Stalking per mantenimento: cosa prevede la legge?
Chi ossessiona l’ex, anche sui social, per incassare il mantenimento rischia una condanna penale per stalking.
Lo stalking può manifestarsi in tanti modi ed essere animato da differenti intenti. Tra questi vi può essere quello del creditore che, invece di ricorrere al Tribunale per ottenere quanto gli è dovuto, preferisce agire direttamente sul debitore, stressandolo e minacciandolo di continuo, tanto da generare in lui uno stato di ansia o di timore. Tipico è il caso dell’agente del call center che, in barba alle regole, chiama ogni giorno – o più volte al giorno – il debitore per portarlo a pagare (e incassare la percentuale).
Esiste tuttavia anche lo stalking per il mantenimento, quello cioè commesso dall’ex coniuge che, non riuscendo a incassare l’assegno che il giudice gli ha riconosciuto, interferisce in continuazione nella vita del soggetto obbligato fino a compiere vere e proprie persecuzioni. Ma cosa prevede la legge in caso di stalking da mantenimento? La Corte di Cassazione ha recentemente emesso una sentenza significativa, la numero 9878 del 7 marzo 2024, stabilendo un precedente importante per casi simili.
Nel dettaglio, il caso in esame riguardava una donna che era stata accusata di aver perseguitato il suo ex marito con l’obiettivo di ottenere il mantenimento. Le sue azioni includevano non solo il pedinamento fisico, ma anche una serie di atti intimidatori quali insulti, minacce, e un utilizzo aggressivo dei social network, con post offensivi mirati all’ex partner.
Tali comportamenti, secondo la sentenza della Corte, configurano un chiaro caso di stalking, ovvero di persecuzione ossessiva, che va ben oltre la mera espressione di una richiesta di mantenimento.
La quinta sezione penale della Corte ha sottolineato come il delitto di stalking, previsto dall’articolo 612 bis del Codice penale, si caratterizzi per la sua natura di reato abituale. Ciò significa che non sono tanto i singoli atti in sé a configurare il reato, ma piuttosto la loro reiterazione nel tempo, che crea una situazione di assedio psicologico per la vittima. In questo contesto, l’atteggiamento persecutorio acquisisce una specifica valenza offensiva, rendendo la condotta nel suo complesso penalmente rilevante.
Il caso in questione si è distinto per la varietà e l’intensità delle azioni intraprese dall’ex moglie, che hanno incluso appostamenti, minacce verbali e fisiche, insulti, l’invio di messaggi offensivi tramite internet, chiamate telefoniche ripetute e ossessive, e persino episodi di danneggiamento. Questa vasta gamma di comportamenti ha evidenziato un chiaro intento persecutorio, portando alla condanna per stalking.
Tuttavia è bene ricordare che numerose pronunce della stessa Cassazione hanno riconosciuto la sussistenza dello stalking anche dinanzi a pochi comportamenti, purché ripetuti in un arco temporale breve. Così potrebbe essere il caso di quattro telefonate nel giro di poche ore.
Attenzione però: affinché scatti lo stalking non è sufficiente la reiterazione del comportamento molesto. È altresì necessario che, sulla vittima, si verifichi almeno uno di questi tre effetti:
- un grave stato di ansia e di stress emotivo;
- uno stato di paura tale da temere per l’incolumità propria o di un suo caro;
- un condizionamento psicologico tale da costringere la vittima ad alterare le proprie abitudini di vita come ad esempio cambiare numero di telefono, modificare la strada per tornare a casa, sospendere un account social e così via.
Se c’è la condotta reiterata ma non ci sono queste conseguenze sulla vittima, il reato c’è ancora ma è meno grave: si parlerà tutt’al più del reato di molestie telefoniche, punito in modo meno severo, ma pur sempre penalmente.
Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel contesto giuridico italiano, l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni, specie quando sfocia in comportamenti ossessivi e persecutori, non è tollerato e può condurre a severe conseguenze penali.
Il caso esaminato dalla Corte di Cassazione serve dunque da monito per chiunque sia coinvolto in dispute di mantenimento post-separazione, sottolineando l’importanza di perseguire le proprie richieste attraverso le adeguate vie legali, evitando di ricorrere a comportamenti che possono essere qualificati come stalking.
-
Vaccino non obbligatorio senza consenso informato: c’è risarcimento?
2 giorni fa
-
Come fa il datore di lavoro a sapere il motivo della malattia?
4 giorni fa
-
Residenza persone fisiche: nuove regole
4 giorni fa
-
Quando è illegittimo il contratto a termine?
5 giorni fa
-
Proposta di acquisto casa legata alla concessione del mutuo
6 giorni fa