Uso abituale di droga
Esiste differenza tra l’uso frequente di droga con lo stato di tossicodipendenza?
Capita spesso a noi avvocati di ritenere che il disturbo dall’uso di cocaina possa legittimare la richiesta del beneficio dell’affidamento in prova terapeutico, ossia una misura alternativa alla detenzione, che viene concessa alla persona tossicodipendente. Si tratta in sostanza di ritenere l’uso abituale di droga uguale allo stato di tossicodipendenza.
Qual è la differenza tra l’uso abituale e lo stato di tossicodipendenza?
Il ragionamento, chiaramente di parte, è più o meno, sinteticamente, questo. Non esiste alcuna differenza tra o stato di tossicodipendenza e la condizione di chi faccia uso abituale di sostanze stupefacenti atteso che le due espressioni sono identiche, anzi, la seconda, quindi l’uso abituale, chiarisce il significato della prima espressione. E ancora: la esatta corrispondenza è confermata dalla riconducibilità delle due nozioni, tossicodipendenza e uso abituale di sostanza stupefacente, secondo la più accreditata classificazione diagnostica, alla generale categoria dei disturbi da dipendenza e correlati all’uso di sostanze, all’interno della quale le nozioni si distinguono solo in relazione alla gravità con cui il disturbo si manifesta. L’attestazione insomma del disturbo da uso di stupefacenti da parte del servizio pubblico, condizione chiaramente essenziale per prospettare l’equipollenza tra i due stati descritti, sarebbe sufficiente a inquadrare la gravità dello stato patologico e a ritenere simili, dal punto di vista naturale e giuridico, la condizione dell’assuntore abituale con quella del tossicodipendente.
Cosa dice la giurisprudenza sulla similitudine tra l’uso abituale e lo stato di tossicodipendenza?
La Corte di cassazione ritiene si tratti di categorie distinte, aventi un autonomo riconoscimento normativo e quindi tra loro non omologabili. Il consumo abituale, a dire della giurisprudenza, rappresenta una condizione essenziale, ma non sufficiente, per la formulazione della diagnosi di tossicodipendenza. Il mero consumo di sostanze stupefacenti, per quanto abituale, non può rientrare in una condizione patologica tale da far ipotizzare per ciò stesso la sussistenza della situazione clinica più grave. Quanto al richiamo della classificazione diagnostica, che di fatto accomuna i due stati clinici, la cassazione replica che tali condizioni, è vero, sono state fuse all’interno di un’unica categoria, denominata disturbo da uso di sostanze stupefacenti, che spazia dal grado lieve a quello grave. I criteri però, utilizzabili per le rispettive diagnosi, a dire della giurisprudenza, si rifanno a un differente numero di sintomi.
Considerazioni personali
Credo che la posizione della giurisprudenza, forse, come sempre troppo rigida, possa essere superata attraverso una certificazione delle strutture pubbliche, denominate SerT, che attesti non un uso saltuario, per quanto abituale, bensì una condizione di abuso di sostanze stupefacenti da intendere quale uso che abbia i caratteri di una tossicodipendenza in senso stretto o che comunque ci si avvicini in maniera tale da essere adeguatamente trattata. Trattamento che, all’interno del regime carcerario, ciò non è proprio possibile. Ecco perché una certificazione del SerT in tal senso contribuirebbe ad aiutare il soggetto affetto da uso di sostanze stupefacenti, a tenerlo fuori dal circuito criminale e a progredire come sistema anziché rimanere immobili.
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