Arriva la proposta di una nuova voluntary disclosure: tra recuperare capitali nascosti e rischiare di incentivare il riciclaggio di denaro sporco? Ecco l’idea del governo e la necessità di rastrellare soldi per finanziare la nuova legge di bilancio.
Torna l’idea di una voluntary disclosure, nota anche come autodenuncia fiscale, tema da sempre dibattuto dalla nostra politica. Si tratterebbe di consentire, a chi ha nascosto illecitamente capitali all’estero o contanti nelle cassette di sicurezza delle banche, di far emergere tali somme, denunciandole al fisco e pagando una imposta sostitutiva pari al 26%, in cambio della regolarizzazione. In buona sostanza una sanatoria, un condono, uno scudo penale o comunque lo si voglia chiamare: lo scopo è sempre quello di consentire a chi ha evaso di trattare col fisco italiano in cambio di denaro. Un po’ come la cauzione che versa negli Stati Uniti chi viene arrestato in cambio della libertà.
Scopo della nuova voluntary discoluse è trovare le risorse per finanziare la nuova legge di bilancio, un compito che evidentemente il Governo avverte come particolarmente complicato.
Qualcuno pensa che il gettito della disclosure possa anche superare i 10 miliardi. Si ripete il vecchio sistema del rastrellamento del denaro anche da chi non si è comportato correttamente. Ma se è vero che è difficile – se non addirittura impossibile – recuperare i capitali all’estero» – spiegò nel 2018 l’ex procuratore capo di Milano Francesco Greco – «è meglio farli rientrare pacificamente».
Al progetto sta lavorando il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, di Fratelli d’Italia, che già ci provò l’anno scorso.
Le precedenti voluntary disclosure
La voluntary disclosure non è una novità in Italia. Nel governo Renzi, venne applicata per violazioni commesse fino al settembre 2014. Vi aderirono 130 mila contribuenti che dichiararono circa 60 miliardi; l’Agenzia delle entrate recuperò circa 5 miliardi.
La seconda edizione, relativa al periodo tra l’ottobre 2016 e il luglio 2017, ha portato a un miliardo di rientri, con 15.000 istanze presentate.
Nel 2020, durante il governo Conte 2, il Comitato di esperti guidato da Vittorio Colao aveva proposto un’ampia voluntary disclosure.
Come funzionerebbe la nuova voluntary
Con la nuova voluntary, verrebbero tassati al 26% solo i capitali per i quali il fisco è ancora in tempo per notificare gli accertamenti e di cui il contribuente sa spiegare il momento in cui le ha guadagnate. Le «annualità non accertabili», la cui origine non viene invece spiegata, sarebbero comunque regolarizzate accanto alle «accertabili», ma senza prelievo.
Facciamo un esempio. Immaginiamo un contribuente che abbia 10 mila euro di cui può giustificare il momento del guadagno e altri 10 mila di cui non può. Sarebbe in grado di regolarizzare 20 mila euro detenuti in nero versandone appena 2.600, ossia il 26% di 10mila euro.
Gli svantaggi
La nuova misura non è priva di critiche. Alcuni ritengono che possa premiare i contribuenti scorretti e aprire la strada al riciclaggio. Inoltre, il fatto che la voluntary non sia accompagnata da una restrizione sull’uso del contante solleva ulteriori dubbi. La recente decisione di aumentare il limite dei pagamenti in contanti da 1.000 a 5.000 euro potrebbe alimentare la preoccupazione che la voluntary disclosure possa effettivamente creare un precedente per future evasioni fiscali.
L’incertezza del Governo
L’implementazione della voluntary disclosure rimane incerta, e il governo – che non vuole certo prendersi le critiche in questo momento delicato – potrebbe optare per una soluzione indiretta tramite un emendamento parlamentare alla Legge di bilancio. In questo modo l’esecutivo potrebbe finanziare la propria manovra senza sporcarsi le mali. L’interrogativo principale è se questa misura possa effettivamente generare le risorse necessarie per finanziare le nuove misure della legge di bilancio, considerando la natura incerta delle somme coinvolte.