Che fare se il giudice rifiuta l’accesso dell’indagato o imputato al percorso di giustizia riparativa?

Non è possibile fare appello contro la decisione del giudice che esclude un indagato o imputato dal partecipare a un programma di giustizia riparativa. Questo tipo di procedura, infatti, non è considerato un processo giudiziario, ma piuttosto un “servizio pubblico” basato sulla relazione tra persone, con regole diverse da quelle del processo penale. Questo principio è stato ribadito dalla Cassazione nella sentenza numero 6595 della Seconda sezione penale. In particolare, la Corte ha giudicato inammissibile l’appello di un condannato per truffa aggravata e ricettazione, che era stato escluso da un programma di giustizia riparativa per vari motivi, tra cui la sua detenzione per altre cause, una personalità giudicata negativa e la gravità dei reati commessi.

La Cassazione ha sottolineato la distinzione tra giustizia punitiva e riparativa, che seguono percorsi distinti, anche se la giustizia riparativa trova spesso applicazione all’interno del sistema penale, dove può generare effetti positivi. Tuttavia, la partecipazione a un programma riparativo e le dichiarazioni fatte in quel contesto non possono influire negativamente sull’esito del processo penale dell’accusato, preservando così la sua libertà di scelta.

Il programma riparativo viene quindi interpretato dalla Corte come un intervento di supporto relazionale, simile ad altri servizi forniti in ambiti sociali o sanitari, con regole proprie che includono volontarietà, equilibrio degli interessi tra le parti, consenso e riservatezza.

La mancanza di una procedura specifica per contestare la non ammissione a questi programmi è stata intesa dalla Cassazione non come una lacuna, ma come una decisione deliberata, riflettendo la natura non giurisdizionale di questa forma di giustizia.