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Scandalo Lockheed – I grandi processi d’Italia

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(@paolo-remer)
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Chi era Antelope Cobbler e perché il processo a carico dei ministri democristiani si svolse davanti alla Corte Costituzionale anziché al giudice ordinario.

La fornitura di armi ed apparecchiature militari è sempre stata un argomento spinoso, che i governi di tutti gli Stati del mondo hanno sempre cercato di nascondere, per ovvi motivi. Ogni tanto, però, qualcosa viene a galla ed esplode anche a livello mediatico: è quanto accaduto a metà degli anni Settanta con lo scandalo Lockheed, che divenne uno dei grandi processi d’Italia, e rimane per molti aspetti anomalo, a riprova dell’eccezionalità di tali vicende nel panorama giudiziario. Conviene ricordarlo e riepilogarne i tratti essenziali, perché nonostante il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica la vicenda è di piena attualità e fa riflettere.

Scandalo Lockheed: cosa è stato?

Lo scandalo Lockheed riguardò la fornitura dii aerei da trasporto militare Hercules C-130, ricevuti dall’Aeronautica Militare italiana a partire dal 1972. Negli anni successivi emerse una vicenda di tangenti miliardarie, pagate dalla società produttrice dei velivoli, l’azienda statunitense Lockheed, ed accettate da alcuni esponenti politici per favorire l’acquisto a prezzi gonfiati da parte del Ministero della difesa.

Scandalo Lockheed: i corrotti e i corruttori

Il contratto di fornitura degli aerei Hercules C-130 dalla Lockheed all’Italia fu firmato nel 1971 ed aveva un valore di 61 milioni di dollari dell’epoca (pari a più di un miliardo di euro di oggi), con un anticipo del 30% alla società fornitrice. Il valore stimato delle tangenti pagate direttamente agli imputati era il 5% di tale cifra complessiva, ma all’importo si aggiungeva una sostanziosa tangente mascherata in forma di “compensazioni industriali”, pari al 20%.

Considerando anche la fase delle trattative, che durarono più di tre anni, emersero due ministri della Difesa coinvolti: il democristiano Luigi Gui ed il socialdemocratico Mario Tanassi, insieme ad alcuni alti ufficiali dell’Aeronautica Militare.

La società Lockheed ammise pubblicamente, nel 1976, di aver pagato – e dunque corrotto – molti esponenti politici e militari di vari Stati del mondo, tra cui l’Italia, per vendere meglio i propri aeroplani. Quindi l’inchiesta, ed il conseguente processo, nasce da una confessione resa dal corruttore estero.

Scandalo Lockheed: il processo

Il processo per lo scandalo Lockheed si svolse nel 1979, in unico grado di giudizio e senza appello, davanti alla Corte Costituzionale, anziché di fronte al giudice penale ordinario (era quella la procedura vigente all’epoca e riservata, in via eccezionale, ai ministri della Repubblica: in quel processo ne comparivano due, Gui e Tanassi). Oggi una vicenda del genere sarebbe di competenza del “tribunale dei ministri“.

Il verdetto della Consulta fu ambivalente: Luigi Gui fu assolto dall’imputazione per il reato di corruzione, mentre Mario Tanassi fu condannato, ma ad una pena piuttosto blanda  (2 anni e 4 mesi di reclusione e 400mila lire di multa), e comunque con la decadenza dalla carica di deputato. Anche esponenti di spicco dell’Aeronautica Militare italiana, tra i quali il generale Duilio Fanali, furono condannati per corruzione.

Scandalo Lockheed: le dimissioni del presidente della Repubblica

Essendo coinvolti altissimi esponenti dei partiti di governo dell’epoca, lo scandalo Lockheed divenne un processo svolto non solo nei confronti degli imputati, ma anche e soprattutto al sistema politico dominato dalla Democrazia Cristiana. Dopo l’esplosione dello scandalo, e prima ancora del processo e delle condanne, i giornali d’opinione non parlavano d’altro.

Il clamore fu così enorme che il presidente della Repubblica, il democristiano Giovanni Leone, nel 1978 dovette dimettersi (il suo successore fu Sandro Pertini), in quanto vittima di una violenta campagna stampa del settimanale l’Espresso e della giornalista Camilla Cederna, anche se in seguito emerse la sua completa estraneità alle accuse rivoltegli. Giovanni Leone era sospettato di essere il fantomatico Antelope Cobbler.

Chi era Antelope Cobbler?

Il processo per lo scandalo Lockheed ha lasciato irrisolto uno strano mistero: chi era Antelope Cobbler? Con questo nome in codice l’azienda statunitense identificava nei propri documenti interni il personaggio italiano chiave da avvicinare e corrompere. La Lockheed si è limitata a spiegare che Antelope significava il governo italiano, e Cobbler era riferito al suo premier: dunque il presidente del Consiglio dei ministri.

La Corte costituzionale stabilì, dalle testimonianze e dai documenti, che Antelope Cobbler era, probabilmente ma senza certezza, l’esponente politico democristiano Mariano Rumor, che fu il presidente del Consiglio dei ministri in alcuni governi italiani all’inizio degli anni Settanta. Qualcuno ipotizzò che, invece, il “vero” Antelope Cobbler fosse Giulio Andreotti, ma questa tesi è rimasta priva di riscontri, come anche quella che attribuiva l’epiteto ad Aldo Moro. È interessante notare che la Corte Costituzionale archiviò la posizione di Moro nel processo per lo scandalo Lockheed appena 13 giorni prima del suo rapimento ad opera delle Brigate Rosse.

 
Pubblicato : 2 Agosto 2023 12:00