perfetto per ottenere consenso, e colei che più si concede il lusso di scelte impopolari (ma solo se si misura la popolarità in cuoricini social).
Domenica da Fabio Fazio – questo è il punto in cui bisogna scuotere la testa precisando: sul Nove e non sulla Rai – ci sarà Beppe Grillo. L’ultima volta che i due hanno condiviso una telecamera è stata al Sanremo di nove anni fa, quel momento sublime (sospetto che Fazio utilizzerebbe un altro aggettivo) in cui, dopo giorni di annunci (di Grillo) di contestazioni per effettuare le quali aveva comprato un biglietto di platea, il ritorno del conte di Montegrillo all’Ariston in cui molti anni prima si era consumata la sua rovina venne, come a volte accade, impallato dalla cronaca.
Fabio Fazio dice sempre che la cosa che più conta d’un programma sono i primi minuti, sono quelli che stabiliscono l’atmosfera (è la stessa cosa che diceva Mike Nichols dei film). Quella sera, i primi minuti, prima non si apre il sipario, poi due tizi fanno la sceneggiata di volersi suicidare. Durante la prima interruzione pubblicitaria, Fazio esce sul proscenio e si rivolge alla poltrona che sarebbe dovuta essere al centro dell’attenzione: Beppe, puoi andare a casa.
Non ho idea di cosa dirà Grillo domenica, ma è come se avessi già letto gli articoli «alla Rai non l’avrebbe potuto invitare, ha fatto bene ad andarsene» e quelli «meno male che se n’è andato dalla Rai, coi nostri soldi». Non ho idea di cosa dirà, ma ho visto la foto che hanno messo nell’annuncio dell’ospitata. Sembra le foto che uso io per le locandine dei festival letterari: di quaranta chili fa, come se poi il pubblico che ti vede dal vivo non notasse la differenza.
Ma forse non è che non la noti: è che non la memorizza. È che si può fare tutto, giacché la reputazione è una valuta fuori corso. Una valuta fuori corso inspiegabilmente considerata valida e preziosa: della reputazione si preoccupano tutti moltissimo, e la gente di talento è disposta a usarlo un po’ meno, se l’eccesso di talento rischia di farti perdere il consenso d’un pubblico che vuole innanzitutto che tu gli somigli, ed essere mediocre è il modo più efficace di somigliare al pubblico.
Baricco non vorrebbe aver offeso la sensibilità dei lettori (ma neanche troppo), Martin Scorsese si fa venire il dubbio che la sua storia debba avere al centro gli indiani e non i bianchi che li colonizzano, e cambia le proporzioni della sceneggiatura di “Killers of the Flower Moon”, ma su Instagram gli diranno comunque che è appropriazione culturale, che è l’ennesimo bianco prepotente che si sente in diritto di raccontare le storie dei nativi.
Per fortuna Marty i social li usa solo per fare i TikTok scemi con la figlia e la ricerca di consenso la confina lì, al cinema riserva il talento e fa i film che vuole fare, e pazienza se gli sconosciuti seduti sul cesso scrivono sul telefono che lo odiano.
Tanto, come ci ricorda Gipi, non sono mica veri, né l’odio né l’amore dell’internet. Ma poi, pure se lo fossero, se provi sentimenti forti per sconosciuti dei quali hai visto i libri, i film, le trasmissioni, i fumetti, gli articoli, ma con cui non hai mai condiviso pezzi di vita, beh, come dire, non so se basti l’oroscopo a salvarti: forse ci vuole proprio uno specialista di quelli con le ore da cinquanta minuti.
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