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Vendita porta a porta: quali adempimenti?

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(@carlos-arija-garcia)
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In che cosa consiste esattamente il lavoro del venditore a domicilio? Quando deve pagare i contributi all’Inps? E quando è tenuto ad aprire partita Iva?

Siamo abituati a vederli meno spesso, con lo sviluppo del commercio elettronico. Ma ci sono ancora degli incaricati alle vendite a domicilio che propongono direttamente a casa del potenziale cliente il prodotto dell’azienda per la quale lavorano. Non è un mestiere facile: probabilmente, sono più le volte che si sentono dire la classica frase «non ho bisogno di niente, grazie» rispetto a quelle in cui si vedono aprire il cancelletto o la posta di casa. Come sono inquadrate queste figure? Per chi svolge l’attività di vendita porta a porta, quali adempimenti sono previsti, dal punto di vista fiscale e contributivo? E, nello specifico, in che cosa consiste il suo lavoro? Vediamo.

Venditore porta a porta: cosa fa?

La vendita a domicilio, chiamata anche vendita porta a porta, è una forma speciale di commercio al dettaglio e di offerta di beni e servizi effettuate tramite la raccolta di ordinativi di acquisto presso il domicilio del consumatore finale o nei locali nei quali il consumatore si trova, anche temporaneamente, per motivi personali, di lavoro, di studio, di intrattenimento o di svago. Fanno eccezione l’offerta, la sottoscrizione e la propaganda ai fini commerciali di:

  • prodotti e servizi finanziari;
  • prodotti e servizi assicurativi;
  • contratti per la costruzione, la vendita e la locazione di beni immobili.

Se ne deduce che l’incaricato alla vendita porta a porta è colui che promuove, direttamente o indirettamente, la raccolta di ordinativi di acquisto presso privati consumatori per conto di imprese esercenti la vendita diretta a domicilio.

Venditore porta a porta: c’è l’obbligo di assunzione?

L’attività di vendita porta a porta può essere esercitata da un lavoratore assunto dall’azienda per la quale raccoglie gli ordinativi di acquisto oppure da persone senza un vincolo di subordinazione. In quest’ultimo caso, è possibile svolgere questo lavoro:

  • come oggetto di un’obbligazione assunta con contratto di agenzia;
  • da chi svolge l’attività in maniera abituale, ancorché non esclusiva, o in maniera occasionale, purché incaricati da una o più imprese. La natura dell’attività è di carattere occasionale fino al conseguimento di un reddito annuo, derivante da tale attività, non superiore a 5.000 euro.

Venditore porta a porta: deve pagare i contributi Inps?

L’obbligo contributivo in capo al venditore porta a porta sussiste solo se il lavoratore realizza nell’anno un reddito fiscalmente imponibile superiore a 5.000, euro anche per prestazioni rese a più committenti (cioè un reddito – per effetto della deduzione fiscale – superiore a 6.410,26 euro).

I contributi vanno versati alla Gestione separata dell’Inps con questi criteri:

  • aliquota del 25% o del 33,72% a seconda dei casi, da applicare sulle provvigioni eccedenti i 5.000 euro, per il 78% del loro ammontare;
  • ripartizione dell’onere: 1/3 a carico lavoratore e 2/3 a carico del committente.

Venditore porta a porta: deve aprire la partita Iva?

Come per l’obbligo contributivo appena visto, il venditore porta a porta non assunto ha la soglia reddituale annua di 6.410,26 euro lordi (cioè 5.000 euro netti) per poter lavorare senza partita Iva e, quindi, operare con ricevute a ritenuta d’acconto, poiché viene considerato un lavoratore saltuario.

Solo se supera quel limite, il lavoratore diventa venditore professionale a domicilio ed è tenuto a:

  • aprire la partita Iva;
  • fatturare le proprie prestazioni applicando l’Iva;
  • tenere le scritture contabili.

Una volta aperta la partita Iva, dovrà applicare l’imposta sulle prestazioni professionali anche se non raggiunge il citato reddito annuo.

 
Pubblicato : 26 Marzo 2023 14:30