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Se il patronato sbaglia, paga i danni?

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(@angelo-greco)
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Il patronato può essere ritenuto responsabile per errori nell’esecuzione di mandati, come sottolineato dalla Cassazione.

Anche i più esperti possono commettere errori. Questo può accadere ai Caf, ai patronati, o ad altri soggetti professionali che offrono assistenza nel campo previdenziale e sociale. Immaginiamo il caso di un cittadino che si affidi a uno di tali enti per inoltrare la domanda di pensione all’Inps e, a causa di un errore nella trasmissione, subisca un ritardo nell’ottenimento della pensione.

Una recente decisione della Cassazione ha chiarito quali sono le responsabilità dei patronati in situazioni di questo tipo, evidenziando le implicazioni che eventuali errori possono avere dal punto di vista giuridico. Se il patronato sbaglia chi paga i danni? Come può l’assistito ottenere il risarcimento? Questo articolo si propone di esplorare le indicazioni della giurisprudenza a riguardo, per capire meglio quali passaggi seguire in tali circostanze.

Quando il patronato è responsabile?

Il patronato è responsabile qualora un errore nell’esecuzione del mandato conferito causi un dannoall’assistito. La Cassazione, nell’ordinanza 34475/2023, ha chiarito che l’errore in una pratica come la domanda di pensione determina una responsabilità contrattuale e quindi dà diritto al risarcimento per gli anni di pensione perduti.

Cosa dice la legge riguardo alla responsabilità del patronato?

Nonostante la legge 152/2001 che regola l’attività dei patronati non specifichi esplicitamente la responsabilità per errori, l’articolo 1176 del codice civile stabilisce che, tutte le volte in cui si sigla un contratto, il soggetto che si obbliga ad eseguire la prestazione deve farlo secondo la cosiddetta diligenza del buon padre di famiglia. Il grado di diligenza richiesta all’esecutore dell’opera è tanto più rigoroso tanto più si tratta di un soggetto del settore che non può ignorare le regole della propria attività per la quale si fa pagare.

In sintesi, il patronato può essere considerato responsabile se non opera con la necessaria diligenza professionale, causando un danno all’assistito. La responsabilità si configura anche se il mandato conferito è gratuito, come stabilito dalla sentenza della Cassazione n. 1911/1973.

Quali sono le condizioni per il risarcimento del danno?

Per ottenere il risarcimento, l’assistito deve dimostrare il danno subito a seguito dell’errore del patronato. Tale danno deve essere effettivo, concreto ma, soprattutto, deve dipendere dalla condotta negligente del patronato. Se infatti, eliminando in astratto l’errore, il pregiudizio per il cliente si sarebbe comunque verificato, il patronato non sarà tenuto al risarcimento.

Il cittadino deve fornire prove dell’inadempimento (o adempimento non corretto) del patronato e del conseguente danno economico.

D’altra parte, il patronato che voglia difendersi deve dimostrare che l’errore è dovuto a cause esterne alla sua sfera di controllo e di aver agito con la dovuta diligenza.

In conclusione, il patronato, nel suo ruolo cruciale di assistenza, è chiamato a una diligenza professionale elevata per cui non sono ammesse leggerezze o ignoranze circa la normativa del settore.

 
Pubblicato : 12 Dicembre 2023 13:00