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Scatola nera: come prova i falsi incidenti

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(@paolo-remer)
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Come si utilizzano i dati della black box per accertare la responsabilità dei sinistri stradali e perché aiutano a scoprire le truffe e frodi assicurative. 

C’è un dispositivo silenzioso che rileva e misura in ogni istante i dati sulla circolazione dei veicoli: è la scatola nera, chiamata anche black box, che da luglio 2022 è diventata obbligatoria per i modelli di autovetture, camion, furgoni e autobus di nuova omologazione, e da luglio 2024 lo diventerà anche per i veicoli già prodotti ed immatricolati per la prima volta nei Paesi dell’Unione Europea.

Oggi vediamo come la scatola nera prova i falsi incidenti. Se l’assicurazione li scopre, chi ha costruito un sinistro stradale inesistente, e cerca di ottenere l’indennizzo dalla compagnia per asseriti danni a persone o a cose, rischia un’incriminazione penale per frode assicurativa: un reato che prevede la pena della reclusione da uno a cinque anni.

Le società di assicurazione sono ben attrezzate per individuare queste truffe, tramite i propri servizi ispettivi e investigativi che periziano i veicoli coinvolti e svolgono altri accertamenti prima di liquidare i danni. Grazie alla sofisticata e sempre più affidabile tecnologia di cui è dotata la black box, i sinistri stradali in realtà mai accaduti – o verificatisi, ma con modalità diverse da quelle dichiarate – i possono essere scoperti anche quando i conducenti dei veicoli coinvolti si erano messi d’accordo e avevano costruito a tavolino la dinamica del sinistro, compilando a regola d’arte il Cid fasullo e simulando i danni riportati dai mezzi nello scontro.

Un esempio preliminare per far capire come funziona il sistema: la scatola nera è dotata di un sistema di rilevazione satellitare Gps, che permette anche di seguire il mezzo nel suo percorso e di localizzarlo a distanza registrandone i movimenti. Così se si denuncia un sinistro stradale avvenuto in un certo luogo e con determinate modalità, verificando le informazioni della scatola nera è facile scoprire che quanto dichiarato è falso, se i veicoli si trovavano da tutt’altra parte o se la dinamica non corrisponde.

Ma quanto ricostruito dalla compagnia assicuratrice non basta: bisogna anche sapere quale valore hanno i dati della scatola nera nei processi civili, instaurati dal danneggiato per ottenere il risarcimento, ed in quelli penali, scaturiti dalla denuncia dell’assicurazione che si ritiene frodata. E qui bisogna porsi alcune importanti domande: i risultati forniti dalla black box possono avere più valore delle dichiarazioni dei conducenti dei veicoli coinvolti, di eventuali testimoni, di fotografie e rilievi o delle perizie che ricostruiscono le modalità di verificazione dell’incidente? E potrebbero essere contestati e smentiti anche da un punto di vista tecnico, magari eccependo l’inaffidabilità dell’apparecchio?

La giurisprudenza si è pronunciata in diverse occasioni sul valore ricostruttivo della scatola nera, ma c’è una profonda differenza di regime tra i processi civili e quelli penali. In particolare, occorre rispettare la procedura per introdurre in giudizio i risultati dei report (che sono costituiti da tabulati di informazioni codificate in dati di coordinate satellitari e temporali); poi l’interpretazione di quei dati può essere contestata dalle parti in causa;  infine, quando essi sono stati acquisiti come fonti di prova, il giudice può utilizzarli per fondare la sua decisione in base alle regole tipiche del processo instaurato.

Cosa registra la scatola nera?

La scatola nera, detta anche con terminologia inglese “black box“, è un dispositivo elettronico installato sull’autoveicolo che registra le condizioni ed i movimenti del veicolo su cui è installata, grazie ad un localizzatore satellitare Gps.

Il sistema di connettività consente di rilevare e tracciare con continuità ed esattezza qualsiasi spostamento e posizione: i margini di precisione sono notevoli e gli errori di approssimazione sono molto ridotti. Inoltre l’apparecchio interagisce con i dispositivi di bordo ed i meccanismi elettronici del veicolo ed è così in grado di calcolare anche la velocità e le accelerazioni.

In caso di incidente, la scatola nera rileva molti dati utili alla ricostruzione della dinamica, come il luogo e il momento di accadimento, la velocità prima dell’urto e al momento dell’impatto, il punto fisico di scontro (ad esempio, paraurti anteriore, fiancata sinistra, lato posteriore destro). I modelli più evoluti monitorano anche la condotta di guida del conducente e dunque riescono a tenere traccia delle manovre e delle azioni compiute durante il percorso, come una frenata o una sterzata, ed anche delle azioni subìte dal mezzo, come gli impatti contro altri veicoli o ostacoli fissi (guardrail, pali, alberi, lampioni, veicoli in sosta, ecc).

Per maggiori dettagli sul funzionamento della black box puoi leggere il nostro articolo specifico: “Cosa registra la scatola nera della macchina“.

Qual è il valore probatorio della scatola nera?

Il Codice delle Assicurazioni private, come modificato dal Decreto Legge “Concorrenza” [1], dispone che quando un veicolo coinvolto in un incidente è dotato di una scatola nera conforme ai requisiti normativi [2] «le risultanze del dispositivo formano piena prova, nei procedimenti civili, dei fatti a cui esse si riferiscono, salvo che la parte contro la quale sono state prodotte dimostri il mancato funzionamento o la manomissione del predetto dispositivo».

Questo vale solo nei processi civili, ossia per le cause svolte per stabilire la spettanza e l’entità del risarcimento dei danni causati dall’incidente. Quindi la parte che contesta la validità dei dati della scatola nera deve dimostrare, caso per caso, il malfunzionamento o la manomissione dell’apparecchio, altrimenti le risultanze della black box saranno utilizzate dal giudice per stabilire le rispettive responsabilità delle parti coinvolte nel sinistro.

Nei processi penali, invece, la scatola nera ha un valore più limitato: i dati da essa estrapolati sono utilizzabili come prova documentale, in quanto rappresentano, a norma di legge, [3] «fatti, persone o cose» che vengono riprodotti nelle loro posizioni e azioni con un mezzo tecnico che si è formato prima e fuori dal processo. Quindi le risultanze della black box concorrono con altre fonti di prova, come le fotografie e i video estrapolati dalle telecamere di sorveglianza, o i verbali redatti dalle forze di Polizia intervenute sul luogo del sinistro.

L’utilità della scatola nera nei processi civili

Abbiamo appena visto che il valore di piena prova della scatola nera è circoscritto ai soli processi civili, come quelli per stabilire la spettanza al risarcimento dei danni e quantificarne l’ammontare.

In questo ambito, le risultanze della black box hanno il rango di prova legale precostituita (in quanto esiste prima del processo e viene veicolata in esso mediante la produzione del documento che la contiene), cioè hanno efficacia piena, riconosciuta direttamente dalla legge: il giudice dovrà riconoscerle ed accettarle, salvo il caso in cui la controparte eccepisca e dimostri il malfunzionamento o la manomissione del dispositivo.

In pratica ciò significa che non potrà arrivare un testimone in udienza a dichiarare di aver assistito a un determinato sinistro stradale quando la scatola nera non ha registrato nessun crash, a meno che non si dimostri che il dispositivo era spento, o non funzionava correttamente.

Non sono mancate però perplessità sull’affidabilità di questi strumenti, specialmente quando le rilevazioni della scatola sono lacunose e devono essere integrate con altri elementi. Allora il significato probatorio della scatola nera si riduce. Facciamo un esempio concreto.

Un’autovettura investe un pedone. La scatola nera rileva correttamente la posizione e la velocità del veicolo al momento dell’impatto, ma non può registrare i movimenti del pedone e la distanza dalla quale il conducente avrebbe potuto avvistarlo. Queste informazioni sono importanti per stabilire il grado di responsabilità e dovranno essere ottenute con altri mezzi di prova, come le dichiarazioni della vittima e di eventuali testimoni, le immagini di una dash cam a bordo, i filmati di telecamere presenti in zona ed i rilievi della polizia.

Uso dei dati della scatola nera nei processi penali

Nei processi penali, invece, la scatola nera non ha valore di prova legale, ma costituisce un elemento che può essere introdotto dalle parti come mezzo di prova, che, in caso di ammissione, potrà essere valutato dal giudice, non solo per stabilire le eventuali responsabilità connesse al sinistro oggetto di indagine – si pensi ai casi di omicidio stradale – ma anche ai fini dell’affermazione della responsabilità dell’imputato per il reato di frode assicurativa.

Questa fattispecie delittuosa, comunemente detta “truffa assicurazione auto“, si realizza denunciando alla compagnia assicuratrice un sinistro che in realtà non è mai accaduto o si è verificato con modalità diverse da quelle descritte, in modo che la dinamica di verificazione e la conseguente responsabilità di chi lo ha provocato risultino alterate; tutto ciò al fine di ottenere fraudolentemente un indennizzo non spettante.

A tal proposito la Corte di Cassazione [3] ha affermato che le risultanze della scatola nera sono utilizzabili nel processo penale come prova documentale. Questo comporta che i tabulati ottenuti e gli altri rilievi estrapolati dal dispositivo possono essere acquisiti al fascicolo del dibattimento in quanto rappresentano a norma di legge [4] «fatti, persone o cose» riprodotti nella loro consistenza, posizione e azioni con un mezzo riconosciuto come valido anche se si è formato prima dell’incriminazione e fuori dal processo, alla pari delle fotografie e dei video.

Come la scatola nera prova la frode all’assicurazione

Per far confluire i dati della scatola nera nel processo penale è sufficiente che il pubblico ministero, o l’assicurazione che si è costituita parte civile, li introducano mediante la produzione documentale da depositare (se non già contenuta nel fascicolo del Pm) entro la chiusura dell’udienza preliminare e comunque prima dell’inizio dell’istruzione dibattimentale [5].

A quel punto le risultanze offerte dalla scatola nera (ove occorra interpretate e chiarite da una descrittiva tecnica di chi le ha estrapolate o di altro personale specializzato ed esperto di tali sistemi, (che dovrà essere escusso nel primo caso come testimone e nel secondo caso come consulente tecnico) potranno acquisire una sicura rilevanza probatoria ed essere utilizzate dal giudice per fondare l’affermazione di penale responsabilità dell’imputato per il delitto di truffa all’assicurazione.

Nei casi più complessi si potrà svolgere una Ctu (consulenza tecnica d’ufficio) per esaminare la black box ed i dati da essa rilevati, in modo da chiarire i punti controversi; a tal proposito leggi “Scatola nera sull’auto: si può contestare?“.

Facciamo un esempio pratico di utilizzo dei dati della scatola nera per accertare un falso sinistro stradale.

Giovanni è imputato di truffa in danno dell’assicurazione per aver dichiarato un falso incidente stradale. La compagnia produce nel processo i rilevamenti della posizione e dei movimenti della sua autovettura ottenuti della scatola nera, che dimostrano come essa, nel momento in cui il sinistro sarebbe avvenuto, si trovava in realtà in un luogo molto diverso e distante da quel punto. Il dato è incontrovertibile: il sinistro è sicuramente fasullo, e la frode all’assicurazione per ottenere il risarcimento risulta evidente. Il giudice pronuncia sentenza di condanna.

 
Pubblicato : 18 Maggio 2023 13:54