Se l’ex coniuge eredita, cambia l’assegno di divorzio?
Quando influisce una eredità sull’assegno di mantenimento sia per l’ex marito che per l’ex moglie.
L’eventualità di ricevere un’eredità comporta numerose implicazioni nella vita di una persona, non da ultime quelle legali e finanziarie. Una questione particolarmente delicata riguarda gli effetti che un’eredità può avere sugli obblighi di mantenimento in seguito a un divorzio. Può, un significativo cambiamento patrimoniale come l’acquisizione di un’eredità, influenzare l’importo dell’assegno di mantenimento che un ex coniuge è tenuto a versare? In altri termini, se l’ex coniuge eredita, cambia l’assegno di divorzio? E se a ereditare fosse il beneficiario dell’assegno, potrebbe ciò giustificare una richiesta di revisione dell’importo, o addirittura la sua sospensione?
In questo articolo, vedremo quanto influisce un’eredità sul mantenimento, cercando di fornire risposte chiare a queste domande complesse. Lo faremo alla luce della sentenza n. 441/2024 della Corte di Appello di Roma che peraltro recepisce un’interpretazione già condivisa dalla Cassazione.
La donna può avere un aumento del mantenimento se l’ex marito eredita?
Immaginiamo una situazione in cui un uomo, a seguito di una sentenza del Tribunale, sia tenuto a versare alla sua ex moglie un assegno di mantenimento di soli 100 euro al mese, a causa della sua precaria situazione lavorativa che non gli consente di pagare di più. Tuttavia, due anni dopo, lo stesso uomo riceve in eredità un immobile a seguito del decesso dei suoi genitori. Informata dell’accaduto, l’ex moglie avanza una richiesta di aumento dell’assegno di mantenimento. Ma è lecito che lo faccia?
In casi come questo, la giurisprudenza tende a negare l’adeguamento dell’importo dell’assegno di mantenimento alla mutata situazione patrimoniale del soggetto obbligato. La motivazione risiede nel fatto che l’assegno di mantenimento viene calcolato principalmente in base ai guadagni derivanti dall’attività lavorativa svolta durante il matrimonio e nel periodo di convivenza precedente. Questo perché si considera che entrambi i coniugi abbiano contribuito, seppur in modi diversi, alla creazione di tale patrimonio: uno attraverso il lavoro diretto e l’altro eventualmente occupandosi della gestione della casa e della famiglia.
Per chiarire, supponiamo che un uomo ottenga una promozione e, di conseguenza, un incremento salariale nell’ambito della sua posizione lavorativa già esistente durante il matrimonio. Questa nuova situazione economica potrebbe influenzare l’importo dell’assegno di mantenimento precedentemente stabilito. Se l’ammontare attualmente versato non è adeguato a garantire l’indipendenza economica della ex moglie, l’assegno potrebbe essere soggetto a revisione al rialzo.
D’altra parte, se lo stesso uomo, dopo il divorzio, decide di avviare una nuova attività lavorativa, la sua ex moglie non avrà diritto a rivendicare una quota degli introiti derivanti da questa nuova impresa. Questo perché si tratta di un reddito
sopravvenuto rispetto al matrimonio, per il quale l’ex coniuge non ha apportato alcun contributo.
L’uomo può chiedere la revoca o una riduzione del mantenimento se l’ex moglie eredita?
Le cose vanno in modo diametralmente opposto se l’erede è il beneficiario dell’assegno. Poiché infatti scopo di tale assegno è garantire l’autosufficienza economica, nel momento in cui sussiste una condizione economico-patrimoniale tale da garantire al coniuge economicamente più povero di potersi mantenere da solo, nessun assegno gli è dovuto. Quindi se l’eredità colma questa difficoltà economica, l’assegno di mantenimento può essere revocato.
Come ha scritto il Tribunale di Spoleto Tribunale (sent. n. 2846/2018), in tema di richiesta di revoca dell’assegno divorzile, deve rilevarsi come il significativo mutamento in positivo della situazione economica della beneficiaria che, nel caso di specie, successivamente alla pronuncia di divorzio, aveva ricevuto la cospicua eredità paterna e aveva anche avuto accesso a emolumenti pensionistici in precedenza assenti, comporti il venir meno del presupposto della mancanza di indipendenza economica.
In caso di miglioramento della situazione economica, infatti, il riconoscimento dell’assegno divorzile si tradurrebbe in un mero surplus reddituale non dovuto e, dunque, per evitare tale conseguenza va accolta la domanda di revoca dell’assegno.
La Cassazione (sent. n. 506/2020) ha precisato che, ai fini della revoca dell’assegno divorzile non è sufficiente l’aumento del patrimonio a seguito dell’eredità ricevuta se l’ex moglie non può in ogni caso considerarsi autosufficiente economicamente».
Ed ancora, sempre la Cassazione (sent. n. 20408/2011), «il possesso di un immobile, ricevuto in eredità, non rende più ‘forte’ la posizione economica della moglie, soprattutto se l’immobile in questione è in pessime condizioni. Di conseguenza, la richiesta del marito di rivedere l’assegno di divorzio non può essere accolta».
Da tali pronunce si evince che il giudice, prima di disporre la riduzione del mantenimento, deve valutare il valore dell’eredità ricevuta dal coniuge beneficiario dell’assegno e verificare se questa gli garantisce l’autosufficienza.
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