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Si può dividere l’eredità di una persona ancora viva?

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(@paolo-florio)
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La divisione di eredità futura non ancora aperta o la rinuncia preventiva ad essa è nulla.  

Poniamo il caso di due fratelli che vengano a conoscenza del contenuto del testamento del padre quando questi è ancora in vita. In esso, ciascuno dei due viene nominato erede al 50% dell’intero patrimonio. I due decidono di regolare subito i propri rapporti e di stabilire in anticipo cosa debba prendere l’uno e cosa l’altro non appena il genitore morirà. Un accordo di questo tipo potrebbe avere valore per la legge? Si può dividere l’eredità di una persona ancora viva? 

La questione è regolata espressamente dall’articolo 458 del codice civile che stabilisce il cosiddetto divieto di patti successori. Di cosa si tratta? Cerchiamo di comprenderlo meglio qui di seguito.

Come avviene il trasferimento della proprietà dei beni del defunto

La trasmissione del patrimonio di una persona defunta può avvenire solo tramite testamento o, in assenza di testamento, secondo le regole stabilite dalla legge. Pertanto, condizione essenziale e ineliminabile per il trasferimento della proprietà dei beni che compongono l’asse ereditario è la morte del titolare. 

Divieto di patti successori

Per questa ragione la legge prevede il divieto di patti successori (anche detti, in questo caso, patti dispositivi): è quindi vietato qualsiasi patto, contratto, accordo con cui una persona dispone dei diritti che gli possono derivare da una successione non ancora aperta. Un atto del genere, per quanto firmato da tutti gli eredi, sarebbe nullo. E nulla sarebbe anche la rinuncia preventiva all’eredità di una persona: la rinuncia può essere fatta solo dopo la morte ed entro 10 anni da essa. 

Accordo di divisione dell’eredità

L’accordo di divisione di una eredità può essere sottoscritto solo quando ormai si è aperta la successione ossia dopo la morte del de cuius. Con la divisione, infatti, i coeredi fanno cessare la cosiddetta comunione ereditaria. Sicché la proprietà che ad essi prima spettava su una quota ideale dell’intero patrimonio (ad esempio il 50%) si sposta su uno o più beni specifici. 

La divisione della comunione ereditaria può essere chiesta da ciascun erede in qualsiasi momento, anche se gli altri non vogliono procedere alla divisione. E ciò perché nessuno può essere obbligato a restare proprietario di un bene che non vuole. 

Accordo di divisone dell’eredità prima della morte

Per quanto abbiamo appena detto, non ha alcun valore l’accordo di divisione dell’eredità fatto prima della morte del testatore. Non importa che, secondo le intenzioni dei firmatari, l’atto abbia valore solo tra le parti senza vincolare il titolare del patrimonio della cui eredità si discute (il testatore). 

Tali patti dispositivi sono vietati in quanto c’è il pericolo che il disponente, non avendo ancora acquistato, non si renda conto del significato economico dell’atto posto in essere e per l’immoralità di porre la morte come presupposto di un contratto o di un vantaggio patrimoniale in genere.

Questo significa che chi ha firmato l’atto con cui rinuncia a uno o più beni del de cuius prima che questi deceda può sempre rimettere in gioco la propria volontà: può cioè ripensarci ed esigere una diversa divisione. E la nullità di un patto successorio può essere fatta valere in qualsiasi momento, anche a distanza di numerosi anni. Non c’è infatti un termine di prescrizione. 

L’unico modo per dividere il patrimonio del genitore prima della sua morte è procedere con singoli atti di divisione o di compravendita eseguiti dal titolare del bene in favore di coloro che questi voglia designare eredi. In questo caso la proprietà si trasferisce non a titolo di successione ma per atto tra vivi (appunto la donazione o la vendita). Si tenga tuttavia conto che tali atti non possono pregiudicare le quote di legittima spettanti al coniuge e ai figli (o, in assenza dei figli, ai genitori). 

Di recente la Cassazione [1] ha ribadito che la divisione di beni di eredità futura consiste nella divisione che i figli di persona defunta effettuano contemplando nella massa da dividere anche i beni dell’altro genitore ancora in vita è da ritenersi nulla.

Sempre la Suprema Corte ha ritenuto nulla la scrittura privata con la quale una sorella consente al trasferimento in favore dei fratelli della proprietà di immobili appartenenti al padre, a fronte dell’impegno, assunto dai medesimi, di versarle una somma di denaro, da considerare come una tacitazione dei suoi diritti di legittimaria.

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Pubblicato : 9 Novembre 2022 09:00