Sparare alle spalle è sempre omicidio?
La legittima difesa rappresenta un’eccezione alla punibilità di un atto violento. Ma ci sono regole precise da rispettare. Approfondiamo cosa dice la legge.
Il fatto di sparare alle spalle ad un’altra persona, come risposta a un’aggressione subita o a una rapina, risveglia molteplici dubbi sull’applicazione della legge e sul concetto di legittima difesa. Cosa si intende esattamente con questa espressione? E quando un atto di difesa diventa, invece, un delitto? Scopriamo insieme le norme applicabili a tale fattispecie e se è vero che sparare alle spalle è sempre omicidio o se ci sono eccezioni.
Cosa prevede la legge sulla legittima difesa?
La legge stabilisce chiaramente le condizioni in cui un individuo può fare ricorso alla violenza per difendersi (o difendere gli altri) da un’offesa ingiusta. Quasi mai sparare alle spalle rientra in queste condizioni. Vediamo perché.
La difesa è “legittima” (ossia consentita dalla legge) solo se esiste un’effettiva necessità. La reazione violenta è autorizzata dalla legge solo quando è l’unica soluzione possibile per evitare un danno grave e imminente. Inoltre essa deve essere sempre proporzionata all’offesa.
Ad esempio, se Tizio viene minacciato da Caio con un palo di scopa, ha il diritto di difendersi, ma non anche di ucciderlo. Diversa sarebbe la situazione è se Caio fosse armato di un’arma da fuoco o di un coltello.
Quando si verifica un pericolo attuale di danno?
Per poter invocare la legittima difesa, il pericolo deve essere immediato e in corso (o imminente). Se una persona spara alle spalle di qualcuno che sta ormai fuggendo, la legge non riconosce la legittima difesa, poiché il pericolo non è più “attuale”.
Allo stesso modo, se una persona può evitare l’altrui aggressione scappando o rifugiandosi in un luogo sicuro (ad esempio il portone del proprio edificio condominiale), la difesa non è più legittima.
Cosa si intende per proporzionalità tra difesa e offesa?
Abbiamo detto che la risposta alla minaccia deve essere adeguata e non eccessiva.
Ci sono due modi per valutare la proporzione:
- in base alle armi usate: ad esempio, non si può rispondere con un colpo di pistola a un pugno;
- in base ai beni giuridici contrapposi: non si può sparare a un ladro solo perché questi ci sta sottraendo il portafogli se non c’è pericolo per la nostra incolumità fisica. La vita ha maggiore importanza rispetto al patrimonio.
Cosa dice la legge sulla legittima difesa domiciliare?
Difendersi all’interno delle proprie mura domestiche ha regole leggermente differenti. La cosiddettalegittima difesa domiciliare riconosce una maggiore protezione al titolare del domicilio, considerando il particolare valore della dimora come luogo di protezione della persona.
Per “legittima difesa domiciliare” si intende quella che avviene a seguito della violazione di domicilio o di luogo ad esso equiparato (studio professionale, garage, box auto, negozio, ecc.).
Per legge, la difesa in casa si presume sempre proporzionata all’offesa, salvo prova contraria che, in questo caso, deve fornire l’aggressore. Ciò significa che il giudice non dovrà verificare se il proprietario di casa, nel tutelarsi, abbia utilizzato mezzi proporzionati all’offesa, né che vi fosse necessaria proporzione tra i beni giuridici in gioco. Naturalmente l’arma detenuta in casa deve essere stata “denunciata” alla questura.
-
Vaccino non obbligatorio senza consenso informato: c’è risarcimento?
2 giorni fa
-
Come fa il datore di lavoro a sapere il motivo della malattia?
4 giorni fa
-
Residenza persone fisiche: nuove regole
4 giorni fa
-
Quando è illegittimo il contratto a termine?
5 giorni fa
-
Proposta di acquisto casa legata alla concessione del mutuo
5 giorni fa