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Un fratello può impugnare il testamento?

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(@mariano-acquaviva)
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Chi sono i legittimari? Qual è la differenza tra successione legittima e necessaria? Chi può contestare la validità di un testamento?

Il testamento è l’atto di ultima volontà con cui una persona dispone del proprio patrimonio per il tempo in cui non sarà più in vita. Perché sia valido occorre rispettare i limiti previsti dalla legge, primo fra tutti quello che impone di riservare una certa quota di eredità ai legittimari, cioè agli eredi necessari (coniuge, figli o genitori). In caso contrario, l’atto può essere contestato davanti all’autorità giudiziaria. È in questa cornice che si pone il seguente quesito: un fratello può impugnare il testamento?

La domanda è tanto più legittima se si considera che, per legge, i fratelli e le sorelle non sono “legittimari”, cioè non sono eredi necessari. È quindi possibile estrometterli del tutto anche in assenza di altri eredi. Davanti a una scelta del genere, il fratello del defunto può tutelarsi? Chi può impugnare un testamento invalido? Vediamo cosa prevede l’ordinamento giuridico.

Chi sono i legittimari?

Sono legittimari gli eredi ai quali la legge riserva una quota dell’eredità dei propri familiari. Si tratta della famosa “legittima”.

La successione dei legittimari è detta “necessaria” perché è prevista direttamente dalla legge e non può essere derogata nemmeno per testamento.

Secondo l’articolo 536 del codice civile, sono legittimari il coniuge, i figli e, solo in assenza di questi ultimi, i genitori.

Secondo la legge, all’unico figlio della persona defunta spetta sempre almeno la metà dell’eredità.

Se una persona muore lasciando il coniuge e un figlio, a entrambi spetta una quota di legittima pari a 1/3 del totale.

La parte dell’eredità che non spetta ai legittimari costituisce la cosiddetta “quota disponibile”, di cui si può disporre liberamente per testamento.

Cos’è la successione legittima?

La successione è legittima in assenza di un testamento. In questa ipotesi, gli eredi e le quote loro spettanti sono individuate direttamente dalla legge.

Se una persona muore lasciando il coniuge e un figlio, entrambi si divideranno equamente l’eredità al 50%.

Tizio muore lasciando la moglie e tre figli. Al coniuge spetta 1/3 dell’eredità mentre i figli dovranno dividersi equamente i restanti 2/3.

La successione legittima non si contrappone a quella necessaria, che si limita solamente a individuare la quota minima di eredità che spetta ai familiari più stretti nel caso in cui sia stato fatto testamento.

I fratelli sono eredi necessari?

Come anticipato, i fratelli non sono legittimari, cioè non sono eredi necessari del defunto.

Ciò significa che i fratelli, mediante testamento, possono essere estromessi dall’eredità anche qualora fossero gli unici parenti del defunto.

Carlo, celibe senza figli, decide di lasciare tutti i suoi averi a una Onlus, anche se ha un fratello ancora in vita.

I fratelli sono invece eredi legittimi, ma la loro successione è subordinata all’assenza di figli.

Matteo muore senza fare testamento, lasciando la moglie e una sorella. Al coniuge spettano i 2/3 dell’eredità, la restante parte alla sorella.

Gianluca lascia tre fratelli. Non ha moglie né figli e non ha fatto testamento. I genitori sono già deceduti. I fratelli ereditano tutto i suoi averi in parti uguali.

Chi può impugnare un testamento?

Un testamento può essere impugnato per diverse ragioni. La più comune riguarda la violazione della quota di legittima spettante a uno degli eredi necessari.

Angelo scrive nel proprio testamento di non voler lasciare niente al figlio con cui non ha più rapporti da diversi anni.

Esistono tuttavia molteplici motivi per cui è possibile contestare in giudizio la validità di un testamento: si pensi, solo per fare qualche esempio, al testamento olografo privo di sottoscrizione oppure alla presunta incapacità d’intendere e di volere di chi l’ha redatto.

Secondo l’articolo 624 del codice civile, il testamento può essere impugnato da chiunque ne abbia interesse, cioè da qualsiasi persona possa vantare un diritto sull’eredità.

Quanto al termine per impugnare testamento, questo dipende dai vizi che si vogliono far valere:

  • se il vizio è così grave da determinare la nullità, allora l’azione è imprescrittibile. È il caso del testamento olografo privo dei requisiti di forma perché redatto a computer oppure non firmato;
  • se il testamento è affetto da vizi meno gravi, versandosi quindi in ipotesi di annullabilità, il termine impugnazione testamento è di cinque anni. È il caso, ad esempio, del testamento redatto dall’incapace oppure sotto minaccia.

I fratelli possono impugnare il testamento?

Alla luce di quanto detto sinora, possiamo affermare che anche i fratelli possono impugnare il testamento, purché la contestazione sia fatta per far valere un proprio diritto e non per “amore di giustizia”.

È il caso del fratello della persona defunta che, pur non avendo altri parenti, ha deciso di lasciare tutti i suoi beni a un amico mediante un testamento mandato per email.

In un’ipotesi come quella appena esemplificata il fratello avrebbe ovviamente interesse a impugnare il testamento: senza di esso, infatti, beneficerebbe dell’intera eredità.

Insomma: un fratello può impugnare un testamento quando ne ha interesse, circostanza che ricorre quando ritiene di essere stato ingiustamente escluso dall’eredità.

 
Pubblicato : 9 Dicembre 2023 09:00