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Una coppia gay può adottare un figlio?

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(@carlos-arija-garcia)
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Le Sezioni Unite della Cassazione tornano sull’argomento e precisano quando il partner del padre biologico può diventare genitore di un bambino nato «in vitro».

La tutela di un minore deve essere sempre e comunque garantita. Anche quando bisogna cercare quella tutela tra le pieghe della legge. Potrebbe riassumersi in queste poche parole un recente orientamento delle Sezioni Unite della Cassazione secondo cui, da una parte, non è possibile trascrivere la cogenitorialità di due padri ma non è altrettanto possibile escludere l’adozione di un bambino da parte di un’unione civile formata da due uomini. Significa, dunque, che una coppia gay può adottare un figlio?

La risposta a questa domanda è alquanto articolata e la giurisprudenza lo ha spiegato in più occasioni. Non c’è bisogno di sottolineare il fatto che due papà desiderosi di avere un figlio hanno bisogno di una donna disponibile a «prestare» un utero per la fecondazione, per la gestazione, per il parto. Lo dice la Natura, non la legge e nemmeno i tribunali. Questi ultimi, però, insistono nel dire che la normativa non accetta in Italia la fecondazione assistita per le coppie che non hanno problemi di fertilità e nemmeno per quelle omosessuali.

Alle parti dell’unione civile che vogliono avere un figlio, dunque, non resta che recarsi all’estero, in uno dei Paesi in cui questa pratica è legale. Ma si tratta di una soluzione temporanea: successivamente si porrà il problema di trascrivere all’anagrafe il provvedimento straniero che riconosce i due papà come genitori del bambino. Cosa che non viene ammessa in Italia.

L’altra possibilità è che il padre biologico registri all’anagrafe il bambino come suo e che il partner avvii la procedura per adottarlo, in modo da diventare, a sua volta, padre del minore. Cosa hanno stabilito in merito le Sezioni Unite della Cassazione?

Facciamo un passo indietro. La legge non permette l’adozione alle coppie omosessuali e, pertanto, alle unioni civili. Questo, però, non vuol dire che uno dei partner non possa adottare il figlio biologico che l’altro ha avuto grazie alla fecondazione eterologa praticata all’estero.

La Cassazione (non a Sezioni Unite, però) aveva già stabilito in tempi non lontani [1] che una bambina nata con la fecondazione eterologa può avere due mamme e perfino ottenere il doppio cognome. In sostanza, la Suprema Corte aveva ammesso l’adozione in casi particolari, anche quando il minore non si trova in stato d’abbandono: ciò che conta realmente è che il bambino vada a vivere in un contesto familiare sereno e felice. Chi dice che tale contesto non possa essere trovato all’interno di un’unione civile e che lo si debba cercare per forza in una coppia sposata? Secondo la Cassazione, nessuno è in grado di poter fare un’affermazione del genere.

Più recentemente, le Sezioni Unite sono tornate sull’argomento, questa volta avendo al centro della vicenda finita alla loro attenzione due papà italiani che si erano sposati in Canada. I due uomini, ricorrendo alla fecondazione assistita, erano diventati genitori. La Corte Suprema della British Columbia, la provincia più occidentale dello Stato canadese, aveva disposto che entrambi potevano essere iscritti come genitori del bambino, chiedendo all’Italia di rettificare l’atto di nascita in cui risultava come genitore solo il padre biologico. Richiesta rimandata al mittente dal Comune.

Le Sezioni Unite della Cassazione hanno fatto due considerazioni diverse. Da un lato, ricordano quel che avevano disposto qualche anno prima [3]: il nostro ordinamento non riconosce un provvedimento straniero che certifichi il rapporto di genitorialità tra un bambino nato in seguito a maternità surrogata e il genitore d’intenzione. Pertanto, ribadiscono i giudici supremi, deve escludersi la trascrivibilità del provvedimento giudiziario straniero che indichi quale genitore del bambino il partner del padre biologico.

Dall’altro lato, però, vanno garantiti al minore gli stessi diritti degli altri bambini nati in condizioni diverse. È qui che, secondo le Sezioni Unite, si inserisce la possibilità dell’adozione: tale scelta permette di dare riconoscimento giuridico, con il conseguimento dello status di figlio, al legame del bambino con il compagno del genitore biologico, considerato che è stato condiviso un progetto genitoriale e che il partner ha di fatto concorso nel prendersi cura del bambino sin dal momento della nascita.

Il principio espresso, dunque, è il seguente: la pratica della maternità surrogata è inaccettabile in Italia, poiché «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane». Pertanto, non è automaticamente trascrivibile il provvedimento giudiziario straniero che indichi quale genitore del bambino il genitore d’intenzione.

Ma, poiché il bambino ha diritto al riconoscimento, anche giuridico, del legame sorto in forza del rapporto affettivo instaurato e vissuto con il partner del padre biologico, non deve escludersi a priori la possibilità per il genitore di intenzione di adottare il minore.

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Pubblicato : 4 Gennaio 2023 07:00