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Saldi: i diritti del consumatore

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(@carlos-arija-garcia)
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Inasprite le sanzioni per chi applica dei finti sconti alzando i prezzi dei prodotti prima dele vendite di occasione. Si possono cambiare i capi acquistati?

L’attenzione del consumatore nei periodi delle offerte deve accentuarsi ancor prima che cominci il periodo vero e proprio delle vendite promozionale. Il rischio, infatti, è che qualche settimana prima venga alzato il prezzo della merce per poi mostrare uno sconto «fasullo» che perde la sua efficacia per via del rialzo precedente. La legge, anche di recente, è intervenuta per evitare furbate come questa e garantire, durante i saldi, i diritti del consumatore.

Già un vecchio decreto in materia chiedeva agli esercenti di applicare delle condizioni «favorevoli, reali ed effettive di acquisto dei propri prodotti» [1]. L’ultimo intervento prevede dei vincoli ben precisi e dele sanzioni per chi sgarra. Vediamo come può comportarsi il consumatore durante i saldi.

Saldi: la normativa in vigore

La legge che, nel 1998, ha riformato la disciplina sul commercio prevede tre categorie di vendite straordinarie, cioè di saldi, vale a dire:

  • di liquidazione;
  • di fine stagione;
  • di promozione.

Le vendite di liquidazione, secondo la normativa, sono quelle effettuate «al fine di cedere in breve tempo le proprie merci in qualunque momento dell’anno». Diverse, quindi, dai classici saldi estivi o invernali. L’esercente deve comunicare previamente al Comune i dati comprovanti che la vendita avviene per:

  • cessazione dell’attività commerciale;
  • cessione dell’azienda;
  • trasferimento dell’azienda in altro locale;
  • trasformazione o rinnovo dei locali.

Le vendite di fine stagione, invece, sono quelle che tutti conoscono come saldi veri e propri: si tratta, infatti, di acquisti che riguardano prodotti in grado di subire un notevole deprezzamento nel caso in cui non vengano venduti entro un certo periodo di tempo.

Infine, le vendite promozionali sono quelle mirate a far circolare in breve tempo un certo prodotto.

Saldi: cos’è tenuto a fare l’esercente

Secondo la legge, in caso di vendita straordinaria l’esercente è tenuto ad esibire in un cartellino apposto sul prodotto la percentuale di sconto applicata sul prezzo, indicando anche sia il costo pre-saldo sia quello scontato.

In pratica, e su richiesta contenuta nel decreto legislativo, le Regioni devono verificare durante la stagione dei saldi:

  • il modo in cui si svolgono;
  • la corretta informazione pubblicitaria;
  • i periodi e la durata dei saldi.

A tal proposito, un recente decreto ha previsto l’obbligo di indicare come prezzo di riferimento su cui si applica lo sconto quello più basso registrato negli ultimi 30 giorni, tranne per i prodotti agricoli e alimentari deperibili e per i prezzi di lancio a cui sono seguiti successivi annunci di aumento di pezzo. La regola degli ultimi 30 giorni, dunque, vale proprio per i prodotti in saldo. Questo per evitare quanto accennato prima, cioè che il commerciante tiri su i prezzi qualche settimana o qualche giorno prima dell’inizio delle vendite straordinarie e poi applicare uno sconto che, in realtà, non modifica più di tanto il suo guadagno e non si dimostra un vero affare per il consumatore.

Altro obbligo del commerciante riguarda la vetrina: la merce in saldo deve essere separata da quella a prezzo pieno, per garantire maggiore chiarezza e trasparenza. Da evitare i negozi che riempiono le vetrine di manifesti con l’invito a non perdere questa o quella occasione: una vetrina troppo piena non solo distrae ma impedisce anche di vedere bene la merce ed i cartellini.

Saldi: le sanzioni per gli esercenti

La più recente normativa sui saldi allarga la tutela dei consumatori nei casi di contratti con clausole vessatorie, condotte commerciali scorrette, concorrenza sleale e comunicazioni commerciali e prevede queste sanzioni:

  • pratiche commerciali scorrette: la sanzione massima irrogabile dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato passa da 5 a 10 milioni di euro. Il consumatore potrà agire in tribunale per difendere i propri diritti;
  • violazioni in materia di clausole vessatorie: sanzioni tra 5.000 e 10 milioni di euro:
  • mancato rispetto dell’obbligo di indicare lo sconto applicato sulla base del prezzo più basso degli ultimi 30 giorni: sanzioni tra 516 euro e 3.098 euro.

Si può cambiare un prodotto acquistato in saldo?

Il capo acquistato in saldo può essere cambiato. Purché, però, il consumatore conservi lo scontrino, ma anche una qualsiasi altra prova di acquisto, come la ricevuta della carta di credito o del Bancomat.

Se non è possibile cambiare il capo perché finito, si ha diritto alla restituzione dei soldi e non solo ad un buono per comprare un altro bene simile.

Se il capo è difettoso, è possibile segnalarlo entro due mesi e non entro una settimana circa, come spesso viene detto ai consumatori. Attenzione: la prova dei capi durante i saldi non è un diritto del consumatore ma una decisione a discrezione del negoziante.

 
Pubblicato : 17 Luglio 2023 07:30