Vendita di prodotti fatti in casa: è legale?
Oggetti realizzati per hobby: è legale metterli in vendita? In quali casi occorre aprire una partita iva? Come essere in regola con il fisco?
La legge non consente di fare reddito senza dichiararlo al fisco. Tutto ciò che costituisce un guadagno deve essere denunciato all’Agenzia delle Entrate in modo da potervi pagare le tasse. Ciò vale anche quando si svolge un’attività in maniera solo occasionale. È in questo contesto che si pone il seguente quesito: è legale la vendita di prodotti fatti in casa?
Come diremo, creare oggetti per hobby e poi rivenderli è un’attività commerciale che non può essere svolta se non ci si mette in regola. Ciò non significa che sia sempre necessario aprire una partita iva: è possibile dichiarare i propri redditi anche senza averne una. Approfondiamo meglio la questione.
Si possono vendere i prodotti fatti in casa?
Partiamo subito da un dato: è legale vendere i prodotti fatti in casa. Si pensi a chi realizza oggetti in legno oppure bomboniere fatte a mano.
Questa condotta è legale anche se si svolge un’altra attività lavorativa e, quindi, la vendita di oggetti fatti in casa è solamente secondaria, magari effettuata solo per arrotondare gli introiti oppure per semplice svago.
Affinché la vendita di prodotti fatta in casa sia totalmente legale, però, occorre dichiarare all’Agenzia delle Entrate i proventi di tale attività; il rischio, altrimenti, è di incorrere in una vera e propria evasione fiscale. Vediamo come fare.
Vendita di prodotti fatti in casa: quando serve la partita iva?
Secondo la legge [1], per ogni attività economica autonoma svolta con costanza nel tempo è necessaria l’apertura di una partita iva.
Non occorre il requisito dell’esclusività: l’attività può anche essere secondaria rispetto a una principale, ma se è svolta abitualmente, in maniera professionale, occorre l’apertura della partita iva.
È dunque chiaro che la sussistenza di tale obbligo va valutata di caso in caso, in base al modo concreto con cui chi realizza prodotti fatti in casa decide di metterli in commercio.
Non deve aprire una partita iva chi vende i propri lavori artigianali una volta all’anno, durante la fiera del paese.
Deve aprire partita iva chi, pur essendo dipendente in banca, vende abitualmente i propri dipinti, magari pubblicizzandoli in internet.
L’apertura della partita iva ha conseguenze ben precise. Innanzitutto, il titolare dell’attività deve trasmettere annualmente all’Agenzia delle Entrate la propria dichiarazione dei redditi, anche se non ne ha prodotti.
Al momento dell’apertura, dovrà scegliere il codice Ateco idoneo a identificare la sua attività. Ad esempio, il codice 47.78.32 individua il commercio al dettaglio di oggetti d’artigianato.
Il titolare di partita iva deve ovviamente emettere fattura per ogni vendita, indicando al suo interno il regime a cui ha aderito (forfettario, ordinario, ecc.).
È necessario inoltre rispettare l’obbligo di fatturazione elettronica così come stabilito dalla legge.
Va precisato che, secondo la giurisprudenza [2], ai fini dell’obbligo dell’apertura della partita iva non conta l’entità dell’incasso: anche introiti inferiori a 5mila euro possono costringere alla partita iva, se l’attività è svolta abitualmente.
Vendita di prodotti fatti in casa senza partita iva
Se la vendita di prodotti fatti in casa non è abituale ma solo occasionale, non è necessario aprire una partita iva.
Ogni oggetto venduto, però, deve ugualmente essere dichiarato al fisco, mentre al cliente deve essere rilasciata una ricevuta.
Per la precisione, la ricevuta deve essere emessa al momento dell’incasso del corrispettivo; sulla stessa deve essere sempre apposta una marca da bollo da 2 euro, quando l’importo della vendita supera le 77,47 euro.
In assenza di partita iva, il reddito annuo va dichiarato nel quadro RL del Modello Redditi (o quadro D del 730), a titolo di compensi percepiti dalle vendite di oggetti homemade.
Se la vendita di oggetti fatti in casa è solo una seconda attività, allora i redditi vanno dichiarati nel quadro dei redditi diversi.
Se però chi ha venduto prodotti fatti in casa non ha altri redditi e quanto ricavato dalla cessione non supera la soglia dei 4.800 euro, v’è esonero dalla presentazione della dichiarazione dei redditi.
Vendita di cibo fatto in casa: come funziona?
Per approfondire il tema della vendita di cibo fatto in casa, si legga l’articolo dedicato a questo specifico argomento.
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