Telecamere in giardino: 5 cose da sapere
A cosa bisogna fare attenzione quando si decide di installare un impianto di videosorveglianza in proprietà privata ma fuori di casa: regole e accorgimenti da seguire.
Se hai una casa autonoma o una villetta in giardino, probabilmente hai installato delle telecamere in giardino per monitorare, anche a distanza, la tua proprietà e prevenire le intrusioni di malintenzionati. Ma ci sono 5 cose da sapere per non infrangere la normativa sulla privacy e rispettare la riservatezza dei vicini, dei passanti ed anche di chi ti viene a trovare.
Il problema, quindi, non è tecnico – per risolvere quello basta un buon installatore che sappia dove posizionare gli impianti e come farli funzionare – ma giuridico, specialmente se qualcuno si lamenta – e potrebbe avere buone ragioni per farlo – perché scopre che la tua telecamera riprende la sua proprietà privata, controlla i suoi movimenti o semplicemente lo ritrae mentre passa.
Ma niente paura: gli accorgimenti utili per prevenire queste situazioni sono molto semplici e te li spieghiamo qui.
Cosa non riprendere con la telecamera in giardino
Puoi tranquillamente installare una o più telecamere nel tuo giardino, senza bisogno di permessi e autorizzazioni preventive, trattandosi di un luogo di tua proprietà esclusiva, ma devi stare attento all’angolo visuale: l’obiettivo non può riprendere, e registrare, ciò che avviene nella proprietà altrui, neanche quando essa è limitrofa o confinante con la tua.
In concreto può essere difficile posizionare gli obiettivi della telecamera in modo che sorveglino soltanto la tua proprietà esclusiva, ma bisogna farlo – anche utilizzando appositi accorgimenti tecnici, come la schermatura parziale del quadro video – per evitare di essere incriminati del reato di interferenze illecite nella vita privata.
Come vedremo nel prosieguo, questo reato è punito con pena detentiva, quindi non va sottovalutato; intanto devi sapere che tra i luoghi dove si svolge la vita privata è compreso non solo l’edificio abitato, ma anche le sue pertinenze, come il giardino, il vialetto d’ingresso, il portico esterno ed il cortile del vicino o del dirimpettaio.
Quindi il concetto di “non ficcare il naso” in casa degli estranei è piuttosto esteso, anche se un orientamento della giurisprudenza [1] riduce il concetto di luoghi di privata dimora solo a quelli che hanno una particolare relazione del soggetto con l’ambiente, in modo da sottrarre la sua vita privata ad ingerenze esterne, e dunque esclude dall’ambito di applicazione della norma penale quegli spazi comuni, come i parcheggi e gli ingressi condominiali, destinati a un numero indeterminato di persone.
Certo, non è piacevole dover finire davanti a un tribunale o addirittura in Cassazione per discutere di questi aspetti, perciò è meglio regolarsi con prudenza e limitare quanto più possibile l’area delle riprese delle telecamere ai luoghi che rientrano nella tua esclusiva disponibilità.
Posso filmare la strada esterna?
Le telecamere private di regola non possono filmare le strade esterne alla proprietà esclusiva ed aperte al transito pedonale o veicolare, altrimenti si avrebbe una violazione della normativa sulla riservatezza dei dati personali dei passanti, che verrebbero filmati a loro insaputa: volti, autoveicoli e relative targhe, ed anche abitudini di vita (abbigliamento, orari di passaggio, persone in reciproca compagnia, ecc.) sono informazioni che non devono essere trattate da privati con riprese video memorizzate per un certo periodo di tempo e con il rischio di indebita utilizzazione e diffusione.
In materia di privacy esiste un importante principio, chiamato di minimizzazione dei dati, che impone di non riprendere né conservare immagini e filmati di ciò che non è strettamente necessario per tutelare la propria proprietà mediante impianti di videosorveglianza.
Ecco perché, anche con riferimento alle strade esterne, vale lo stesso principio dell’angolo visuale ristretto, che abbiamo già esaminato: la telecamera in giardino deve riprendere soltanto la zona di proprietà privata e al massimo le parti immediatamente adiacenti (ad esempio, il cancello esterno ed i muri perimetrali) ma occorre posizionare l’obiettivo in modo da non riprendere la strada pubblica o comunque aperta al transito.
Come regola generale, quindi, per porsi al riparo da contestazioni su violazioni della privacy è sempre bene puntare le telecamere verso l’interno della propria proprietà anziché in direzione dell’esterno, e questo vale sia che si tratti di proprietà esclusive altrui – come l’ingresso della villetta dei vicini – sia quando c’è un luogo aperto al pubblico passaggio.
Il cartello di avviso della presenza di telecamere
Anche per le telecamere posizionate in un giardino privato è necessario il cartello di avviso che segnala la presenza dell’impianto di videosorveglianza a coloro che per qualunque motivo vi transitano: si pensi ai corrieri che recapitano i pacchi o ai visitatori.
Questa informazione può essere anche sintetica (ad esempio con la dicitura («zona controllata con telecamere» o espressioni simili), purché ben visibile a chi transita: vanno bene anche i comuni cartelli acquistati nei negozi di ferramenta. Non occorre, invece, menzionare i precisi punti dove sono posizionati gli obiettivi, cioè dove si trovano le telecamere, e tantomeno esplicitare dove è ubicato l’impianto remoto di acquisizione e memorizzazione dei filmati.
Per quanto tempo si possono conservare le immagini riprese?
Le immagini riprese dalle telecamere in giardino consistono in una sequenza di fotogrammi che vengono memorizzati automaticamente dall’impianto di videosorveglianza su un file in modo da comporre un filmato.
Sempre in base al principio di minimizzazione, questi files non devono essere conservati per un tempo eccedente la finalità per cui sono stati creati: il Garante per la privacy suggerisce di non eccedere un periodo di conservazione di 48 o al massimo 72 ore. Questo è un tempo adeguato e sufficiente per consentire di esaminare le riprese in caso di necessità, ad esempio se si verifica un furto o un atto di vandalismo, in modo da individuare gli autori.
Gli impianti moderni consentono di settare automaticamente il momento in cui i filmati più vecchi vengono cancellati e sovrascritti dai nuovi. In periodi eccezionali, come quando i proprietari sono fuori per ferie, il tempo di conservazione può dilatarsi e arrivare anche ad una settimana. Tuttavia l’esigenza di conservare a lungo i files viene meno se il proprietario si munisce di un sistema di controllo a distanza, da remoto, anche tramite smartphone, che lo avvisa in caso di intrusioni ed altri eventi anomali mostrandogli subito le riprese e dunque consentendogli di intervenire prontamente.
Al di fuori dei casi di necessità, come quando è richiesto l’intervento delle forze dell’ordine che acquisiscono i filmati per scoprire eventuali reati commessi, è vietato divulgare e diffondere in qualsiasi maniera le immagini riprese in giardino o negli altri luoghi di privata dimora senza il preventivo consenso degli interessati (si pensi ad una festa o un party nel proprio giardino con numerosi invitati).
Le azioni legali contro le telecamere abusive
Chi rileva la presenza di una telecamera abusivamente puntata nella sua proprietà privata o che comunque la riprende in modo da procurarsi, come dice la norma incriminatrice «indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata» (da intendersi nel senso che abbiamo visto sopra) può agire contro il proprietario che l’ha montata o fatta installare in due modi:
- in via civile, con un ricorso d’urgenza, per chiedere che la telecamera venga rimossa o che venga modificato il suo angolo visuale, in modo da portare il raggio delle riprese entro i limiti che abbiamo visto nel paragrafo precedente, ferma restando la distruzione delle immagini acquisite e conservate illecitamente;
- in via penale, sporgendo una denuncia querela all’Autorità giudiziaria (o alle forze di Polizia che gliela inoltreranno) per il reato di interferenze illecite nella vita privata, previsto dall’articolo 615 bis del Codice penale e punito con la pena della reclusione da 6 mesi a 4 anni.
In entrambi i casi la parte lesa ha il diritto di chiedere anche il risarcimento del danno provocato dall’illecito comportamento di chi ha installato le telecamere violando la sua privacy.
Approfondimenti
Per altre informazioni sull’argomento, leggi l’articolo “Videosorveglianza privata: le cose da sapere“.
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