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Stalking via WhatsApp

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(@angelo-greco)
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Lo stalking via WhatsApp non è uno scherzo o una semplice seccatura: è un reato serio che può essere passibile di querela entro 6 mesi.

Lo stalking è un comportamento reiterato che genera ansia, stress, paura e cambiamenti nella vita quotidiana della vittima. Si potrebbe pensare che lo stalking via WhatsApp non sia così pericoloso e grave come altre forme di stalking. In realtà non è così. Si tratta, anzi, di un fenomeno molto serio, punito addirittura in forma più grave dello stalking tradizionale, quello cioè costituito da minacce, pedinamenti e condotte ossessive. Come si vedrà a breve, infatti, lo stalking viene definito “un reato a forma libera”, dove cioè non conta il comportamento posto in essere dallo stalker ma gli effetti che questo ha sulla vittima. Esso si può pertanto concretizzare anche in una serie di messaggi non graditi in una chat qualsiasi: non solo WhatsApp, ma anche Telegram, Messenger, Instagram Direct, ecc. 

Quando c’è stalking via WhatsApp?

Ma cosa serve per poter querelare una persona per stalking via WhatsApp? La prova che il suo comportamento abbia generato uno dei seguenti effetti sulla vittima:

  • un grave e perdurante stato di ansia o di paura;
  • il fondato timore per l’incolumità propria o di un proprio caro;
  • il cambiamento delle proprie abitudini di vita (tale potrebbe semplicemente essere il fatto di modificare il tragitto per tornare a casa, farsi accompagnare da amici o parenti, cambiare il numero di telefono, sospendere un account social, ecc.).

È vero, spetta alla vittima fornire al giudice la dimostrazione del verificarsi di uno qualsiasi di tali eventi. Tuttavia, nel processo penale, le dichiarazioni della parte offesa vengono assunte a prova se non contraddette da elementi esterni. Per cui, anche la semplice documentazione dei messaggi sgraditi, tramite uno screenshot, potrebbe essere sufficiente per condannare lo stalker.

Comportamenti della vittima

Ai fini del reato di stalking via WhatsApp non conta che il destinatario possa decidere di non leggere i messaggi o “bloccare” il mittente: la querela è ugualmente possibile.

Non conta neanche ciò che viene detto nella chat. Per lo stalking infatti non è necessario usare un tono minaccioso o aggressivo: come si è detto, tale reato si sostanzia in una reiterazione dei messaggi non graditi, indipendentemente dal loro contenuto. Così, ad esempio, un creditore che perseguiti il debitore con una serie di sms solo al fine di esercitare il proprio diritto è ugualmente responsabile. 

Non conta infine il fatto che la vittima abbia risposto ai messaggi, almeno in prima battuta: potrebbe averlo fatto solo per tentare di mettere a tacere lo stalker o per placarlo, magari per evitare che questi, sentendosi respinto, possa attuare un comportamento più pericoloso. 

Le pene per lo stalking non scattano quindi solo a carico di chi pedina, minaccia o telefona quotidianamente alla vittima: bastano anche dei semplici messaggi su Whatsapp per far scattare una querela penale.

Proprio di recente la Cassazione [1] ha ricordato che si può essere denunciati per stalking via WhatsApp. Nel caso di specie è stato decretato oltre un anno e mezzo di reclusione senza la condizionale ad un uomo che aveva “stalkerizzato” la ex su WhatsApp. 

Messaggi d’amore sgraditi e offensivi possono essere sufficienti per la condanna penale. 

Come si può difendere la vittima di stalking?

La vittima deve sapere che ci sono passi da intraprendere per proteggersi e mettere fine allo stalking. Questa può decidere di presentare una querela entro 6 mesi dall’ultimo atto persecutorio e ottenere così la richiesta di un’ordinanza restrittiva. La querela può essere depositata presso la Questura, i Carabinieri oppure direttamente presso la Procura della Repubblica. A tal fine non è necessario un avvocato.

In alternativa all’azione penale, la vittima può effettuare una segnalazione al Questore che, dopo aver convocato il responsabile, lo ammonirà verbalmente. Questa seconda opzione è sicuramente preferibile quando non si vuole intraprendere un processo penale e nello stesso tempo si teme per la propria incolumità.

Cosa si rischia per dei messaggi su WhatsApp?

Vediamo ora qual è la pena per lo stalking via WhatsApp. La legge, come dicevamo, prevede una sola figura di stalking indipendentemente dal modo in cui esso sia attuato. La pena è la reclusione da un anno a sei anni e mezzo. Tuttavia, si applica un’aggravante se lo stalker è il coniuge o il convivente, anche se la relazione è ormai finita ed è intervenuta la separazione. E non è tutto: l’aggravante si applica anche quando il comportamento viene attuato attraverso strumenti informatici o telematici come appunto il caso di di WhatsApp (ma anche Facebook, Instagram, email, ecc.).

La pena è infine aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona portatrice di handicap, ovvero con armi o da persona travisata (cioè, che non può essere riconosciuta perché nasconde il viso).

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Pubblicato : 23 Febbraio 2023 11:15